Rilevate differenze fra uomini e donne nei risultati delle cure e nei fattori di rischio: importante insistere sulla prevenzione
Anche nei contesti dove le cure sono di alto livello, permangono differenze nel percorso delle donne colpite da infarto rispetto ai maschi. Uno studio condotto in Ontario (Canada) su pazienti giovani (adulti con meno di 55 anni) reduci da infarto acuto del miocardio certifica che i casi di ritorno in ospedale per motivi cardiovascolari o di altro genere sono significativamente più numerosi per le giovani donne che per i maschi. Questo sottolinea che occorre insistere con gli sforzi per migliorare le strategie di prevenzione per le donne. I risultati dello studio sono stati pubblicati dal Canadian Journal of Cardiology. «Molte lacune assistenziali si stanno colmando per le giovani donne con infarto acuto del miocardio qui, nell’Ontario, ma le percentuali di nuovi ricoveri in ospedale restano più alte rispetto ai giovani maschi», ha spiegato la prima autrice del lavoro, Mina Madan, dell’Università di Toronto.
CUORE: IL GIRO DI VITE DELLA MENOPAUSA
Usando i dati dell’Ices, Institute for Clinical Evaluative Sciences, i ricercatori hanno studiato i risultati clinici di 38.071 sopravvissuti a un attacco di cuore di età 18-55 anni ricoverati tra 1° aprile 2009 e 31 marzo 2019 con una diagnosi di infarto acuto del miocardio. Il limite di “gioventù” è fissato a 55 anni in quanto per le donne è l’età più o meno della menopausa. Di questi pazienti il 21,2 per cento era di sesso femminile (8.077). I dati sono stati comparati nel corso delle terapie e si sono considerati i risultati nel primo anno dopo l’attacco cardiaco. Nelle donne si sono trovati maggiori fattori di rischio e maggiori casi di comorbidità, ovvero di presenza di altre patologie. Il diabete, per esempio, è apparso in crescita con una presenza nel 25 per cento nel 2009 salito al 35 per cento nel 2018, cifre ben superiori a quelle dei maschi dove la crescita è stata del solo 4 per cento, dal 18 al 22 per cento, nello stesso periodo.
IL NESSO FRA INFARTO, IPERTENSIONE E FUMO
Arrivati al 2018, più di una donna su tre con infarto aveva il diabete, quasi la metà l’ipertensione, più di due su cinque erano fumatrici. Dopo le dimissioni, i casi di nuovo ricovero per disturbi attinenti il sistema cardiovascolare e altri motivi risultavano significativamente più alti tra le pazienti, il 25,8 per cento rispetto al 21,1 per i maschi. Che c'entri anche la depressione? Tra le donne in effetti è parecchio più diffusa, osserva la professoressa Karin H. Humphries della University of British Columbia di Vancouver (Canada), dunque potrebbe costituire un fattore di rischio aggiuntivo. «Certamente, specie nel periodo della menopausa è facile la depressione su base ormonale - interviene Anna Vittoria Mattioli, professoressa associata di Cardiologia all’Università di Modena e Reggio (Unimore). - E la depressione agisce sulla risposta vascolare per l’appunto, sull’asse ipotalamo-ipofisi e aumenta l’infiammazione sistemica».
LEI SI AMMALA IN MODO DIVERSO
La cardiologia di genere sta prendendo molto vigore, spiega la docente emiliana. È dal 1980 che se ne parla e discute, ma soltanto ora escono i risultati di studi dedicati. Questa analisi canadese non rivela qualcosa del tutto nuovo, però rinforza risultati già emersi sui maggiori casi di problemi cardiovascolari tra le giovani donna. La professoressa Mattioli spiega: «Fino alla menopausa il sesso femminile gode della protezione su cuore e arterie degli estrogeni naturali. Il che non significa che non si ammali: si ammala in modo diverso. Più sul microcircolo, sui piccoli vasi coronarici. Se un uomo ha una sténosi su una coronaria, gli viene fatta un’angioplastica, che è non solo un esame, ma anche una cura. Se una donna ha una sténosi sui microcircoli, è più difficile che si possa eseguire un’angioplastica, non lo permette lo stretto diametro del vaso».
INTERVENTI DIVERSI SU PATOLOGIE DIVERSE
Con questa argomentazione la professoressa Mattioli spazza via il sospetto avanzato da alcuni che tra i fattori di rischio più alti per le giovani donne si debba scrivere il minore numero di angioplastiche cui vengono sottoposte. «E’ vero, ma non si tratta di trascuratezza, di una cura negata. Se ne fanno meno perché diversa è la malattia, che non la richiede. Bisogna aggiungere, tra quanto gioca a sfavore delle donne per la salute cardiovascolare, il fatto che ancora non disponiamo di farmaci molto efficaci per le malattie del microcircolo. Questo spiega perché poi sorgono complicanze, ricadute, dunque un maggior numero di nuovi ricoveri». Conclude la professoressa Anna Vittoria Mattioli: «La giovane donna viene diagnosticata meno spesso su problemi al cuore perché le patologie del microcircolo sono più difficili da individuare e perché esistono meno terapie specifiche».
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.