Uno studio canadese sostiene l'utilità dei centri cardiologici per donne. Giovannella Baggio: "Più che ospedali ad hoc, servono medici preparati sulle differenze di genere"
Le donne con problemi di cuore ricevono diagnosi e cure migliori nei centri cardiologici a loro dedicati. Questo sostiene uno studio pubblicato sul Canadian Journal of Cardiology, partendo dalla constatazione che le condizioni cardiache delle donne sono in genere sotto-diagnosticate e sotto-trattate rispetto agli uomini così come si fanno meno ricerche specifiche sul loro caso. Lo studio condotto in un centro multidisciplinare di cardiologia femminile ha visto migliorare i risultati clinici e psicologici in donne che presentavano dolore al petto dovuto a insufficiente flusso di sangue nel muscolo cuore (ischemia del miocardio), ma senza diagnosi di malattia coronarica ostruttiva.
Di questi argomenti parleremo in occasione della conferenza "Science for Peace and Health" dal titolo "SONO, SEI, È Prospettive della scienza su sesso, genere, identità" il prossimo 11 novembre.
I DISTURBI CARDIACI PIÙ GRAVI NELLE DONNE
I disturbi cardiovascolari continuano a essere una delle principali cause di ricovero in ospedale e di morte per le donne. Le statistiche sulle diminuzioni di questi casi sono in stallo per quanto concerne la mezza età, al contrario di quanto accade per gli uomini, suggerendo per l’appunto che siano necessari approcci specifici per ogni sesso. Molte donne con dolore toracico cardiaco e ischemia o infarto del miocardio non hanno significativi blocchi nelle arterie che irrorano il cuore (malattia coronarica ostruttiva). L’ischemia senza la malattia coronarica ostruttiva, abbreviata in Inoca, può riguardare il 62 per cento delle donne che si sottopongono ad angiografia coronarica per sospetta angina, con un’accentuata prevalenza di quelle in età 45-65 anni.
I DISTURBI “INOCA” E “MINOCA”
L’infarto del miocardio senza ostruzione, abbreviato in Minoca, arriva al 6 per cento dei casi e si trova più di frequente tra le donne. Dalle ricerche si evince che le donne affette da Inoca e da Minoca hanno una più scadente qualità di vita e un aumentato rischio di attacco cardiaco e di insufficienza cardiaca acuta. «La maggior parte degli studi sulla salute del cuore si avvalgono soprattutto di pazienti o volontari maschi e molti dei risultati che ne escono a livello di sintomi così come di terapie non si adattano necessariamente alle donne per certi tipi di disturbi», ha spiegato la responsabile della ricerca Tara L. Sedlak, dell’Università Brititsh Columbia, Ospedale delle donne, di Vancouver (Canada).
DOLORE TORACICO NELLA MEZZA ETÀ
Ha aggiunto: «Abbiamo condotto questo studio per meglio comprendere le cause e la terapia per le donne che presentano segni e sintomi di Inoca, una delle aree meno studiate della salute del cuore». I ricercatori hanno seguito nel tempo 154 donne presso il centro cardiologico femminile dell’Ospedale generale di Vancouver. L’età media era di 59 anni e il problema più comune risultava il dolore toracico. Dopo un anno dolore toracico, qualità della vita, sintomi ansioso/depressivi, risultati cardiovascolari sono stati comparati con i dati di partenza.
ALLA RICERCA DI DIAGNOSI PIÙ PRECISE
Come detto, molte donne con dolore toracico cardiaco ed ischemia o attacco cardiaco non hanno blocchi significativi nelle arterie coronarie più grandi, ma possono avere un restringimento o una disfunzione nei vasi coronari piccoli o spasmi dei piccoli vasi sanguigni, che potrebbero essere sfuggiti nella diagnosi iniziale. Al punto di partenza il 64 per cento delle pazienti Inoca e il 43 per cento delle Minoca non avevano ricevuto una particolare diagnosi. Seguendo le ricerche nel centro, il 71 per cento delle pazienti Inoca hanno trovato una nuova diagnosi (la più comune, 68 per cento, era disfunzione coronarico microvascolare) e così il 60 per cento delle donne Minoca (ma in questo caso si trattava vasospasmo coronarico, al 60 per cento).
MEGLIO UN CENTRO SPECIFICO PER SESSO?
In capo a un anno, le partecipanti a questa indagine di Vancouver soffrivano significativamente meno di dolore toracico, avevano una migliore qualità della vita e pure una migliorata salute mentale. «Per quanto ne sappiamo, questo è il primo rapporto prospettico dei risultati su donne canadesi con dolore toracico che siano state seguite in un centro cardiaco per donne – ha osservato la dottoressa Sedlak.– Speriamo che il nostro studio sottolinei l’importanza dei centri cardiologici specifici per le donne in quanto forniscono cure complessive che vanno dalla valutazione dei fattori di rischio al contributo di psichiatri, dalle lezioni di ginnastica ai trattamenti per fare smettere di fumare, più l’apporto del dietologo. In particolare, c’è molta attenzione su condizioni quali l’Inoca che sono più comuni nelle donne».
«NON SOLO IL CUORE, TUTTA LA MEDICINA È DI GENERE»
Giovannella Baggio è stata la prima docente in Italia ad avere la cattedra in Medicina di Genere e la seconda in Europa. Accadde all’Università di Padova nel 2013. Ora la professoressa, uscita dall’ateneo, continua a occuparsi in prima linea dell’argomento all’interno o a capo di organizzazioni nazionali e internazionali. Fa parte del Comitato scientifico di Fondazione Umberto Veronesi e del Consiglio Superiore di Sanità. Interpellata sullo studio canadese che si propone di propagandare la diffusione di centri cardiologici specifici per le donne, Giovannella Baggio ha una risposta tagliente e certo per alcuni inaspettata: «Dedicandomi da anni alla medicina genere-specifica, penso che non si debba arrivare ai dei centri cardiologici per donne e centri cardiologici per uomini. Altrimenti tutta la medicina dovrebbe avere centri per uomini e centri per donne, poiché tutte le specialità della medicina hanno importanti differenze di genere, proprio tutte! Pneumologia, gastroenterologia, oncologia, oculistica, odontoiatria... Tutte».
UNA LEGGE DIFENDE LE DIFFERENZE DI DIAGNOSI E CURA
Riprende la professoressa Baggio: «Invece dobbiamo esigere che i medici in tutte le specialità conoscano le differenze di genere nella loro specialità, sia per la diagnostica che per la terapia e la prevenzione! E' un dovere scientifico, morale, etico e ora anche legale poiché abbiamo una legge che ci costringe a questo». La legge cui allude la scienziata padovana è stata approvata il 13 giugno 2019 e garantisce per la prima volta in Italia che la medicina venga orientata al genere in tutte le sue applicazioni a livello nazionale, sia nella sperimentazione clinica dei farmaci sia per tutto il percorso clinico. Con l’approvazione di questa legge l’Italia è stata il primo paese in Europa a formalizzare l’inserimento del concetto di “genere” in medicina.
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.