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Daniele Banfi
pubblicato il 23-03-2021

Covid-19: l'immunità dura almeno 9 mesi



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Lo studio, effettuato a Whuan, mostra che la presenza di anticorpi permane a 9 mesi dall'infezione. Un'ottima notizia soprattutto in ottica vaccinazione

Covid-19: l'immunità dura almeno 9 mesi

L'immunità a Covid-19 può durare almeno 9 mesi, anche nei casi di infezione asintomatica. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio da poco pubblicato sulla rivista The Lancet. Un'ottima notizia in chiave vaccinazioni: se la durata fosse confermata l'immunità indotta dai vaccini potrebbe valere addirittura da un anno all'altro.

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COME FUNZIONA LA RISPOSTA IMMUNITARIA?

Quando il nostro corpo viene in contatto con un agente esterno potenzialmente dannoso produce una reazione immunitaria composta da due fasi: quella aspecifica -presente già alla nascita e non dipendente da incontri pregressi- e quella specifica -diretta in maniera precisa contro quel determinato agente esterno. Quest'ultima è essenzialmente mediata da due tipi di cellule: i linfociti B e i linfociti T. I primi sono i responsabili della produzione di anticorpi, i secondi della risposta cellulare al virus. In entrambe in casi in seguito da un'infezione o alla vaccinazione si creano specifiche cellule della memoria in grado di attivarsi in caso di incontro con il patogeno.

ANTICORPI NEUTRALIZZANTI A 9 MESI DALL'INFEZIONE

Diversi studi apparsi nei mesi scorsi hanno mostrato che la presenza di anticorpi neutralizzanti, seppur diminuendo nel tempo,  rimane per diversi mesi. Ultimo in ordine di tempo lo studio realizzato a Wuhan e pubblicato su The Lancet. Dalle analisi è infatti emerso la persistenza di questi anticorpi a 9 mesi dall'infezione. Persistenza registrata -ed è un'ottima notizia- indipendetemente dalla severità dell'infezione. Ma il dato più incoraggiante non è tanto quello della presenza degli anticorpi neutralizzanti quanto la quantità riscontrata. In tutti i casi erano presenti quantità ben al di sopra del limite minimo sotto il quale si perde la capacità di neutralizzare il virus. Un'ottima notizia se si considera che ciò dovrebbe avvenire in maniera ancora più marcata attraverso la vaccinazione. Quest'ultima infatti è in grado di generare una risposta più robusta, in termini di produzione di anticorpi, rispetto alla malattia. Ed è per questa ragione che i vaccini potrebbero essere efficaci almeno per un anno.

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NON SOLO ANTICORPI

Ma la risposta anticorpale non è la sola risposta specifica contro un patogeno. Al pari degli anticorpi, nella genesi di un'immunità a lungo termine, vi è la risposta mediata dalle cellule T. Questi linfociti infatti, a differenza dei B deputati alla produzione di anticorpi, hanno il preciso compito di riconoscere le cellule infettate dal virus. Ciò avviene perché queste utlime, quando il virus è presente, espongono sulla propria superficie una sorta di "marchio" che sta ad indicare l'avvenuta infezione. In questo modo i linfociti T possono riconoscerle, legarsi ed eliminarle. Ciò accade anche in caso di infezione da Sars-Cov-2. Come per i linfociti B, esistono anche i linfociti T della memoria. Ecco perché -e la cosa è comune anche per altri coronavirus- è lecito aspettarsi che dopo un primo incontro con il patogeno -che sia aver sviluppato la malattia o esserci vaccinati- si sia in grado di rispondere efficacemente quando entriamo in contatto con il virus. Nel caso della Sars, ad esempio, questa memoria è decennale.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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