Assumere antipertensivi la sera o la mattina non cambia l'effetto. E' fondamentale l'aderenza terapeutica. I risultati al congresso dell'European Society of Cardiology
Quando assumere le pastiglie per la pressione alta? L'orario poco importa, ciò che è fondamentale è non dimenticarsi di prenderle. Che ciò avvenga la mattina o la sera, nulla cambia. Le probabilità in termini di rischio di infarto, ictus o morte per problemi cardiovascolari non cambiano. Ad affermarlo è lo studio TIME presentato al recente congresso dell'European Society of Cardiology.
A COSA SERVONO GLI ANTIPERTENSIVI?
La "pressione alta", come spesso la chiamiamo, è una condizione persistente in cui i valori della pressione del sangue risultano elevati rispetto ai parametri che la comunità scientifica ha definito come normali. Un aumento della pressione sanguigna, data dalla forza con cui il sangue viene pompato dal cuore all’interno dei vasi, è una risposta fisiologica dell’organismo a certe situazioni (come stress o sforzi), ma se i valori pressori restano alti, allora aumentano i rischi di malattie anche gravi come infarti ed ictus. Si stima che ne soffra circa il 30-35% della popolazione generale ma almeno il 50-60% se si considerano le persone oltre i 60 anni. Quando il cambio nello stile di vita ed in particolare il ricorso all'attività fisica non sortiscono effetto, è necessario iniziare ad assumere gli antipertensivi, farmaci in grado di ridurre la pressione sanguigna e, di conseguenza, le complicanze dell'ipertensione.
L'ORARIO NON INFLUENZA L'EFFETTO
Quando assumerle è sempre oggetto di dibattito tra i cardiologi. In passato alcuni studi avevano indicato una migliore risposta alle terapie -in termini di riduzione del rischio di eventi cardiovascolari- quando queste erano assunte la sera. Lo studio TIME, uno tra i più ampi mai realizzati, ha sfatato questo mito: realizzato in Inghilterra su oltre 21 mila ipertesi con età media di 65 e seguiti per 5 anni, l'analisi aveva il compito di verificare se la somministrazione serale di farmaci antipertensivi migliorasse gli esiti cardiovascolari più seri rispetto all'assunzione mattutina delle cure. Dalle analisi è emerso che infarti, ictus e morte per patologie vascolari avvengono in percentuale simile sia che si assuma la "pastiglia" la sera sia la mattina (3,4% vs 3,7%).
L'IMPORTANZA DELL'ADERENZA TERAPEUTICA
«TIME -spiega Thomas MacDonald dell'Università di Dundee, autore dello studio- fornisce un quadro definitivo per rispondere alla domanda se i farmaci per abbassare la pressione sanguigna debbano essere assunti al mattino o alla sera. Si è chiaramente rilevato che infarto, ictus e morte vascolare si sono verificati in modo simile, indipendentemente dal momento della somministrazione». Un'indicazione chiara che non deve però fare abbassare la guardia. Le terapie antipertensive oggi in uso hanno la fortuna di essere a lunga durata d'azione, ovvero coprire le 24 ore. L'assunzione fatta in maniera precisa -proprio perché spesso si assumono in concomitanza anche altri farmaci- rimane però fondamentale per migliorare l'aderenza terapeutica evitando di dimenticarsi la "pastiglia". Ancora oggi non seguire in maniera corretta le terapie rimane la principale causa del mancato raggiungimento di un valore della pressione adeguato.
Sostieni la ricerca scientifica d'eccellenza e il progresso delle scienze. Dona ora.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.