Uno studio su donne vaccinate per Covid-19 nei primi mesi di gravidanza non rileva un aumento di difetti congeniti nei nascituri
Una delle ragioni dell’esitazione verso la vaccinazione Covid-19 in gravidanza è senz’altro il timore di danneggiare il proprio bambino. Ora una ricerca condotta su oltre tremila donne a Chicago si aggiunge ai dati già raccolti, anche in Italia, che non evidenziano un rischio aumentato di malformazioni nei nascituri, anche nei figli di donne vaccinate nel primo trimestre di gestazione.
STUDIATA LA SICUREZZA DEL VACCINO NEL PRIMO TRIMESTRE
La ricerca, condotta dai medici della Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha valutato la presenza di anomalie congenite, tramite ecografia, in 3.156 donne gravide e andando a vedere se c’erano differenze fra le donne sottoposte a vaccinazione per il virus Sars-CoV-2 e quelle che non erano state vaccinate. In generale, hanno premesso gli autori sulla rivista JAMA Pediatrics, negli USA dal 3 al 5 per cento dei neonati nasce con un difetto congenito: la vaccinazione Covid nel primo trimestre di gravidanza cambia in qualche modo questo rischio? No, stando ai risultati dell’indagine.
I RISULTATI DELLA RICERCA
Un’anomalia è stata identificata in 27 delle 534 donne non vaccinate (nel 5,1 per cento dei casi), e in 109 delle 2.622 donne che avevano ricevuto almeno una dose di vaccino (nel 4,2 per cento dei casi). E anche andando a considerare solo i casi di vaccinazione precoce, nella finestra temporale più critica per il rischio teratogeno dei farmaci (in questo studio da 30 giorni prima del concepimento a 14 settimane dopo) e correggendo i dati per caratteristiche della madre (come ipertensione o valori di emoglobina o l’età) non compaiono rischi di anomalie congenite più alti della media nei figli delle donne vaccinate. In questo lavoro si presentano dati preliminari che andranno rafforzati e ulteriormente revisionati, spiegano gli autori, ma sono importanti per poter consigliare con tranquillità la vaccinazione alle pazienti.
VACCINAZIONI E GRAVIDANZA
Non si tratta dell’unica ricerca su questo tema; altre indagini hanno valutato la sicurezza e l’efficacia della vaccinazione Covid-19 nelle donne in gravidanza. Fra gli altri, due grandi studi israeliani e una ricerca coordinata dagli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, che hanno rivisto i dati di 45 studi relativi a 75.000 donne incinte e 5.000 in allattamento e che così concludevano che la vaccinazione contro il virus Sars-CoV-2 dovrebbe essere raccomandata per le donne in gravidanza, dopo avere adeguatamente spiegato i pro e i contro, con qualche cautela nei primi mesi perché disponiamo ancora di pochi dati. Ecco perché è importante iniziare a raccogliere informazioni accurate anche sulla salute dei bimbi nati da mamme vaccinate nel primo trimestre.
COSA RACCOMANDA IL MINISTERO
Ad oggi, il Ministero della salute raccomanda la vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19 «con vaccini a mRNA, alle donne in gravidanza nel secondo e terzo trimestre e per le donne che allattano, senza necessità di sospendere l’allattamento». In linea con quanto indicato anche dall’Istituto Superiore di Sanità, si precisa che «sebbene la vaccinazione possa essere considerata sicura in qualsiasi periodo della gravidanza, sono ancora poche le evidenze. Le donne che desiderino vaccinarsi nel primo trimestre devono valutare rischi e benefici insieme al proprio medico». Inoltre si suggerisce di considerare prioritariamente «le donne a maggior rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 (es. professioniste sanitarie, caregiver) e/o a maggior rischio di sviluppare una malattia grave da COVID-19 (donne con fattori di rischio come età superiore ai 30 anni, indice di massa corporea (BMI) maggiore di 30, comorbidità come diabete e ipertensione, cittadinanza di Paesi ad alta pressione migratoria)». Si suggerisce inoltre che si vaccinino anche i conviventi per limitare il rischio di contagio durante l’attesa e l’allattamento.
PERCHÉ VACCINARSI IN GRAVIDANZA?
Se con la prima ondata pandemica non si sono registrati effetti avversi dell’infezione da Sars-CoV-2 in gravidanza superiori alla media, con l’aumentare dei casi, delle conoscenze e con l’avvento delle nuove varianti è emersa una maggior morbosità dell’infezione e quindi un maggior rischio di complicazioni per le donne gravide. Con il crescere, parallelamente, dei dati sulle vaccinazioni, è emerso un profilo di sicurezza molto alto dei vaccini anche in gravidanza, senza effetti collaterali specifici per la donna o per il feto. Lo stesso dicasi per il periodo dell’allattamento. Si è al contempo visto che gli anticorpi prodotti dalla madre si possono trasferire al feto, che può beneficiare così di una protezione aggiuntiva sin dalle prime ore di vita da neonato.
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Fonti
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.