Parla Nadia Bizzotto, volontaria della Comunità Papa Giovanni, che ogni settimana incontra i detenuti nel carcere di massima sicurezza di Spoleto. Ostativa o comune, la pena senza fine non ha motivo di essere. Tanti sono davvero cambiati, a volte ci sembra che il loro delitto sia stato compiuto da un'altra persona.
Parla Nadia Bizzotto, volontaria della Comunità Papa Giovanni, che ogni settimana incontra i detenuti nel carcere di massima sicurezza di Spoleto. «Ostativa o comune, la pena senza fine non ha motivo di essere».
«Noi abbiamo con loro un colloquio ogni settimana, molti sono ragazzi di poco più di 40 anni e sono qui dall’età di 19-20. Si sono già fatti vari isolamenti, cioè in totale solitudine come prevede il cosiddetto 41 bis, e sanno che di qui usciranno solo da morti. Almeno diversi di loro, gli “ostativi”. Anche per gli altri la fine pena sul fascicolo è scritta “mai” o anche “31-12-9999”, ma possono sperare nei benefici di legge e di uscire almeno dopo 26 anni di detenzione».
A parlare è una volontaria del Servizio Carceri della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, Nadia Bizzotto, 46 anni, che porterà la sua testimonianza sull’ergastolo il 16 novembre alla Conferenza mondiale “Science for Peace” (Università Bocconi, Milano). Il “qui” di cui parla è il carcere di massima sicurezza di Spoleto cui accede in base all’art. 17 dell’Ordinamento penitenziario per colloqui individualizzati settimanali.
Chi sono e quanti sono gli ergastolani oggi? E cosa vuol dire ostativo?
Parto dall’ostativo. E’ una norma aggiunta, l’art. 41 bis, all’Ordinamento penitenziario dopo le stragi del 1992 (Falcone e Borsellino). Una norma di emergenza con cui si “osta”, ci si oppone a ogni beneficio per i colpevoli di reati associativi di particolare allarme sociale. A meno di una collaborazione totale.
Eh, sembra il minimo…
Ma c’è chi non fa i nomi per paura di vendette sulla famiglia o perché già ha sensi di colpa verso i figli e se parla, scatta il programma di protezione e li sradicano dalla loro vita. Con questo voglio dire: non tacciono per omertà mafiosa! E poi, sono qui da vent’anni, la malavita intanto è andata avanti, che legami hanno più da rivelare? Per non parlare degli innocenti che stanno zitti per forza, gli errori giudiziari esistono…
I numeri?
A fine giugno gli ergastolani erano 1546. In Italia si è convinti che “tanto escono tutti”. Invece ci sono più di cento detenuti che hanno superato i 26 anni di carcere oltre i quali puoi chiedere la libertà condizionale. I loro sono ergastoli ostativi, senza fine. E’ il giudice di sorveglianza che decide. Ma consideri quest’altra cifra: prima del 1992 eravamo a 250 ergastolani in tutto.
Sestuplicati in vent’anni. Come si spiega?
Da quell’epoca di stragi insieme all’inasprimento delle pene, all’applicazione del carcere duro col 41bis venne anche una maggiore facilità a dare l’ergastolo. Inoltre prima vigeva l’attenuante della giovane età, orano. Era difficile che si condannasse all’ergastolo un ventenne. Il senza fine mai toccava ai capi...
E come sono questi giovani ergastolani che voi vedete in modo continuativo?
In loro c’è la volontà di pagare (oddio, qualcuno si proclama innocente..) e di non sciupare più la loro vita. Alcuni hanno fatto veramente un cambiamento interiore, e i loro educatori lo documentano per cui avrebbero il “merito” richiesto dalla legge per i benefici di legge, ma… Sa, lo dice il professor Umberto Veronesi stesso: dopo vent’anni non si è più la stessa persona. A volte, conoscendoli, ascoltandoli, ci sembra che paghino una colpa commessa da un altro! Loro pure, alcuni, hanno questa impressione.
E voi, come Servizio Carceri, progetto “Oltre le sbarre”, che cosa vi proponete?
Intanto di essere la loro voce verso l’esterno. Loro sono dei sepolti vivi. Teniamo un blog per loro e la posta elettronica. Internet e mail sono escluse dal carcere. Lì può entrare solo carta. Quindi libri, bozze, lettere. Ci prestiamo per gli affidamenti in prova e per la detenzione domiciliare. Poi ci battiamo perché venga tolto l’ergastolo ostativo. Ma anche per l’abolizione dell’ergastolo comunque. Riteniamo che una persona abbia sempre diritto a sapere quando finirà la sua pena e che avrà una possibilità di rifarsi. Del resto l’art. 27 della Costituzione dichiara proprio che le pene devono tendere alla rieducazione. Non è concepibile una condanna che non finisce mai.
E come procedete con la raccolta di firme?
Potete chiederlo al professor Veronesi, è uno dei primi firmatari insieme con Margherita Hack. Poi ci sono don Ciotti, Gino Strada, Vauro, Cammilleri. .. Beh, vada sul sito, anzi invito tutti ad andarci, www.carmelomusumeci.com e lì si può firmare.
E se uno volesse avviare una corrispondenza con qualcuno dei detenuti di Spoleto? Chi è questo Carmelo Musumeci che dà nome al sito?
Eh, è un detenuto che però a luglio è stato spostato a Padova. Era qui da cinque anni. Un uomo che, entrato in carcere con la quinta elementare, è arrivato alla laurea. In giurisprudenza, logico. E’ lui che si occupa di tutti i ricorsi e i dubbi legali dei compagni. Ed è un uomo dotato di carisma. Perciò è diventato il portavoce, il simbolo, e il sito ha preso il suo nome. Però sono io a occuparmene, come pure seguo la posta ergastolani@apg23.org . Ho detto che i detenuti non possono accedere a Internet e, dunque, neanche alla posta elettronica.
E allora se uno volesse scrivere…?
Funziona così. Se ci arriva una mail la stampiamo e la portiamo dentro scritta su carta, ci danno la risposta scritta anch’essa su carta e noi, fuori, la riscriviamo e spediamo dal nostro computer. A proposito, ecco un altro sito degli ergastolani, anche se come dire? manualmente lo gestiamo noi, quello degli ostativi: www.urladalsilenzio.wordpress.com
Serena Zoli