Sviluppato grazie alla tecnologia a mRNA un vaccino contro 20 ceppi influenzali differenti. Testato con successo in animali da laboratorio rappresenta il prototipo del vaccino universale contro l'influenza
Il vaccino universale contro l'influenza si fa sempre più vicino. Sfruttando la tecnologia a mRNA, quella che ha consentito di ottenere i principali vaccino oggi in commercio contro Covid-19, i ricercatori della University of Pennsylvania e della University of Saskatchewan hanno messo a punto un vaccino antinfluenzale capace di proteggere da 20 ceppi virali differenti. I risultati dello studio, condotto per il momento in modello animale, sono stati pubblicati dalla rivista Science.
LE RAGIONI DEL VACCINARSI
Ogni anno, in Italia, a causa dell'influenza si registrano 6-8 mila decessi. La maggior parte dei casi di complicanze e morte si verifica nelle persone più vulnerabili. Un esempio? Diversi studi hanno ormai dimostrato da tempo che l'infezione virale aumenta considerevolmente i problemi di tipo cardiovascolare, specialmente negli anziani: il rischio di infarto aumenta di sei volte nella settimana successiva all'infezione. Per questa ragione, da sempre, il vaccino antinfluenzale è consigliato e offerto gratuitamente -oltre che agli operatori sanitari- nelle persone di età pari o superiore ai 65 anni e nei soggetti dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze. Ma la vaccinazione è utile anche per tutte le altre persone, compresi i bambini, che non presentano un rischio significativo di incorrere in complicanze. L'obbiettivo, in questo caso, è la prevenzione dei sintomi tipici dell'influenza e dei disagi che la malattia può comportare.
I LIMITI DEL VACCINO ANTINFLUENZALE
Pur funzionando in maniera più che soddisfacente -l'efficacia del vaccino antinfluenzale nell'evitare malattia grave e morte è pari al 70-80% a seconda del virus-, una delle principali difficoltà della vaccinazione è quella di selezionare i ceppi virali contro cui proteggersi. L'influenza è infatti una malattia stagionale causata da differenti ceppi virali e il vaccino, somministrato prima della stagione, viene prodotto in base a una stima di quelli che saranno i ceppi maggiormente circolanti. Non solo, un altro problema è legato alla possibilità di una scarsa efficacia contro un eventuale variante virale che potrebbe emergere. Come nel caso della pandemia di influenza suina H1N1 del 2009 dove il vaccino sviluppato per quel tempo offrì una modesta protezione fatta eccezione per gli adulti più anziani che erano stati esposti a ceppi H1N1 durante l'infanzia. Questi ultimi, con la suina, svilupparono sintomi lievi.
LO STUDIO
Ed è proprio partendo da queste difficolta che gli scienziati di mezzo mondo stanno tentanto da tempo di sviluppare un potenziale vaccino universale capace di indurre una risposta contro i principali ceppi influenzali. Mentre ad oggi i vaccini in commercio possono coprire al massimo 4 sottotipi, l'obbiettivo è arrivare a 20, ovvero i principali ad oggi conosciuti. Nello studio pubblicato su Science gli autori hanno sviluppato, grazie alla tecnologia a mRNA, un vaccino utile a fare produrre 20 tipologie differenti di emoagglutinina, quella proteina che serve al virus influenzale per legarsi alle cellule ospiti per infettarle. Testato in animali da laboratorio (topi e furetti) il vaccino è stato in grado di stimolare una risposta immunitaria sotto forma di anticorpi contro tutti i sottotipi. Ma c'è di più: infettati con un virus influenzale che differiva da quelli per cui erano stati vaccinati, gli animali hanno risposto positivamente evitando lo sviluppo della malattia grave. Un risultato importante che starebbe ad indicare la capacità della vaccinazione di proteggere anche contro un virus mai incontrato in precedenza.
GLI SVILUPPI FUTURI
Il prossimo passo sarà ora quello della sperimentazione nei primati, premessa per arrivare poi all'eventuale sperimentazione nell'uomo. La strada verso il vaccino universale è dunque ancora molto lunga ma la possibilità di crearne uno su misura grazie alla tecnologia a mRNA ha sicuramente accelerato i tempi. Non dimentichiamoci però l'importanza dell'attuale vaccino antinfluenzale. Sicuro ed efficace, purtroppo viene ancora poco utilizzato. Nel nostro Paese, in epoca pre-pandemia, solo il 54% (anno 2019) della popolazione over-65 si è sottoposta regolarmente alla vaccinazione. La scorsa stagione, nel 2021-2022, solo il 58%. Una quota decisamente ancora troppo bassa.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.