Dopo anni di sostanziale stallo il 2023 potrebbe essere quello decisivo per l'approvazione del primo vaccino conto il virus respiratorio sinciziale. Buone notizie anche sul fronte della prevenzione con gli anticorpi monoclonali
Passi avanti nella prevenzione delle infezioni da virus respiratorio sinciziale (RSV). I diversi vaccini in fase di sperimentazione stanno giungendo al traguardo. Pfizer, Moderna e GSK negli ultimi mesi hanno annunciato importanti risultati sulla sicurezza ed efficacia dei loro prodotti. Il prossimo inverno, probabilmente, RSV potrà essere affrontato con un'arma in più. Una buona notizia soprattutto per bambini e anziani, i più vulnerabili all'infezione. Ma le novità non finiscono qui perché anche sul fronte terapie, in particolare con gli anticorpi monoclonali, i passi avanti sono stati notevoli. Ecco lo stato dell'arte su prevenzione e trattamento dell'RSV.
COS’È IL VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIALE?
Il virus respiratorio sinciziale è un agente infettivo capace di causare l'infiammazione di bronchi e bronchioli, quelle strutture polmonari dedicate allo scambio dei gas. Si tratta di un virus a RNA appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, la stessa dei virus parainfluenzali, del virus della parotite e del morbillo. La malattia associata all'RSV è la bronchiolite: circa il 75% dei casi di questa patologia è causata dal virus. Quando si innersca l'infiammazione il risultato finale è un'eccessiva produzione di muco e conseguente ostruzione delle vie aeree che porta alla comparsa di difficoltà respiratorie.
PERCHÈ RAPPRESENTA UN PERICOLO PER LA SALUTE?
Nella maggior parte dei casi le infezioni da RSV si risolvono spontaneamente senza necessità di particolari cure mediche. In alcuni casi però, specialmente sotto i 6 mesi di vita, l'infezione può richiedere il ricovero. Nel periodo invernale RSV, nei più piccoli, rappresenta la prima causa di accesso in pronto soccorso e la prima causa di ricovero per insufficienza respiratoria in terapia intensiva. Anche gli anziani, a causa del declino dell'immunità correlato all'età, sono a rischio di complicanze per l'infezione da RSV. Il virus infatti può esacerbare condizioni, tra cui broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma e insufficienza cardiaca cronica e può portare a esiti gravi, come polmonite, ospedalizzazione e morte.
QUALI VACCINI SONO IN SPERIMENTAZIONE?
Ad oggi non esiste alcun vaccino approvato per contrastare RSV. I primi tentativi di svilupparne uno risalgono agli anni '60. Purtroppo però, a causa alcuni problemi di sicurezza, i diversi candidati di vaccino a virus inattivato furono dimenticati. Negli ultimi anni però sono state sviluppate nuove versioni di vaccini che presto potrebbero vedere la luce. La tecnologia utilizzata -a differenza dei primi tentativi- è quella dei vaccini a subunità proteica, ovvero vaccini contenenti solo alcune proteine tipiche del virus. Nel caso di RSV si tratta della proteina F, una porzione di virus che è responsabile del legame con le cellule da infettare.
Il candidato vaccino in fase più avanzata è RSVpreF di Pfizer. Lo scorso novembre l'azienda ha annunciato i dati di fase III ottenuti su oltre 37 mila persone over-60. Il vaccino si è dimostrato efficace nel prevenire le infezioni più gravi nell'85,7% dei casi. L'azienda ha inoltre rilasciato i risultati ottenuti su oltre 7 mila donne in gravidanza. Il trial clinico aveva l'obbiettivo di verificare se la vaccinazione nella mamma proteggesse anche il futuro neonato. Per valutare l'efficacia sono stati analizzati sia il livello di anticorpi nelle donne in attesa sia nei neonati. Inoltre, dato importante, sono state registrate le infezioni respiratorie comparse nei bambini nei primi mesi di vita: dalle analisi il vaccino è stato in grado di prevenire nei bambini le forme più gravi nell'80% dei casi nei primi 90 giorni di vita e nel 79,4% nei primi sei mesi.
Un altro candidato giunto quasi al traguardo è il prodotto sviluppato da GSK. Anche in questo caso si tratta di un vaccino a subunità proteica. Nello studio di fase III -che ha coinvolto 25 mila over-60- il vaccino si è domostrato efficace all'82,6% contro la malattia e del 94,1% contro la forma grave. Accanto a questi due vaccini in fase di sviluppo, complice l'evoluzione della tecnologia a mRNA sviluppata in questi anni di pandemia, Moderna ha da poco rilasciato i risultati relativi al proprio candidato vaccino mRNA-1345. Anche in questo casi i dati lasciano poco spazio alle interpretazioni: su 37 mila persone over-60 coinvolte nel test, il vaccino si è dimostrato efficace all'84%. Risultati importanti che potrebbero presto portare -secondo gli addetti ai lavori sarà il 2023 l'anno decisivo- all'approvazione del primo vaccino contro RSV della storia.
QUALI CURE SONO DISPONIBILI?
Ma le novità non finiscono qui poiché proprio come accaduto con Covid-19, da tempo sono stati sviluppati anticorpi monoclonali utili a prevenire l'infezione nelle persone a rischio. La strategia è quella della profilassi: somministrare preventivamente anticorpi in grado di neutralizzare il virus. Un anticopro già oggi disponibile nel nostro Paese è palivizumab, somministrabile nei neonati prematuri e nei bambini fragili ad alto rischio nei primi 12-24 mesi di vita. Accanto a questo anticorpo potrebbe presto aggiungersene un altro. Nirsevimab, sviluppato da Sanofi e AstraZeneca e già approvato da EMA, si è dimostrato utile nel prevenire le complicanze da RSV nei nenonati e nei bambini nella loro prima stagione di possibile contagio.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.