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Roberta Altobelli
pubblicato il 13-05-2024

La situazione della Dengue nel mondo


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Aumentano i casi della malattia. In Italia sono spesso di "importazione". I consigli per prevenirla in vista dell'estate

La situazione della Dengue nel mondo

Oltre 4 milioni di infetti nel 2023 e quasi 700.000 solo nelle prime settimane del 2024. Questi i numeri della dengue che, secondo la PAHO, la Pan American Health Organization, ha visto quest’anno un aumento di casi del 157% rispetto allo stesso periodo del 2023 e del 225% rispetto alla media degli ultimi 5 anni. E, proprio in questi giorni, sono stati raggiunti oltre 4 milioni di casi in Brasile, con 2000 morti. Quali sono i fattori che possono aver causato questo incremento rispetto al passato? Dobbiamo preoccuparci anche in Italia? Ne abbiamo parlato con il Professor Mauro Pistello, Direttore Unità Operativa Complessa Virologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Professore di Microbiologia e Microbiologia Clinica presso l’Università di Pisa e Delegato Programma Scientifico della SIM - Società Italiana di Microbiologia.

IDENTIKIT DELLA DENGUE

La dengue è una malattia che si presenta con sintomi che vanno dalla febbre lieve alla febbre alta invalidante, con forte mal di testa, dolore dietro gli occhi, dolori muscolari e articolari ed eruzione cutanea. La patologia viene trasmessa attraverso la puntura di una zanzara infetta, cioè di un vettore, che è in grado di trasmettere uno dei 4 sierotipi del virus della dengue (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4), appartenente al genere Orthoflavivirus e alla famiglia Flaviviridae. In occidente, il vettore principale è la zanzara Aedes aegypti, anche se si sono registrate trasmissioni dovute alla specie Aedes albopictus, la cosiddetta “zanzara tigre”. Nei casi più gravi, la malattia può evolvere con shock, difficoltà respiratoria, grave sanguinamento e grave danno d'organo.

LE RAGIONI DELL'AUMENTO DEI CASI

Generalmente la dengue ha un andamento stagionale: la maggior parte dei casi si verifica nell'emisfero meridionale nella prima metà dell’anno e nell'emisfero settentrionale nella seconda metà, durante i mesi più caldi e umidi. Tuttavia, questo andamento è sempre meno marcato: «Sicuramente, il cambiamento climatico e l’espansione conseguente dei vettori sono la principale fonte di escalation dei casi. Fino a qualche decennio fa, infatti, la stagionalità di malattie come la dengue, dovuta alla riproduzione delle zanzare, era più netta, così come l’andamento delle stagioni, mentre oggi queste differenze sono meno marcate e le zanzare hanno periodi di riproduzione più lunghi» commenta Pistello. «Tuttavia, sono da considerare anche altri fattori che oggi rendono più facile la diffusione della malattia come, ad esempio, l’urbanizzazione e il fatto che viviamo in città sempre più grandi. E, non per ultimo, la globalizzazione, che porta tutti a muoversi di più, per viaggio e commercio, favorendo la diffusione del virus. Quindi, ci sono tutta una serie di elementi che favoriscono il diffondersi della malattia, ma il cambiamento climatico è sicuramente uno dei principali, poiché ha permesso ai vettori di arrivare anche alle nostre latitudini».

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Nel nostro emisfero, in particolare in Europa, la dengue rappresenta soprattutto un pericolo in termini di salute globale, dato che la maggior parte dei casi sono di importazione, dovuti soprattutto ai viaggi e allo spostamento di merci. In effetti, in Italia fino all’8 aprile 2024, sono stati segnalati 117 casi confermati di dengue, tutti associati a viaggi all’estero. Tuttavia, nel 2020, sono stati registrati anche alcuni casi autoctoni, per la prima volta in Italia, con un focolaio epidemico di DENV in Veneto, in cui si segnalarono 11 casi, probabilmente dovuti alla zanzara tigre. Inoltre, lo scorso anno sono stati documentati diversi episodi di trasmissione autoctona, con oltre 100 casi segnalati in Francia, Spagna e Italia. «Nel nostro Paese i casi sono ancora soprattutto di importazione, persone che tornano da viaggi, per cui sono anche facilmente isolati, una volta riconosciuta la malattia. Tuttavia, i primi casi autoctoni si sono verificati nel 2020, passando un po’ in sordina a causa dell’epidemia di Covid-19. È indubbio che questa infezione, a causa dei cambiamenti climatici e di tutti i fattori elencati sopra, sarà destinata ad essere sempre più presente nel nostro Paese. E questo non riguarda solo la dengue, ma anche altre arbovirosi, cioè le zoonosi causate da virus trasmessi da vettori artropodi, come Chikungunya, Zika, febbre gialla, febbre West-Nile e febbre della Rift Valley, che cominciano a comparire in regioni dove non erano presenti in passato. I vettori, le zanzare Aedes, sono in grado di trasportare molti virus diversi e possono infettare anche gli animali, perpetuando il ciclo vitale dei virus e le infezioni» spiega Pistello.

