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Chiara Segré
pubblicato il 17-11-2014

Metto a punto una nuova terapia per il tumore al seno triplo negativo



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Francesco Sabbatino studia una combinazione di farmaci innovativi per combattere uno dei tumori al seno più aggressivi, il triplo negativo

Metto a punto una nuova terapia per il tumore al seno triplo negativo

Da Napoli agli Stati Uniti: è il percorso scientifico e professionale di Francesco Sabbatino, medico napoletano di 35 anni, che nel 2014 è stato sostenuto da una borsa di ricerca Pink is Good, il progetto di Fondazione Veronesi per sostenere la lotta contro il tumore al seno.

Dopo gli studi in Medicina all’Università di Napoli “Federico II”, Francesco ha completato, sempre nell’ateneo partenopeo, un lungo percorso di specializzazione, prima in Oncologia Medica e poi conseguendo anche un Dottorato di Ricerca in Oncologia ed Endocrinologia Molecolare. Dal 2011 Francesco lavora negli Stati Uniti; prima presso il Dipartimento di Chirurgia dell’Università di Pittsburgh in Pennsylvania e ora come assistente ricercatore al Massachusetts General Hospital e Harvard Medical School di Boston, nel laboratorio di Ferrone Soldano.

 

LA LOTTA CONTRO IL TRIPLO NEGATIVO

In America, Francesco studia il tumore al seno triplo negativo «È un po’ la bestia nera di tutti i tumori al seno» commenta Francesco «Colpisce prevalentemente le donne giovani ed è più difficile da combattere con farmaci mirati, poiché le sue cellule non possiedono i recettori per gli estrogeni, per il progesterone o per il recettore HER2, che sono i bersagli farmacologici normalmente utilizzati».

Il grosso problema poi si ha con le recidive: ad oggi non esistono terapie farmacologiche davvero efficaci per combattere le metastasi, piuttosto frequenti in questo tipo di tumore. Francesco sta lavorando per trovare una nuova combinazione di farmaci efficaci contro le cellule triple negative «Al momento stiamo valutando la combinazione di un chemioterapico e di un anticorpo monoclonale, cioè un farmaco intelligente, in un modello animale che simula la condizione clinica delle pazienti con tumore al seno triplo negativo» spiega Francesco.

In particolare, il chemioterapico e l’anticorpo monoclonale sono stati disegnati per colpire proteine importanti nella biologia delle cellule tumorali triple negative «In particolare, il nostro bersaglio sono le cellule staminali del cancro, responsabili dell’origine e della rigenerazione del tumore» spiega Francesco.

Non tutte le cellule tumorali infatti sono uguali: come nei tessuti sani le cellule staminali si moltiplicano per rigenerare quelle che muoiono, così anche nel “tessuto del tumore” ci sono delle cellule staminali “anomale” che si moltiplicano e ne sostengono la crescita. «La mancata eliminazione, tramite la chemioterapia standard, di tutte le cellule staminali del cancro è alla base della disseminazione e delle metastasi» continua Francesco «Eliminare le staminali del cancro dovrebbe far diminuire la probabilità di ricaduta che è causa primaria di morte nelle pazienti affette da tumori mammari tripli negativi».

I primi risultati ottenuto in vitro e su modelli animali sono stati pubblicati quest’anno sulla rivista Seminars in Oncology «La strada per trovare una nuova cura per il tumore al seno triplo negativo è ancora lunga ma i nostri studi di efficacia e tossicità, se con esito positivo, forniranno una base di partenza per disegnare un nuovo studio clinico sperimentale per le pazienti affette da tumore al seno triplo negativo» conclude Francesco.

 

CITTADINO DEL MONDO E DELLA SCIENZA

Per Francesco, studiare il tumore al seno non è solo una questione professionale, ma ha anche un significato personale molto profondo: «Quando stavo facendo la specializzazione, a mia madre è stato diagnosticato un tumore al seno. Io stavo per partire per Oslo, ma ovviamente decisi di non partire più per assistere mia mamma nel miglior modo possibile».

Il desiderio di svolgere un’esperienza all’estero rimase forte in Francesco e così, quando durante il corso del dottorato di ricerca si presentò l’occasione per andare negli Stati Uniti, Francesco la colse al volo «Questa esperienza mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista: scientifico, culturale e sociale» commenta. Tuttavia, Francesco sa che gli Stati Uniti, pur avendogli regalato anni di eccellente ricerca e opportunità che forse non avrebbe avuto a Napoli, sa che non potranno mai essere chiamati “casa”.   Dopo oltre tre anni di vita negli Stati Uniti, Francesco non ha perso la sua “italianità”: «Nei pochi momenti di pausa tra un esperimento e l’altro non rinuncio a una buona tazza di caffè. Espresso, naturalmente, non quello americano». Da bravo napoletano, è un gran tifoso della nazionale italiana e della squadra della sua città, il Napoli.

Francesco tornerà a fare ricerca in Italia? Ancora non lo sa, ma guai a chiamarlo cervello in fuga! «Io mi sento un cittadino del mondo. Per ora sono negli Stati Uniti ma non escludo un giorno di spostarmi ovunque mi porti il mio lavoro».  Francesco spera un giorno di dirigere un laboratorio tutto suo dove poter unire la ricerca scientifica all’applicazione clinica. Noi gli facciamo i nostri più grandi auguri di successo!

Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


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