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Ginecologia
Donatella Barus
pubblicato il 30-04-2014

L’Helicobacter pylori nemico delle mamme in attesa



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Secondo un ampio studio italiano sarebbe la causa di nausea e ipertensione in gravidanza: il batterio, già responsabile di ulcere e gastriti, ora è indagato per trovare un rimedio efficace

L’Helicobacter  pylori nemico delle mamme in attesa

Alcuni dei più importanti disturbi della gravidanza potrebbero essere colpa di un batterio dieci volte più piccolo di un capello. L’indiziato è l’Helicobacter pylori, il batterio già noto per essere la principale causa di gastriti e ulcere. Da alcuni anni un gruppo di ricercatori italiani sta studiando l’argomento, di recente hanno pubblicato una maxi revisione dei dati disponibili al mondo e gli esperti ritengono che sia giunto il momento di considerare l’ipotesi di uno screening pre-gestazionale.

 

PRESSIONE ALTA

Tullia Todros dirige l’unità di Ginecologia ed Ostetricia 2 universitaria dell'ospedale Sant'Anna della Città della Salute di Torino. Fu il suo gruppo di ricerca che nel 2006 segnalò una correlazione fra la presenza dell’Helicobacter pylori e il rischio di ipertensione gravidica. «Parliamo di una delle complicanze più temute della gravidanza, ancora oggi, che tocca fino al 7-8% delle gravidanze e nell’1% dei casi in forme gravi che possono mettere in pericolo la vita della madre e del feto» precisa.

 

I DISTURBI

Ma le indagini sono andate oltre. «Con la revisione apparsa recentenemente sul World Journal of Gastroenterology, abbiamo riesaminato la letteratura che riguarda tutte le patologie della gravidanza in cui il batterio può essere implicato». E’ emerso che l’infezione da Helicobacter pylori è coinvolta nell’iperemesi gravidica (nausee e vomito severi e prolungati), l’anemia da carenza di ferro, la bassa crescita fetale e la preeclampsia (una volta nota come gestosi, una sindrome caratterizzata da ipertensione e alti livelli di proteine nelle urine).

 

LE CAUSE

Probabilmente ciò accade per una complessa rete di fattori che interagiscono fra loro, spiega Tullia Todros: «Da un lato il batterio innesca una reazione incrociata fra anticorpi e antigeni nei tessuti della placenta, che ne compromette la funzionalità e aumenta il rischio di aborto spontaneo, preeclampsia e restrizione di crescita fetale. Dall’altro scatena meccanismi infiammatori che favoriscono i disturbi gastrointestinali e, a livello sistemico, possono danneggiare i vasi sanguigni e creare condizioni a rischio preeclampsia. Infine, il batterio intacca le riserve di micronutrienti come il ferro e la vitamina B12, che proteggono da anemia e difetti del tubo neurale del feto, come la spina bifida».

 

SOLUZIONI

Serviranno ulteriori studi per capire meglio l’azione dannosa dell’Helicobacter pylori e soprattutto per considerare eventuali rimedi. «Un’ipotesi ancora tutta da valutare è quella di uno screening, ovvero un test per rilevare la presenza del batterio prima di una gravidanza o al suo inizio, e se necessario ricorrere a una terapia eradicante. E’ probabile che in questo modo si possano ridurre le complicanze correlate all’infezione». Il gruppo di ricerca torinese va avanti su questa strada, studiando anche le possibili influenze dell’Helicobacter pylori su altre malattie che colpiscono le donne in attesa, come il diabete gestazionale e la colestasi gravidica.

 

L’INFEZIONE

L’Helicobacter pylori è un batterio che può colonizzare lo stomaco. L’infezione è in calo costante nei paesi ad alto reddito, in Italia si calcola che riguardi un giovane su 5 e una persona su due oltre i 50 anni. Può restare latente e priva di sintomi anche per molti anni. Per rilevarla, oggi sono a disposizione metodi non invasivi come il test del respiro e il test delle feci, una volta che la diagnosi è stata fatta, il batterio può essere debellato con una terapia antibiotica.

 

Scopri di più: Future mamme, un test per prevedere la gestosi.

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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