Secondo uno studio, presentato al Congresso Hypertension 2014 di Atene, ad ogni tipo di pressione arteriosa corrisponderebbe una particolare malattia cardiovascolare
![Di che pressione sei?](https://www.fondazioneveronesi.it/uploads/thumbs/files/9314/0411/5738/uaRznUQIhJDWZ8elfFq7_thumb_720_480.jpg)
«Di che pressione sei?». Saperlo sembrerebbe fondamentale. Un recente studio condotto dall’Institute for Health Informatics Farr Research di Londra, pubblicato su The Lancet, indicherebbe infatti una correlazione fra la potenzialità a sviluppare nell’arco della vita una specifica malattia cardiovascolare e il tipo di pressione alta, o minima o massima, cui si è soggetti.
LO STUDIO
Sono stati presi in esame oltre un milione e trecento mila pazienti di età superiore ai 30 anni, con un inizio di malattie cardiovascolari, suddividendoli per fasce di età e problematica. Poi sono stati monitorati per oltre cinque anni; un tempo sufficiente ai ricercatori per tracciare l’andamento pressorio in dodici malattie cardiache - angina stabile e instabile, infarto del miocardio, disturbi coronarici, insufficienza cardiaca, arresto cardiaco, attacco ischemico, ictus ischemico, emorragia subaracnoidea e intracerebrale, aneurisma addominale dell’aorta e malattia arteriosa periferica - arrivando a scoprire uno stretto binomio fra tipo di pressione e evento cardiovascolare.
«L’osservazione di oltre 83mila manifestazioni cardiovascolari – spiega la dottoressa Eleni Rapsomaniki, fra gli autori dello studio – attesterebbe che livelli elevati di pressione sistolica (massima) aumentano il rischio di emorragie (in tutte le sue forme), ictus e angina stabile. Di contro la pressione diastolica alta (minima) predisporrebbe allo sviluppo di possibili aneurismi dell’aorta addominale». Ma lo studio ha avuto anche un ulteriore merito: quello di calcolare il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari tra i 30 e gli 80 anni. «Vi sarebbe l’evidenza scientifica - continua la cardiologa - che la pressione alta, in giovane età, eleva al 63% il rischio di sviluppare un evento cardiovascolare, anticipandolo anche di cinque anni».
PRESSIONE ALTA: CON QUALE
FREQUENZA VA CONTROLLATA?
IL PARERE DELL’ESPERTO
I dati dello studio e l’indicazione sulla precocità di incorrere in una malattia cardiaca, non solo sembrano dare nuove informazioni per un migliore approccio al paziente a rischio, ma segnalerebbero anche la necessità di adottare nuove strategie di prevenzione. «La prevenzione primaria, ovvero quella che si mette in atto prima che l’evento sia capitato - spiega Roberto Meazza, responsabile del Centro Ipertensione della Fondazione Ca’ Granda - è sicuramente quella da prediligere. La riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari nei paesi a elevato reddito è correla sicuramente con la migliore conoscenza e controllo dei fattori di rischio che portano alla malattia e all’utilizzo di farmaci che hanno anch’essi un ruolo preventivo. I dati emersi da questo studio confermano una relazione fra elevati valori pressori, principale fattore di rischio cardiovascolare, e probabilità di sviluppare differenti patologie cardiovascolari. Dunque il controllo dei valori pressori è il fulcro della strategia preventiva e l’aspetto sui cui deve puntare la ricerca presente e futura».