Sulla carta, la co-somministrabilità non è un rischio. Ma in assenza di informazioni certe, alcuni Paesi raccomandano di attendere 7-14 giorni
Ho 70 anni e un mese fa mi sono vaccinato contro l'infezione da pneumococco. Quando posso vaccinarmi per Covid-19?
Quale intervallo di tempo è opportuno ci sia tra le due iniezioni?
(domande ricevute via email)
Risponde Paolo Bonanni, ordinario di igiene generale e applicata all'Università di Firenze e componente del gruppo Vaccini della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
La problematica delle co-somministrazioni dei vaccini emerge soprattutto quando vengono messi a disposizione nuovi prodotti per l’immunizzazione della popolazione. Mentre non disponiamo certamente di tutti i dati di uso simultaneo per gli innumerevoli farmaci che possono essere somministrati nello stesso momento, diversa è la situazione in campo preventivo.
Proprio per il fatto che i vaccini sono utilizzati in molti soggetti sani, e che si tratta di prodotti immunologicamente attivi sui quali è sempre posta una grande attenzione anche al profilo di sicurezza, viene usualmente previsto di generare dati di co-somministrabilità, almeno per i vaccini di possibile simultaneo uso più comune. Allo stesso tempo è vero che la regola generale per tutti i vaccini riportata nel Pink Book dei Centers for Disease Control and Prevention statunitensi recita: «Quasi tutti i vaccini possono essere somministrati durante la stessa seduta. La somministrazione simultanea di tutti i vaccini raccomandati è importante e aumenta la probabilità di essere completamente vaccinati all’età appropriata. La somministrazione simultanea nello stesso giorno dei vaccini vivi e inattivati, inclusi quelli ricombinanti, più utilizzati non determina una diminuzione delle risposte anticorpali o un incremento delle reazioni avverse».
Per quanto concerne la distanza tra vaccini non ricevuti simultaneamente, è noto e riportato nello stesso documento come non vi sia alcun problema a somministrare due o più vaccini inattivati a qualunque distanza tra loro, o un solo vaccino vivo attenuato con qualsiasi numero di vaccini inattivati. Se invece si somministrano due o più vaccini vivi non simultaneamente, è necessario separarli di almeno quattro settimane perché il primo della serie non comprometta la risposta al secondo.
I dati di co-somministrabilità dei diversi vaccini contro Sars-CoV-2 non sono ancora noti per il poco tempo intercorso dalla loro disponibilità. Non sembra sussistere alcuna ragione biologicamente plausibile per la quale tali vaccini (tutti classificati come inattivati, anche quelli basati su adenovirus resi incapaci di replicazione) debbano interferire con l’immunogenicità e la sicurezza di altri vaccini somministrati a qualunque distanza.
Il solo motivo per il quale al momento le autorità regolatorie di diversi Paesi indicano l’opportunità di una somministrazione separata di 7-14 giorni almeno tra un vaccino contro pneumococco (ma anche contro influenza o Herpes zoster) e un vaccino contro Covid-19 (e viceversa), è la necessità di raccogliere dati di sorveglianza sugli eventi avversi ed effetti collaterali di vaccini nuovi quali sono quelli contro Covid-19. Ma è altrettanto chiaro come, in caso di rischio elevato di contrarre una delle malattie prevenute dai vaccini in questione, prevalga la necessità di co-somministrare qualsiasi vaccino con quello contro Sars-CoV-2.
Si sono espresse in tale senso sia la sanità statunitense sia quella del Regno Unito, alle quali si rimanda per eventuali approfondimenti (i documenti sono riportati nelle fonti).