COME ARGINARE LA DIFFUSIONE

Nelle scorse settimane, l’aumento dei casi in America Latina aveva fatto scattare l’allerta anche negli aeroporti italiani, in particolare a Fiumicino, dove è stata disposta la disinfestazione degli aerei provenienti dai Paesi a rischio. Inoltre, in alcune città come Roma, è stata avviata una campagna “anti zanzare”, con un’ordinanza del sindaco, che servirà anche a contrastare la diffusione della dengue. «La disinfestazione è una misura cui le autorità ricorrono solo quando strettamente necessario, in quanto presenta dei limiti, oltre a essere costosa. Infatti, la bonifica di un’area non la mette necessariamente in sicurezza dall’arrivo di zanzare dalle zone limitrofe. Inoltre, ha degli effetti negativi sull’ambiente, poiché i pesticidi si ritrovano poi nelle falde acquifere e quindi negli alimenti e negli ortaggi. Oltre ad andare a disturbare l’intero ecosistema, ad esempio, queste sostanze sono dannose anche per insetti utili come le api. Quindi, non è una misura che si può pensare di usare in maniera sistematica e continuativa» commenta l’esperto. «Invece, a livello globale, sono stati condotti alcuni studi che hanno provato a impedire alle zanzare di riprodursi, rendendole sterili tramite interventi di ingegneria genetica o infettandole con degli specifici batteri che rendono sterile il maschio. Tuttavia, entrambe queste misure avrebbero un impatto ambientale sugli ecosistemi e, ad oggi, risultano ancora controverse». Proprio di recente, ad esempio, è stato pubblicato uno studio sulla rivista The Lancet, condotto a Singapore, che ha testato l'efficacia del rilascio di zanzare maschi della specie A. Egypti infettate da un batterio del genere Wolbachia, al fine di dare origine a uova sterili. Nonostante lo studio abbia evidenziato un’efficacia dell’intervento fino al 77%, mostrando la possibilità di rafforzare il controllo della dengue nelle città tropicali dove il carico della malattia è maggiore, gli stessi autori raccomandano di non abbandonare le altre misure di prevenzione.

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«La misura più realistica resta la vaccinazione. Tuttavia, il percorso di sviluppo di un vaccino per la dengue è stato molto travagliato, in quanto la malattia è causata da 4 siereotipi diversi e non è stato semplice sviluppare dei vaccini efficaci. Non solo, se un individuo ha contratto una prima infezione con un sierotipo e poi viene infettato nuovamente da un altro, rischia conseguenze importanti, con esiti potenzialmente fatali. Queste caratteristiche hanno inciso molto sullo sviluppo dei vaccini efficaci» continua Pistello. «I due vaccini che, alla fine, sono stati oggetto di studi su larga scala per sicurezza ed efficacia sono Qdenga e Dengvaxia. Si tratta di due vaccini tetravalenti vivi e attenuati per la prevenzione della malattia da dengue causata da uno qualsiasi dei quattro sierotipi del virus. Il primo è stato approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nel 2023; il secondo, non commercializzato in Italia, è indicato per persone residenti in aree endemiche, che abbiano avuto una precedente infezione da Dengue, confermata attraverso test di laboratorio, e che sono più a rischio di malattia grave. Non si tratta di vaccini che evitano l’infezione, ma permettono di evitare di contrarre la malattia in forma grave e l’ospedalizzazione. Il consiglio è quello di vaccinarsi con il vaccino approvato da AIFA se ci si deve recare in una zona endemica per un certo periodo. I casi autoctoni e di importazione non sono ancora tali in Italia da rendere necessaria la vaccinazione di massa nel nostro Paese. Più utile invece, soprattutto in previsione dell’estate, anche se ormai questa divisione stagionale netta non è più così forte, la prevenzione. Questa può essere attuata tramite misure personali che evitino le punture di zanzare, come l’uso di repellenti, zanzariere, indossando vestiti lunghi che proteggano dalle punture e possibilmente chiari, poiché attirano meno le zanzare. Anche evitare di uscire nelle prime ore del mattino e al tramonto, orari in cui le zanzare sono più attive, può fare la differenza. È anche molto importante evitare di creare spazi con acque stagnanti, dove le zanzare di riproducono» consiglia l’esperto.

NON ABBASSARE LA GUARDIA

«Considerato il cambiamento climatico e la globalizzazione, dovremo abituarci sempre di più all’idea che non solo virus, ma anche batteri e parassiti, che normalmente non sono presenti alle nostre latitudini, potranno essere sempre più comuni. Tutte le proiezioni, dalla più conservativa a quelle più drammatiche, mostrano che le zone endemiche, tra qualche anno, non saranno solo l’Italia, ma anche Spagna, Francia, fino al sud dell’Inghilterra. Dovremo imparare a conviverci, a monitorare questo fenomeno, senza però fare troppo allarmismo. Deve tranquillizzarci soprattutto la consapevolezza che il personale sanitario, dai medici di base agli infettivologi, è molto più preparato nel riconoscere questo tipo di patologie, proprio perché siamo tutti più attenti a questa possibilità. Inoltre, viviamo in un Paese in cui le strutture sanitarie sono pronte ad affrontare queste condizioni, che invece possono dare esiti molto più tragici nel Paesi in via di sviluppo. Sarà sempre più necessario, sicuramente, sensibilizzare i viaggiatori sulla vaccinazione e istruire le persone sulle misure che possono prendere nella loro quotidianità» conclude Pistello.

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