In alcune città del Brasile dove gioca l’Italia, seguita da molti connazionali, esiste un’allerta alta per la malattia trasmessa da una zanzara. Le precauzioni per evitare tutti i possibili contagi
I mondiali di calcio in corso oltreoceano fino al 13 luglio hanno riportato l’attenzione sulla dengue, la malattia virale trasmessa dalle zanzare del genere Aedes aegypti che nel nuovo millennio in Brasile ha fatto registrare più di sette milioni di infezioni. Come riconoscerla? Innanzitutto dalla febbre - anche elevata - che compare qualche giorno dopo la puntura dell’insetto. Seguono mal di testa acuti, dolori muscolari e, non sempre, sintomi gastrointestinali. La dengue è difficile da riconoscere nei bambini, in cui i sintomi possono anche essere assenti.
MEMORANDUM PER I TIFOSI
A tracciare una stima dei possibili nuovi contagi è stato l’istituto di climatologia di Barcellona, in uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases. Basandosi sulle medie dei casi passati, i ricercatori hanno così potuto tracciare una mappa del rischio epidemiologico nelle 12 città toccate dal mondiale, utile soprattutto per i tifosi provenienti da altri continenti che spesso della dengue sanno poco o nulla. È così emerso un rischio più alto per le città del Nord, compresa Recife: la capitale dello stato del Pernambuco, affacciata sull’oceano Atlantico, dove l’Italia affronterà la Costa Rica.
«È bene che i tifosi che si recano nelle aree dove l’allerta è alta sappiano che potrebbero tornare a casa con la dengue e costituire una fonte di contagio», afferma David Harley, zoologo ed epidemiologo del centro nazionale per l’epidemiologia e la salute della popolazione dell’università di Canberra, in un editoriale apparso sulla stessa rivista. Tutte le principali istituzioni sanitarie si sono mobilitate in vista dei mondiali in Brasile, dove il clima caldo, le piogge frequenti e l’aumento di turisti in un breve periodo di tempo rappresentano fattori in grado di favorire la diffusione delle malattie infettive veicolate dagli insetti.
Le zanzare scelgono le loro vittime in base alla temperatura corporea
QUALE PROFILASSI?
Al momento non ci sono vaccini o terapie specifiche per la febbre dengue: dunque la profilassi non è delle più agevoli. Meglio evitare gli allarmismi, però. Le autorità sanitarie brasiliane hanno provveduto con diversi mesi di anticipo a realizzare le uniche campagne di prevenzione possibili: quelle dirette contro gli insetti, realizzate in tutti gli aeroporti, gli stadi e nelle principali aree considerate a rischio.
Ma la procedura non permette di escludere il rischio. Per questo gli esperti consigliano di soggiornare in ambienti con aria condizionata e dotati di zanzariere, usare insetticidi, indossare abiti larghi e colorati dopo aver spalmato sul corpo prodotti repellenti: procedura da ripetere ogni tre ore, soprattutto se si suda intensamente. L’ultimo focolaio europeo della febbre dengue si è registrato poco più di un anno fa a Madeira, in Portogallo: tra il 26 settembre 2012 e il 3 marzo 2013 furono conteggiati 1080 casi di malattia, ma quelli probabili (non confermati dalle indagini di laboratorio) erano quasi il doppio.
ALTRE MALATTIE INFETTIVE
Non soltanto dengue, però. Tra le altre malattie trasmissibili dagli insetti, infatti, ci sono la malaria, la febbre gialla e la chikungunya: sebbene nei confronti delle prime due esistano delle procedure di profilassi ormai abbastanza consolidate. Ma lo European Centre for Disease Prevention and Control sottolinea anche come «in occasione dei mondiali in Brasile ci sia un rischio più alto di contagio da epatiti, ma anche da infezioni gastrointestinali e malattie sessualmente trasmissibili». Valgono, in questo caso, i dogmi della prevenzione: meglio evitare e il consumo di alimenti e acqua di cui non si conosce la provenienza.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).