Altre News
Fabio Di Todaro
pubblicato il 08-01-2016

Fratture più frequenti tra i diabetici



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

La diagnosi precoce del diabete di tipo 1 e di tipo 2 è fondamentale anche per prevenire il danno osseo. Utili dieta e esercizio fisico. A rischio cinque milioni di italiani, perlopiù donne

Fratture più frequenti tra i diabetici

Troppi zuccheri nel sangue danneggiano le ossa. Potrebbero essere sintetizzate così le conclusioni di una metanalisi - strumento al vertice della piramide della medicina basata sull’evidenza - appena pubblicata sull’European Journal of Endocrinology. Il rischio di incorrere in fratture ossee è fino a sei volte più alto nelle persone affette da diabete di tipo 1. Ciò nonostante, sul rapporto tra la malattia e l’osteoporosi continua a esservi una generale carenza di attenzione. 
 

 

QUALE LEGAME TRA IL DIABETE E L’OSTEOPOROSI?

L’ultimo riscontro è giunto da un gruppo di lavoro della Fondazione Internazionale di Studi sull’Osteoporosi (Iof), impegnato a riassumere le evidenze che avvicinano il diabete di tipo 1 all’osteoporosi, condizione che nei prossimi dieci anni potrebbe risultare familiare a 34 milioni di donne: soltanto nel Vecchio Continente. Dalla revisione è emerso che il rischio di frattura più alto nei pazienti diabetici non è soltanto l’effetto della riduzione di densità minerale ossea, ma anche la conseguenza di un’alterata qualità nella sua matrice. In presenza della malattia autoimmune, infatti, l’attività degli osteoblasti - le cellule che si occupano della sintesi della matrice extracellulare dell’osso - risulta ridotta.

E anche il deficit di insulina conseguente al diabete sembra in grado di influire sul turnover dell’osso. Resta da capire come, ma nel frattempo «sono stati compiuti dei passi avanti sostanziali nella comprensione del rapporto complesso che lega il diabete alla salute delle ossa», afferma Serge Ferrari, docente di medicina interna all’Università di Ginevra e presidente della Fondazione Internazionale di studi sull’Osteoporosi. Dal momento che il diabete di tipo 1 insorge quasi sempre in età infantile, l’obiettivo è potenziare la prevenzione delle fratture nei più giovani.

MEDICINA DI GENERE: IL "CASO-OSTEOPOROSI" NELL'UOMO 

 

CONSIGLI PER PREVENIRE LE FRATTURE

Per farlo, sostiene Ferrari, occorre «seguire una dieta con un adeguato apporto di calcio e vitamina D. Ma anche l’attività fisica è molto importante. Aumentando gli esercizi con i pesi e controllando la glicemia si osserva un leggero miglioramento dei parametri ossei». Indicazioni che potrebbero essere valide anche per le persone che, in età adulta, scoprono di essere affette dal diabete di tipo 2. Come spiega Andrea Giustina, ordinario di endocrinologia all’Università di Brescia, «pure questa malattia si presenta come un fattore di rischio per le alterazioni della massa ossea, soprattutto a carico dell’anca e del femore.

La probabilità di incorrere in una frattura, in questi pazienti, è quasi doppia rispetto alla popolazione sana. Non ci sono differenze tra i due sessi, ma nei maschi c’è ancora scarsa consapevolezza di questo problema». Se nel diabete di tipo 1 è alterata la capacità dell’osso di formare nuovo tessuto, nel diabete di tipo 2 la massa ossea è spesso normale, ma a risultare compromessa è la qualità dell’osso. «L’eccesso di zuccheri nel sangue si lega alle proteine delle fibre collagene e forma un agglomerato gelatinoso denso, ma particolarmente fragile», chiosa Giustina. A complicare il quadro si aggiunge il fatto che il diabete di tipo 2 colpisce la popolazione anziana e si accompagna a complicanze neurologiche, vascolari, deficit visivi, problemi dell’orientamento e dell’equilibrio, sovrappeso.

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina