L'abuso di antinfiammatori espone a problemi cardiovascolari. L'utilizzo del diclofenac sembra però aumentare questo rischio più di altri FANS
Che l'utilizzo improprio degli antinfiammatori non sia un toccasana per il cuore è cosa nota. Oggi, grazie ad uno studio pubblicato dal British Medical Journal, sappiamo di più: tra tutti i FANS, i farmaci antinfiammatori non steroidei, il diclofenac è quello che espone ad un maggior rischio di infarti e ictus rispetto alle altre molecole appartenenti alla stessa categoria. Un risultato importante, frutto dell'analisi di oltre 6 milioni di pazienti danesi tra il 1996 e il 2006, che secondo gli esperti dovrebbe indurre una maggiore riflessione sulla prescrizione di questo farmaco.
ABUSO DI FANS PER TRATTARE IL DOLORE CRONICO
I FANS sono tra i farmaci più utilizzati dagli italiani. Anche se negli ultimi anni il loro utilizzo è parzialmente diminuito - nel 2012 eravamo ai massimi storici - nel nostro Paese queste molecole sono ampiamente diffuse per trattare il mal di testa, i dolori da ciclo mestruale o per il male alle articolazioni. A differenza di quanto si possa pensare non sono solo i giovani o le persone di mezza età ad utilizzarli. Complice l'aumento dell'età media sono sempre di più gli anziani che utilizzano i FANS. Un consumo cronico che non è affatto un toccasana. Tutt'altro. Se infatti questi farmaci funzionano alla perfezione in acuto - ovvero quando il dolore c'è sporadicamente - è nel dolore cronico che cominciano ad esserci problemi.
GLI ANTINFIAMMATORI INDEBOLISCONO LE ARTERIE
Sia nelle persone in buono stato di salute, sia in quelle già con problemi cardiovascolari, i FANS utilizzati per lunghi periodi espongono ad un maggiore rischio di infarti e ictus. Ciò avviene poiché i FANS infatti indeboliscono l'endotelio vascolare -quel tessuto interno di arterie e vene più a stretto contatto con il passaggio del sangue- rendendolo meno capace di vasodilatarsi e di rispondere allo stress a cui è sottoposto. Non solo, nelle persone con lesioni dell'endotelio i FANS destabilizzano quegli accumuli di grasso all'interno delle arterie - le placche aterosclerotiche - rendendoli liberi di “staccarsi” pericolosamente andando ad otturare altri vasi. Quando ciò si verifica a livello delle coronarie il risultato è un infarto, nel cervello è invece causa di ictus.
IL DICLOFENAC AUMENTA IL RISCHIO PIU' DI ALTRI FANS
Non tutti i FANS sono però uguali. Secondo lo studio pubblicato da poco dai ricercatori dell'Aarhus University Hospital, il diclofenac -se comparato con altre molecole antinfiammatorie, paracetamolo compreso- esporrebbe ad un maggior rischio di eventi cardiovascolari se utilizzato nel lungo periodo (oltre i 30 giorni). Eventi -come spiegano i ricercatori- che comprendono infarti, ictus, battito irregolare e scompenso cardiaco. Un risultato -ottenuto analizzando le prescrizioni del farmaco nel trattamento del mal di schiena- che sembrerebbe dovuto alle differenti caratteristiche di durata d'azione della molecola. In particolare il rischio è risultato maggiore del 20% rispetto a chi utilizza ibuprofene o paracetamolo e del 30% rispetto al naprossene.
FANS SOLO QUANDO SERVE
Quanto evidenziato dallo studio mette ancora una volta in guardia dall'utilizzo inappropriato dei FANS. Per curare il dolore cronico i FANS non sono affatto indicati. I prodotti da banco sono sicuri se utilizzati per breve tempo e a basso dosaggio. Attenzione però a pensare che l'infiammazione non faccia male al cuore. Spegnerla è sempre necessario, ma non con in FANS. Questi, sottolineano gli esperti, sono ottimi in alcuni casi, ma nelle persone a rischio cardiovascolare dovrebbero essere sostituiti con l'aspirinetta e con le statine. Queste ultime, a differenza di quanto si possa pensare, non sono solo utili nel controllo del colesterolo, ma aiutano ad abbassare lo stato infiammatorio in particolare a livello delle placche aterosclerotiche.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.