Quando i livelli di inquinamento atmosferico si innalzano, sono maggiori le probabilità di andare incontro ad infarto. I risultati presentati al congresso dell'European Society of Cardiology
Giornate di inquinamento atmosferico particolarmente marcato aumentano il rischio infarto, anche nei non fumatori. Prevalentemente ciò accade quando si alzano i livelli di ossido nitrico e polveri sottili (PM). È questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio da poco presentato al congresso dell'European Society of Cardiology (ESC) in corso a Barcellona.
NON SOLO POLMONI
Che l'inquinamento atmosferico sia dannoso per i nostri polmoni non è certo una novità. Ma se questo è particolarmente evidente, c'è però un altro apparato -quello cardiovascolare- che risente fortemente dei danni dell'inquinamento. Vivere in zone inquinate infatti aumenta significativamente il rischio di infarto ed ictus. Negli utlimi anni però, complice la progressiva riduzione delle fonti inquinanti, diversi studi hanno incominciato a porre l'attenzione sugli effetti acuti determinati dai picchi di alcuni inquinanti rilevabili nell'aria che respiriamo. Studi che hanno tracciato un "identikit" delle giornate più a rischio per la salute del cuore.
IDENTIKIT DELLA GIORNATA A RISCHIO
L'ultimo in ordine di tempo è stato presentato al congresso ESC dai un gruppo di ricercatori tedeschi del Berlin Brandenburg Myocardial Infarction Registry (B2HIR). L'analisi ha incrociato i dati relativi a quasi 18 mila infarti verificatisi tra il 2008 e il 2014 con quelli relativi alle condizioni atmosferiche come la temperatura giornaliera e i livelli di particolato atmosferico e ossido nitrico. Dalle analisi, "ripulite" da eventuali fattori confondenti, è emerso che gli infarti sono risultati più frequenti nelle giornate con i maggiori livelli di ossido nitrico e nel giorno seguente ad almeno 3 giornate continuative in cui si è verificato un innalzamento dei livelli di PM. Relativamente alle condizioni ambientali, si è registrato un aumento nel numero di infarti nelle giornate con temperature più fredde. Risultati che messi insieme indicano, seppur indirettamente, l'effetto dannoso dell'inquinamento sul sistema cardiovascolare.
INFIAMMAZIONE FATTORE SCATENANTE?
«Lo studio -spiegano gli autori- indica che l'inquinamento atmosferico rappresenta un fattore di rischio acuto per l'infarto del miocardio acuto. Anche se la causalità non può essere stabilita da uno studio osservazionale, è plausibile che l'inquinamento possa portare ad infarto poiché gli inquinanti di cui è composto promuovono l'infiammazione, una condizione associata allo sviluppo di ictus e infarti».
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.