A che punto siamo con la rete dei centri per il trattamento del dolore?
Il 2014 sarà un anno decisivo per la terapia del dolore. A quattro anni dalla promulgazione della legge 38 del 15 marzo 2010, che detta disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, le regioni dovranno promuovere la rete della terapia del dolore, suddividendo i centri, secondo il concetto di hub and spoke, (mutuando il termine dall’Aeronautica) ossia centri di primo livello (spoke) per le prime cure e di secondo livello, hub, per le cure di alta specializzazione.
A questo livello di programmazione non è giunta nemmeno la Lombardia che, in fatto di terapia del dolore, è una testa di ponte da quando i primi segnali di questo nuovo modo di trattare il dolore venivano praticati dal professor Vittorio Ventafridda e dal professor Mario Tiengo. “Ma non sarà cosa facile – ha spiegato Furio Zucco, esperto di terapia del dolore e presidente della Associazione Presenza Amica in occasione di un convegno organizzato all’ospedale Ca’ Granda-Niguarda di Milano dall’Associazione No pain - riprogrammare e riorganizzare le strutture che oggi in qualche modo si occupano già di cura del dolore, anche non oncologico. Avranno più vita facile le regioni che non hanno una rete, ma dovranno fare tutto nuovo”.
Comunque, qualcosa è stato fatto nell’applicazione della legge, ma si tratta perlopiù di azioni formative: sono stati istituiti master universitari di alta qualificazione e formazione per gli specialisti, le regioni hanno recepito i criteri di accreditamento delle strutture con un accordo comune. Tuttavia – aggiunge Paolo Notaro, anestesista rianimatore e dirigente del servizio di terapia del dolore all’ospedale di Niguarda - “l’applicazione della legge 38 è ancora drammaticamente parziale e la maggior parte della gente con dolore refrattario non sa a chi rivolgersi, non è a conoscenza della malattia che lo ha colpito e delle opportunità terapeutiche, tecnologiche, farmacologiche disponibili sul mercato.”