Harald Zur Hausen, Nobel per la medicina, parla del rapporto fra scienza e pace. A lui si deve la scoperta del nesso fra HPV e cancro della cervice
Science for Peace è il movimento fondato da Umberto Veronesi con il sostegno di 21 Premi Nobel per indagare le soluzioni che la scienza può offrire per prevenire i conflitti. «Tutti possiamo contribuire a costruire la pace. Gli scienziati hanno scelto di dare l’esempio», dice il professor Veronesi. Due sono i grandi obiettivi: 1) Diffusione della cultura di pace e superamento di tensioni tra gli Stati. 2) Riduzione degli ordigni nucleari e delle spese militari. Di seguito pubblichiamo le interviste ai relatori della Conferenza Mondiale di Milano, edizione 2011.
HARALD ZUR HAUSEN*, Premio Nobel per la medicina, interverrà il 18 novembre nella sezione “Prevenzione e cura delle grandi malattie” (ore 15,10).
*Harald Zur Hausen, 75 anni, già direttore scientifico del German Cancer Research Center di Heidelberg e dell’Associazione dei Centri di ricerca nazionali in Germania, ha ricevuto il Premio Nobel per la medicina nel 2008.
Professor Zur Hausen, può descrivere l’iniziativa o il progetto cui sta lavorando?
Attualmente sono molto coinvolto in progetti che cercano di identificare virus nei tumori umani diffusi. Nello specifico ci concentriamo sui tumori del sistema ematopoietico, così come sul cancro colo-rettale.
Perché ha accettato di partecipare al progetto di Science for Peace? Perché considera questo progetto diverso dagli altri?
Partecipo alla Conferenza Mondiale di Science for Peace, perché ritengo che l’argomento sia importante e sono interessato ad ascoltare l’opinione di altri colleghi. La scienza può influenzare la pace nel mondo, ne sono convinto. In questo momento sento in particolare che la medicina gioca un ruolo importante nel dialogo sulla pace, tuttavia ciò non è certamente compito solo di chi ha un’istruzione medica. La natura internazionale della scienza, e anche della medicina, può contribuire a ridurre le tensioni internazionali per creare uno spirito di cooperazione.
Fermiamoci alle ultime vicende che hanno coinvolto il Mediterraneo, quali sono i primi passi da compiere per ricostruire la pace in quei paesi?
Un punto importante sta nell’ educare i più giovani a ricevere il vaccino del virus HPV, lo human papilloma virus, e informarli sul rischio relativo all’HPV. A maggior ragione, dobbiamo promuovere le possibilità di prevenzione tra i funzionari della sanità, i medici, gli insegnanti e i genitori. E’ fondamentale rendere consapevoli gli adulti cui i giovani sono affidati.
Quali sono gli ostacoli quotidiani contro cui maggiormente si scontra?
L’introduzione del vaccino, così come i test per la rilevazione del DNA di HPV stanno attualmente portando cambiamenti nel programma di prevenzione dell’HPV e del tumore cervicale. La questione più rilevante relativa all’HPV, che dovrebbe avere la priorità assoluta nei paesi più poveri, è la riduzione dei costi. Attualmente il vaccino è più o meno inaccessibile per molte parti del mondo in via di sviluppo. In quel contesto noi dobbiamo realmente creare pressione al fine di ottenere una riduzione dei costi.