Risponde la dottoressa Anna Amina Ciampella, Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari, Regione Lombardia e Liguria
Amo bere l’acqua del rubinetto, ma vivo in una zona in cui la componente calcarea è molto elevata. Utilizzando delle caraffe filtranti, l’acqua si depura?
Bice C, Milano
Risponde Anna Amina Ciampella, Presidente dell'Ordine dei Tecnologi Alimentari, Regione Lombardia e Liguria
Prima di parlare di caraffe, è bene parlare di acqua e della fiducia che di può avere nei confronti dell’acqua pubblica, del rubinetto, del Sindaco perché l’acqua potabile é “l’alimento” più controllato in Italia. Infatti oltre a quelli che la legge impone direttamente al gestore dell’acquedotto, le ASL locali effettuano con sistematicità le verifiche chimiche e batteriologiche necessarie e spesso, questi dati sono pubblicati in Internet e, in quanto pubblici, i risultati delle analisi possono essere richiesti anche dai cittadini. Qualora dai controlli emergesse una situazione di rischio sanitario, l’erogazione dell’acqua sarebbe sospesa fino all’adozione delle misure idonee, la risoluzione delle non conformità, la verifica di potabilità effettuata dalla ASL competente.
Pertanto la possibilità di depurare l’acqua del rubinetto dal suo contenuto calcareo, cioè di sali di calcio, può avere una motivazione unicamente sensoriale: ossia che non piace l’acqua “dura”. Questa durezza, voglio tranquillizzare, nuoce alla lavatrice e al ferro da stiro ma non alla salute. Infatti il calcio è un elemento necessario per la formazione dei denti e del tessuto osseo; le acque calciche sono consigliate sia durante la gravidanza, sia in età avanzata per combattere l'osteoporosi. In più le ultime ricerche confermano che non vi è alcuna relazione tra contenuto di calcio nell’acqua e la calcolosi renale ed anche nel caso di malattie cardiovascolari non vi sono controindicazioni all'impiego di acque contenenti calcio.
La questione della depurazione dell’acqua con le caraffe resta comunque di attualità; il Ministero della Salute ha recentemente emanato le Linee guida sui dispositivi di trattamento delle acque destinate al consumo umano, definendo in particolare “La ‘caraffa filtrante’ un dispositivo di filtrazione per acqua potabile non collegato a una rete idrica, dotato di una cartuccia filtrante e di un recipiente utilizzato per conservare l’acqua filtrata e dispensarla al momento del consumo. La cartuccia filtrante è generalmente un filtro composito costituito da carboni, resine e/o altri materiali, caratterizzata da una capacità nominale che definisce il massimo volume di acqua da filtrare. La filtrazione su cartuccia persegue gli effetti di modificare le proprietà organolettiche dell’acqua di origine, rimuovere altre sostanze potenzialmente presenti in tracce nell’acqua di origine e/o assicurare attività batteriostatiche”.
In pratica, l’aspetto che più interessa chi fa uso di queste caraffe sono le cartucce poiché bisogna prestare attenzione alla sua capacità d filtrante, cioè al volume massimo di acqua trattabile con una sola di cartuccia, entro il quale il produttore garantisce il corretto funzionamento del dispositivo: questa indicazione deve essere data con precisione dal produttore e rispettata dall’utente. In conclusione, non ci sono rischi riportati per il consumatore di acqua filtrata con caraffe filtranti, ma bisogna assolutamente seguire le istruzioni dei produttori soprattutto in merito alle cartucce. Personalmente suggerisco di impiegare l’acqua del rubinetto o eventualmente acqua minerale, a seconda delle necessità fisiologiche o patologiche, nonché delle preferenze sensoriali.