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Redazione
pubblicato il 27-05-2011

Il diritto di avere doveri



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Stili di vita sani e prevenzione aiutano a invecchiare bene, ma resta giovane nello spirito chi rimane aperto alla voglia di fare, di conoscere. Chi si chiede, come fanno i bambini: «E poi?»

Il diritto di avere doveri
Stili di vita sani e prevenzione aiutano a invecchiare bene, ma resta giovane nello spirito chi rimane aperto alla voglia di fare, di conoscere. Chi si chiede, come fanno i bambini: «E poi?»

Ricordiamoci che la vecchiaia  è una situazione biologica, e che la senilità non è la sua automatica conseguenza, ma ne costituisce la patologia.

La prevenzione in età avanzata quindi ha per obiettivo proprio quello di controllare la senilità, prevenendone le manifestazioni patologiche, con lo scopo dichiarato di «dare più vita agli anni».

L’invecchiamento è un processo complesso, lento e progressivo, che implica diversi fattori biologici, psicologici e sociali. Questi fattori sono in parte genetici, e in parte sono invece legati alla storia della vita di ciascun individuo. Perciò l’invecchiamento mette in gioco una grande varietà di componenti. Sul piano biologico, l’invecchiamento è legato alla senescenza delle cellule, che diventano incapaci di riprodursi e muoiono, ma allo stato attuale delle conoscenze ancora non si sa perché. La spiegazione della longevità di alcuni individui più fortunati sta probabilmente in un rallentata mento di questo processo di senescenza cellulare.

Ma come si può restare in buona salute in età avanzata? Innanzitutto, con esami periodici che possono permettere d’individuare tempestivamente problemi come la pressione alta, l’osteoporosi, la diminuzione della capacità uditiva e visiva. A tutti questi problemi la medicina attuale dà risposte efficaci in grado di mantenere negli anziani una buona qualità della vita. Qualità della vita è anche (o soprattutto) mantenere interessi, entusiasmo, curiosità. Il filosofo dell’invecchiamento Michel Philibert critica la rigidità dell’attuale modo di vivere nei Paesi sviluppati: l’individuo è preso come in una catena di montaggio e, per tutto il periodo prima degli studi e poi del lavoro, in genere non accompagna a queste attività alcun altro interesse, ritrovandosi alla fine senza nulla da fare quando va in pensione. Secondo me il principale diritto di un anziano è di avere dei doveri: doveri verso la società, verso la famiglia, verso i figli.

L’attività mentale e la coltivazione degli interessi sono importanti per combattere, nell’età avanzata, l’emergere di sentimenti multipli come per esempio il sentirsi inutili (con perdita dell’autostima), la sensazione di essere un peso per gli altri, la solitudine, il senso di abbandono. L’anziano che si trova in questo stato d’animo disinveste nella realtà esterna e attua un super-investimento su se stesso, con la conseguenza di allontanare parenti e amici. Anche la défaillance fisiche vengono vissute in modo drammatico, e a volte gli anziani in preda alla depressione confessano di avere la sensazione di possedere un corpo che sta diventando incontrollabile.

E’ perciò urgente cambiare il modello culturale e sociale secondo il quale viviamo: la vecchiaia è vuota perché gli anni precedenti lo sono stati altrettanto, anche se stress e lavoro hanno fatto sì che non ce ne accorgessimo. Resta giovane nello spirito chi rimane aperto alla voglia di fare, di conoscere. Chi si chiede, come fanno i bambini: «E poi?». Esiste un autoritratto di Goya, in cui raffigura se stesso – un vecchio curvo, con barba e capelli bianchi – su cui ha scritto, in alto: «Imparo ancora».

Umberto Veronesi

(tratto da Guida alla Prevenzione, Fondazione Umberto Veronesi e Corriere della Sera)


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