Il fumo può compromettere l’efficacia delle cure interferendo con il funzionamento o alterandone l’assorbimento
Il fumo può compromettere l’efficacia di numerose terapie farmacologiche
attraverso due meccanismi principali: alterando l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo o l’eliminazione del medicinale (è quella
che viene definita farmacocinetica) oppure interferendo direttamente con
il suo meccanismo di funzionamento (farmacodinamica).
A oggi non esiste una lista completa delle interazioni tra fumo e farmaci, ma è plausibile che il fumo eserciti il suo effetto su una vasta gamma di medicinali.
Ecco alcune interazioni note:
- betabloccanti: sono farmaci impiegati per innumerevoli malattie cardiovascolari (dall’ipertensione allo scompenso cardiaco). Nei fumatori si sono dimostrati meno efficaci nel ridurre la pressione
sanguigna e controllare il battito cardiaco - corticosteroidi: usati in molte malattie polmonari. In chi fuma si
osserva una minore risposta a quelli assunti per via inalatoria - contraccettivi ormonali: le donne che fumano e assumono la pillola
vanno incontro a un maggior rischio di effetti avversi cardiovascolari
(ictus, infarto, tromboembolia) - oppioidi: nei fumatori hanno un minor effetto analgesico
- benzodiazepine: sono impiegati principalmente contro l’ansia. Il
fumo riduce l’effetto sedativo e la sonnolenza - insulina: nei fumatori è stata osservata una riduzione dell’assorbimento
e una minore risposta all’ormone a causa della capacità del
fumo di indurre insulinoresistenza - eparina: è un anticoagulante. Nei fumatori l’espulsione del farmaco
è più rapida che nei non fumatori, in tal modo si ha una
minore efficacia.