Risponde Alberto Oliverio, professore di psicobiologia all’Università “La Sapienza” di Roma
Il tempo è davvero sempre uguale? Da giovani sembra più lento: sembra soltanto o c’è un motivo “interno” a noi? Ho avuto una discussionevivace con mio nipote, che studia medicina e presuppone molto. Gli chiedevo se c’è un perché, diciamo “‘oggettivo”, se da giovani il tempo sembra scorrere più lentamente e da anziani ben più velocemente. E’ solo un’impressione, risponde lui, non c’è niente di fisico. Bisogna interrogare solo la psicologia su questo fenomeno, aggiunge sua madre, che è mia sorella: c’è un senso di “fretta” perché il tempo che ci resta è sempre meno. Chi ha ragione?
Verdiana I., Ravenna
Risponde Alberto Oliverio, professore di psicobiologia all’Università “La Sapienza” di Roma
In questa diversa percezione del tempo giocano vari fattori. Sentimenti inconsci, come quello che nell’anziano segnala il senso di un cammino che va verso la fine, da cui il sentimento che si “precipita”, si va troppo velocemente.
Gioca pure una dimensione psicologica più generale: per il giovane tante cose sono nuove, sorprendono, dunque il tempo sembra dilatarsi. Ma mi pare che la lettrice ravennate intenda chiedere se c’è una base biologica sottesa a questo diverso modo di vivere il tempo. E c’è, lo rivelano le tecniche di neuroimaging fatte con la Pet: ogni evento nuovo viene registrato nel nostro cervello, si incide nella memoria, dunque il cervello impiega più energia, che si traduce in più “tempo”, rispetto al percepire un oggetto o un fatto già noto.
Per gli anziani sono più frequenti queste esperienze del già noto, che, pescando da quanto già si è tesaurizzato nella memoria, rende la percezione più rapida. Quindi si conclude che il tempo della mente è davvero diverso da ragazzi e da adulti. Sotto l’”impressione” che viviamo di maggiore lentezza o velocità nelle diverse epoche della vita c’è una vera radice biologica.