Una lettrice dovrà sottoporsi a un intervento e teme problemi con l’anestesia a causa dell’obesità. La risposta di Flavia Petrini, direttore dell’unità operativa complessa di anestesia, rianimazione e terapia intensiva dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti
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«Ho 32 anni e, stando a quanto dettomi dal mio medico, ho un peso corporeo che mi riconosce come una persona obesa. Nei prossimi mesi dovrò sottopormi a un intervento chirurgico per l’asportazione di due fibromi uterini. Ci sono dei rischi legati all’anestesia in una persona obesa?
Federica N. (Napoli)
Risponde Flavia Petrini (nella foto), direttore dell’unità operativa complessa di anestesia, rianimazione e terapia intensiva dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti e presidente eletto della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione, Terapia Intensiva (Siaarti)
L’intervento in questione viene quasi sempre effettuato in anestesia totale, a cui nei pazienti obesi in realtà si cerca di ricorrere soltanto nei casi privi di alternativa. Questo perché, con le tecniche loco-regionali, si riesce a ridurre il dosaggio farmacologico, che in una persona in eccesso di peso rischia di essere abbastanza alto. La valutazione va comunque effettuata sul singolo caso, attraverso la collaborazione tra chirurghi e anestesisti. Il problema da lei sollevato è però molto attuale. Anche la popolazione italiana, infatti, sta lentamente progredendo verso un aumento del peso medio e noi, come anestesisti e rianimatori, possiamo trovarci in difficoltà nel garantire la sicurezza di un paziente obeso candidato alla chirurgia o trattato in emergenza al pronto soccorso o nei punti nascita.
I rischi maggiori riguardano l’apparato respiratorio. Molti di questi pazienti soffrono di apnee ostruttive del sonno e tutti gli anestetici determinano una depressione della funzionalità respiratoria. In questi casi una visita anestesiologica condotta in tempi adeguati consente di prendere precauzioni per la sala operatoria. Anche la gestione della donna gravida obesa è più problematica, soprattutto se si rende necessario l’intervento di un anestesista in caso di parto cesareo o di complicanze, quali emorragie e distacco della placenta. Nessun problema per l’anestesia epidurale: possono riceverla anche le donne obese prossime al parto, con un beneficio rilevante soprattutto nel caso in cui dovesse rendersi necessario il passaggio dal parto naturale a quello cesareo.
Ribadito che ogni caso meriti un trattamento personalizzato, è importante che un paziente obeso prossimo a un intervento chirurgico o a un trattamento d’emergenza si rechi in una struttura pronta ad accoglierlo. Non tutte, infatti, lo sono. Spesso non si pensa che questi pazienti potrebbero aver bisogno di barelle, letti e Tac ad hoc. I reparti più a rischio sono i pronto soccorso, i punti nascita, le unità di diagnostica per immagine e di radiologia e cardiologia interventistica. È importante segnalare dove mancano queste attrezzature per centralizzare i pazienti nei presidi in cui si riesce a garantire la loro sicurezza.
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