Per i suoi effetti antiossidanti e antiinfiammatori è in grado di rallentare l’insorgere di malattie polmonari e migliorare la funzionalità respiratoria
Per i suoi effetti anti-ossidanti e antinfiammatori, la vitamina D a una concentrazione serica sufficiente (uguale o superiore ai 20 nanogrammi al ml) potrebbe essere in grado di rallentare il declino della funzione respiratoria nei fumatori, secondo un studio osservazionale che è stato presentato negli Stati Uniti al congresso annuale della American Thoracic Society. I partecipanti allo studio sono stati seguiti per vent’anni.
Lavori precedenti si erano già interessati al legame tra vitamina D e funzione respiratoria, tra cui alcuni studi che avevano rilevato un deficit di vitamina D nelle malattie polmonari avanzate.
SPIROMETRIA
« Noi mostriamo che la vitamina D in quantità sufficiente ha un effetto protettore sulla funzione respiratoria e che può contrastarne il declino nei fumatori » ha spiegato Nancy E.Lange, autore principale del saggio. In questo studio longitudinale condotto presso 626 uomini tra i 21 e gli 80 anni, le concentrazioni della 25 idrossi-vitamina D sono state valutate a tre riprese tra il 1984 e il 2003, e nella stesso momento la funzionalità polmonare è stata misurata tramite spirometria.
L’analisi statistica ha utilizzato un modello con più variabili, aggiustato per età, ed è stato preso come unità di misura del consumo di tabacco il numero annuo di pacchetti di sigarette. Valutando la funzionalità respiratoria, gli autori dello studio hanno osservato nei fumatori carenti di vitamina D un’alterazione di tutti i parametri, mentre non presentavano questa situazione i fumatori che non avevano deficit, A parità di consumo di pacchetti di sigarette all’anno, il declino della funzione respiratoria sarebbe più severa nei soggetti con deficit di vitamina D. Secondo Nancy E.Lange, « gli effetti osservati potrebbero essere legati all’attività anntiossidante e antinfiammatoria della vitamina D».
Tuttavia, gli autori ammettono certi limiti, sia perché si tratta di un semplice studio osservazionale, e non di una ricerca, sia perché le concentrazioni di vitamina D fluttuano molto nel corso del tempo.