Risponde Donatella Giraudo, fisioterapista consulente del reparto di urologia dell’ospedale San Raffaele di Milano
Mio papà è stato da poco operato per un adenocarcinoma alla prostata di grado severo. Quanto è efficace la riabilitazione nel limitare i danni dell’incontinenza?
Valentina B. (Agrigento)
L’incontinenza ha un elevato impatto sulla qualità della vita dell’uomo che, costretto a utilizzare presidi assorbenti, si sente spesso obbligato a modificare la propria vita di relazione. La riabilitazione del pavimento pelvico è mirata proprio a rafforzare l’azione della vescica, responsabile del contenimento urinario che diventa più difficile per gli uomini a cui la prostata viene asportata chirurgicamente.
Si tratta di un percorso personalizzato che ha un obiettivo comune: il potenziamento dei muscoli del perineo che sostengono dal basso la cavità addominale. La loro attività è l’unica opportunità che si ha per ridurre la portata dell’intervento. In quasi tutti i centri si effettua una riabilitazione post-operatoria, ma purtroppo non sono molti i fisioterapisti specializzati su questo gruppo muscolare.
I pazienti vengono prima valutati: sulla base dell’invasività dell’intervento ricevuto, della sensibilità locale, del tempo trascorso con il catetere, del tipo di cicatrice e dell’eventuale edema che hanno. Subito dopo vengono istruiti su come compiere alcuni gesti routinari per ridurre l’incontinenza: dall’atto del bere all’alzarsi da una sedia per camminare. Dopodiché si mostrano alcuni esercizi specifici, da compiere in posizione distesa, che potranno poi svolgere in autonomia a casa. Lo scopo di queste azioni è simulare situazioni di sforzo riconducibili alla vita quotidiana.
La ginnastica mira a dare tenuta e forza alla zona, affinché la contrazione del perineo sia in grado di fermare il passaggio di urina. Nei casi meno gravi la continenza può essere recuperata entro un mese dall’intervento, mentre in quelli più complessi - quando la lesione chirurgica è più estesa - si procede alla stimolazione elettrica del muscolo e un anno di riabilitazione non è sempre sufficiente.
Negli ultimi periodi, però, più che il ricorso alla riabilitazione post-chirurgica, ha iniziato ad affermarsi anche il percorso preoperatorio. A partire da un mese prima, il paziente viene preparato a effettuare gli esercizi che gli permetteranno di recuperare, una volta messo alle spalle l’intervento, la continenza in tempi più brevi e di ridurre la portata del disagio.
In linea generale, comunque, la buona riuscita del trattamento, che ha benefici anche sulla funzione erettile, dipende dalle motivazioni dell’uomo, chiamato a effettuare gli esercizi a casa e non in presenza dello specialista. Se li ripete con la frequenza consigliata, almeno due volte al giorno, il movimento viene interiorizzato e i benefici non tardano ad arrivare.
La ginnastica perineale è consigliata anche agli uomini trattati soltanto con la radioterapia, ma in questo caso i benefici possono essere minori in ragione di un danno indotto dalle radiazioni al tessuto muscolare: meno sensibile e vascolarizzato.
La riabilitazione può essere abbinata all’attività sportiva. Vanno benissimo il nuoto o una camminata, all’aperto o sul tapis roulant. Per la corsa sostenuta e le passeggiate in bicicletta, invece, è meglio aspettare un paio di mesi. Vale comunque sempre un consiglio: nel momento in cui l’attività fisica comporta una perdita di urina, non va ripetuta fino a un’avvenuta guarigione.
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