Tuta robotica, telemedicina, sensori per il monitoraggio dei tremori. Così la tecnologia migliora la vita delle persone con Parkinson
In un recente studio pubblicato su Nature Medicine, un gruppo di ricercatori ha dimostrato l'efficacia di una tuta robotica nell'evitare il caratteristico congelamento della marcia (dall’inglese "Freezing of Gait” o FoG) nei pazienti con malattia di Parkinson, mostrando di apportare miglioramenti significativi nella mobilità e nella qualità dell’andatura. Ma non si tratta dell’unica tecnologia che aiuta i pazienti affetti da questa condizione a gestire i tremori e a migliorare la propria qualità della vita. Grazie all'innovazione tecnologica sono molte le soluzioni che miglioreranno le condizioni dei malati.
IDENTIKIT DEL PARKINSON
La malattia di Parkinson è una delle principali cause di disabilità: riguarda oltre 9,4 milioni di persone in tutto il mondo e si prevede che il numero raddoppierà entro il 2040. Si tratta di una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce uno specifico tipo di neuroni, detti dopaminergici, che controllano i movimenti. Per questo, fino all’80% dei pazienti con malattia di Parkinson va incontro a problemi di movimento e deambulazione, inclusa la FoG. I sintomi iniziano lentamente e, inizialmente, può essere notato un tremore appena percettibile in una sola mano. I tremori sono tra i sintomi più comuni ma il disturbo può anche causare rigidità o rallentamento dei movimenti. La FoG, in particolare, limita gravemente il movimento fisico e la qualità della vita, e i trattamenti esistenti forniscono solo un sollievo temporaneo e a breve termine.
LE TECNOLOGIE A DISPOSIZIONE
Per gestire la malattia di Parkinson possono essere utilizzate sia terapie farmacologiche che non farmacologiche. Finora, tuttavia, non è disponibile alcun trattamento in grado di curare i pazienti, ma solo terapie o interventi che possono mitigare i sintomi e le difficoltà motorie. Inoltre, la gestione della malattia di Parkinson è complessa per una serie di ragioni, tra cui la mancanza di misure oggettive per valutarne gli esiti e per personalizzare i trattamenti, la presenza di sintomi motori intermittenti e la difficoltà di accesso a centri sanitari specializzati. Negli ultimi anni, i progressi della tecnologia hanno permesso di migliorare sempre di più la gestione della malattia e quindi la qualità della vita delle persone affette. Ad esempio, la telemedicina ha permesso di monitorare continuamente i sintomi delle persone con malattia di Parkinson, anche se sono nella propria casa o se vivono in località remote e non possono recarsi in ospedale. Inoltre, questa tecnologia può essere utilizzata anche per fornire interventi da remoto. Un settore importante riguarda la mobilità e la perdita di indipendenza delle persone con malattia di Parkinson. In questo senso, la telemedicina può essere utilizzata per ottimizzare la vita quotidiana dei pazienti, ad esempio attuando interventi per migliorare la capacità di camminare o forme di terapia a distanza per migliorare l’equilibrio e la stabilità posturale. Inoltre, la messa a punto di sensori indossati sul corpo, permette di monitorare le caratteristiche cliniche del paziente, come fluttuazioni motorie, tremori o disturbi dell’andatura e personalizzare sempre di più il trattamento.
Questi dispositivi hanno dimostrato anche di poter prevedere il decorso della malattia mediante il monitoraggio dei tremori e grazie allo studio dei movimenti degli arti superiori, di identificare problemi legati all'assunzione di cibo, di rilevare eventuali criticità attraverso l'analisi della scrittura e della digitografia. Recentemente, la realtà virtuale si è rivelata uno strumento promettente per la riabilitazione, in quanto è in grado di fornire stimoli in un ambiente virtuale controllato. Tuttavia, nonostante i progressi tecnologici, l’effettiva implementazione di queste innovazioni è ancora carente. Ciò è causato da diversi aspetti, tra cui le dimensioni ridotte dei campioni di soggetti inclusi nella maggior parte degli studi e i costi elevati.
UNA TUTA ROBOT PER MIGLIORARE LA FOG
Fino ad oggi non esistevano tecnologie robotiche specifiche per la FoG nella malattia di Parkinson. Questo, probabilmente, a causa della complessità del sintomo di congelamento della marcia, che comporta interruzioni biomeccaniche nella meccanica del cammino. Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine che, per ora, ha coinvolto solo un partecipante, ha permesso di mettere a punto e valutare l’efficacia di una tuta robotica nel migliorare l’andatura del paziente affetto da Parkinson. In sostanza, l’abbigliamento robotico provato dal paziente, progettato per assistere la flessione dell’anca, consisteva in fasce per le cosce, cinture in vita e spallacci, con degli attuatori e sensori montati sulla cintura. Gli attuatori generano il movimento di flessione dell’anca, mentre un controller eroga la forza corretta per il movimento. Lo studio è durato 6 mesi, durante i quali sono stati testati gli effetti della tuta sull’andatura. L’abbigliamento robotico ha dimostrato di migliorare significativamente e in modo immediato l’andatura del paziente. Un passo, quindi, non solo per il singolo paziente, ma per affrontare un’esigenza critica nella gestione della malattia di Parkinson nel suo complesso.
LE ALTRE TERAPIE
Come già accennato, la malattia di Parkinson non può essere curata, ma i farmaci possono aiutare a controllarne i sintomi. In alcuni casi, in cui la malattia è in stadi più avanzati, può essere consigliato l’intervento chirurgico. Inoltre, possono essere raccomandati cambiamenti nello stile di vita (in particolare, l’esercizio ae-robico regolare sembra apportare benefici). In alcuni casi, è utile anche la fisioterapia, soprattutto quando focalizzata sull’equilibrio e sullo stretching, mentre un logopedista può aiutare a migliorare i problemi del linguaggio. I medicinali possono aiutare a gestire i problemi di deambulazione, di movimento e i tremori. Si tratta, principalmente, di farmaci che sostituiscono la dopamina o ne aumentano i livelli (levodopa, agonisti della dopamina). Questi farmaci, tuttavia, possono causare effetti collaterali, come nausea, vertigini, insonnia.
LA STIMOLAZIONE CEREBRALE PROFONDA
La stimolazione cerebrale profonda, invece, rappresenta una procedura chirurgica che permette la stimolazione elettrica di punti precisi del cervello attraverso l’impianto di piccoli elettrodi, per ridurre i sintomi della malattia di Parkinson. Questo intervento viene spesso proposto alle persone con malattia in fase avanzata e che hanno risposte instabili a levodopa. Tuttavia, sebbene possa fornire benefici duraturi per i sintomi del Parkinson, non impedisce alla malattia di progredire. Tra i trattamenti più innovativi, gli ultrasuoni focalizzati sotto guida della risonanza magnetica (MR-guided Focused Ultra-Sound o MRgFUS) sono una terapia minimamente invasiva che sembra in grado di aiutare le persone con malattia di Parkinson a gestire i tremori. Gli ultrasuoni vengono guidati da una risonanza magnetica direttamente nell'area del cervello in cui iniziano i tremori. Grazie alla loro temperatura elevata, le onde ultrasoniche bruciano le aree cerebrali che contribuiscono allo sviluppo tremori.
Al momento, i progressi della medicina clinica insieme a quelli delle innovazioni tecnologiche sono già in grado di offrire un valido supporto per migliorare le capacità motorie e la qualità di vita dei pazienti con malattia di Parkinson. In futuro, ci aspettiamo ulteriori miglioramenti, soprattutto nell’adozione di queste tecnologie da parte di un numero sempre crescente di pazienti.