Desametasone, budesonide, interferone e tocilizumab. Le molecole utilizzate per ridurre l'impatto di Covid-19. Il punto della situazione
Desametasone, budesonide, interferone e tocilizumab. Nella cura di Covid-19 sono molte le sperimentazioni in atto per cercare di "spegnere" l'eccessiva risposta immunitaria che si genera una volta entrati in contatto con il virus. Di fondamentale importanza però è farlo nella finestra temporale corretta. Mentre per il desametasone ormai non ci sono più dubbi -il suo utilizzo può ridurre di un terzo la mortalità nelle persone con Covid-19 in forma grave-, alcuni esperimenti preliminari su budesonide, interferone e tocilizumab sembrano indicare che queste tre molecole possano essere utili nell'accelerare l'eliminazione del virus.
SPEGNERE L'INFIAMMAZIONE
Nell'infezione da Sars-Cov-2, l'agente scatenante Covid-19, una delle principali insidie è rappresentata dall'eccessiva infiammazione che il sistema immunitario mette in atto per difendersi dall'infezione. Nei casi più gravi, quando la risposta diventa incontrollabile, il paziente va incontro a serie complicanze che possono portare sino alla morte. Spegnere l'eccessiva infiammazione, in particolare quella che si verifica a livello polmonare, è di fondamentale importanza per ridurre i sintomi di Covid-19.
IL DESAMETASONE RIDUCE LA MORTALITA'
L'unica molecola che ad oggi si è dimostrata utile nel ridurre l'infiammazione e la probabilità di decesso è il desametasone, un derivato del cortisone utilizzato da oltre 50 anni (e dal costo irrisorio) per diverse malattie su base infiammatoria. Dalle analisi è emerso che rispetto alle cure abituali, la molecola ha ridotto i decessi del 35% nei pazienti intubati e del 20% in quelli che ricevono solo ossigeno.
BUDESONIDE SEMBRA RIDURRE IL RICORSO AL RICOVERO OSPEDALIERO
Un'altra molecola che si sta dimostrando molto promettente è budesonide, un farmaco appartenenente alla categoria dei cortisonici come il desametasone. In un recente studio dell'Università di Oxford, seppure ancora di fase II e quindi realizzato un un campione di sole 146 persone, è stato mostrato come l'utilizzo di questa molecola in forma di spray all'inizio dei sintomi riduca del 90% il ricorso a cure intensive e ospedalizzazione. Un tentativo, quello dell'utilizzo del budesonide, nato in primavera quando si è visto che la quota di pazienti con problemi respiratori cronici in cui si utilizzavano steroidi per via inalatoria -il farmaco si usa in queste persone- erano meno rappresentati percentualmente tra i pazienti bisognosi di ricovero.
MENO CARICA VIRALE CON L'INTERFERONE
Tra le molecole sotto la lente di ingrandimento c'è anche l'interferone, una molecola prodotta dalle cellule che ci difendono e necessaria a guidare la risposta del sistema immunitario. Studi effettuati nei mesi scorsi hanno dimostrato che nel 10% dei casi gravi di Covid-19 erano presenti auto-anticorpi contro l'interferone. Anticorpi in grado probabilmente di influenzare negativamente la risposta contro il virus. Ecco perché, iniettato nel momento giusto, la molecola potrebbe aiutare a combattere il virus. Nello studio da poco apparso su "The Lancet Respiratory Medicine" è emerso che al somministrazione di peginterferone lambda (già utilizzato per alcune forme di epatite) accelerava l'eliminazione del virus.
RIDURRE LA MORTALITA' E IL RICORSO A VENTILAZIONE MECCANICA CON TOCILIZUMAB
Infine, tra le molecole promettenti, vi è tocilizumab, un anticorpo già in commercio per il trattamento dell'artrite reumatoide e utilizzato anche per spegnere l'infiammazione nei malati di cancro sottoposti alle Car-T. Tocilizumab agisce bloccando la produzione dell'interleuchina-6, una potente molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario in risposta all'infezione virale. Nel trial RECOVERY, i cui risultati sono in attesa di pubblicazione, la molecola si è dimostrata utile nei pazienti ospedalizzati con necessità di ossigeno. Dalle analisi è emerso che tocilizumab è stato in grado di ridurre la mortalità e il ricorso alla ventilazione meccanica. Dati che se confermati porteranno la molecola ad affiancare il desametasone quale farmaco utile nella lotta a Covid-19.
Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.