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Cardiologia
Redazione
pubblicato il 18-11-2024

Come misurare la pressione arteriosa con la malattia di Parkinson?



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Come influisce sulla pressione arteriosa la malattia di Parkinson? I valori ottimali cambiano? E come si può gestire l'ipotensione ortostatica e i bruschi cali di pressione? Le risposte dell'esperto

Come misurare la pressione arteriosa con la malattia di Parkinson?

Buongiorno ho il Parkinson genetico PARK2 da diversi anni, ho 67 anni e vorrei avere informazioni sulla misurazione della pressione e sui valori ottimali nella mia situazione. Mio padre soffriva di ipertensione. Grazie

V. (domanda pervenuta tramite form L'esperto risponde)

Risponde il professor Massimo Filippi, Direttore dell’Unità di Neurologia, del servizio di Neurofisiologia e dell'Unità di Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e ordinario di Neurologia all’Università Vita-Salute San Raffaele

 

Cara signora,

i valori ottimali di pressione arteriosa per le persone affette da malattia di Parkinson, incluse le forme genetiche come il PARK2, sono generalmente considerati simili a quelli della popolazione generale. In una persona di 67 anni come lei, i valori di riferimento per una pressione normale si collocano idealmente sotto i 140/90 mmHg, secondo le linee guida generali, a meno che non vi siano indicazioni specifiche del suo medico curante che suggeriscano valori personalizzati.

Nella malattia di Parkinson, però, più che l’ipertensione, il problema pressorio che spesso si manifesta è l’ipotensione ortostatica, una condizione in cui la pressione arteriosa cala bruscamente quando ci si alza in piedi. Questa condizione è particolarmente frequente perché la malattia di Parkinson può compromettere il sistema nervoso autonomo, che è responsabile della regolazione di molte funzioni involontarie, inclusa la regolazione della pressione.

L’ipotensione ortostatica può influire significativamente sulla qualità della vita, causando sintomi come vertigini, debolezza, e aumentando il rischio di cadute. Monitorare la pressione sia da sdraiati che in piedi è fondamentale per identificare questa condizione, poiché una differenza significativa tra le due misurazioni (ad esempio una caduta di 20 mmHg o più della pressione sistolica quando ci si alza) può indicare la presenza di ipotensione ortostatica. Inoltre, ci sono test e monitoraggi strumentali, come il Tilt Test, che possono aiutare a confermare la diagnosi e a comprendere meglio l’impatto di questa condizione nel tempo. Alcuni esami di monitoraggio continuo della pressione possono fornire un quadro più accurato delle fluttuazioni giornaliere, soprattutto nei pazienti con sintomi variabili.

La malattia di Parkinson è associata a una disfunzione autonomica che può comportare una serie di problemi, tra cui: 

  • disregolazione cardiovascolare, come la già citata ipotensione ortostatica
  • disturbi gastrointestinali, come stipsi o rallentamento dello svuotamento gastrico
  • alterazioni urinarie, come difficoltà a svuotare completamente la vescica o incontinenza
  • problemi di termoregolazione, che possono portare a intolleranza al caldo o al freddo.

Queste manifestazioni non-motorie sono spesso sottodiagnosticate ma incidono significativamente sulla qualità di vita e possono complicare la gestione della malattia. Per questo è importante che durante le visite specialistiche sia fatta una valutazione completa che includa anche questi aspetti.

Vista la sua storia familiare di ipertensione, è comprensibile che desideri monitorare con attenzione la pressione arteriosa. Tuttavia, oltre alla classica misurazione della pressione a riposo, può essere utile considerare la misurazione in più posizioni (sdraiato, seduto, in piedi) e in diversi momenti della giornata per avere un quadro più completo. Alcuni accorgimenti possono aiutare a gestire le fluttuazioni pressorie e a prevenire i sintomi dell’ipotensione ortostatica:

  • mantenere una buona idratazione, che può aiutare a mantenere i valori di pressione stabili;
  • evitare di alzarsi rapidamente da una posizione sdraiata o seduta per prevenire cali bruschi della pressione;
  • valutare farmaci che migliorano il tono vascolare o che aiutano a gestire l’ipotensione ortostatica, su indicazione del neurologo o cardiologo.

Il consiglio è di discutere questi aspetti con il neurologo e cardiologo, che potranno suggerire strategie su misura per la gestione ottimale della pressione arteriosa, tenendo conto del suo profilo clinico e della sua storia familiare.


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