I farmaci per la cura dell'epatite C ci sono, funzionano e sono disponibili per tutti i pazienti. Ora il vero obbiettivo è individuare chi non sa di essere positivo al virus
L'epatite C, in Italia, quasi non fa più notizia. Uno scenario inimmaginabile solo pochi anni fa quando, con l'arrivo dei primi antivirali realmente efficaci, il dibattito era totalmente incentrato sull'elevato costo dei trattamenti e su chi, per primo, doveva beneficiarne. Oggi la situazione è radicalmente cambiata e sono già quasi 200 mila gli italiani che hanno ricevuto gratuitamente il trattamento. Ora l'attenzione, finita l'emergenza, si sta concentrando verso il sommerso, ovvero verso quelle persone positive al virus ma che non sanno di esserlo perchè asintomatiche. Secondo uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, presentato nei giorni scorsi al congresso dell'American Society for the Study of Liver Diseases (AASLD), sarebbero circa 300 mila.
ELIMINARE IL VIRUS
L'epatite C è una malattia virale che colpisce prevalentemente il fegato. I danni a lungo termine causati dalla sua presenza sono cirrosi e carcinoma epatico. Non solo, essendo un'infezione cronica le persone positive sono maggiormente predisposte a diabete, insufficienza renale e malattie cardiovascolari. Eliminare il virus è fondamentale dunque sia per il benessere generale sia per ridurre la mortalità, indipendentemente dal danno al fegato.
NON PIU' INTERFERONE. L'ERA DEGLI ANTIVIRALI AD AZIONE DIRETTA
Sino a pochi anni fa l'unica cura era rappresentata dalla somministrazione di interferone e ribavirina. Purtroppo però il successo della terapia era inferiore al 50% e con pesanti effetti collaterali. Una situazione che si è sbloccata con l'avvento degli antivirali ad azione diretta, molecole che hanno rivoluzionato il trattamento dell'epatite C. Grazie ad essi -le combinazioni approvate ad oggi da AIFA sono 9- il virus può essere eliminato in oltre il 98% dei casi. Trattamenti altamente efficaci, con pochi effetti collaterali e della durata di poche settimane (la cura più breve arriva a durare solo 8 settimane).
ACCESSO GRATUITO PER TUTTI
Oggi, grazie all'arrivo di più farmaci sul mercato e all'ottima politica di AIFA nella negoziazione dei prezzi, tutte le persone positive al virus possono essere trattate gratuitamente. Uno scenario difficile da immaginare solo 5 anni fa, quando i costi erano proibitivi e l'accesso alle terapie possibile solo per casi di malattia molto avanzata. Ora che gli italiani trattati sono quasi 200 mila, il vero obbiettivo per arrivare all'eradicazione del virus è l'individuazione di quello che gli addetti ai lavori chiamano il sommerso, le persone affette dal virus che non sanno di esserlo.
300 MILA INFEZIONI SILENTI
Secondo uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, presentato ad AASLD, gli italiani da trattare sarebbero ancora 300 mila. Una stima che si basa su un modello epidemiologico volto a prevedere e quantificare quei gruppi di persone su cui focalizzare l'attenzione della politica sanitaria in tema di epatite C. Di questi 300 mila, circa la metà appartiene a quei gruppi che in passato o ancora oggi fanno uso di droghe per via iniettiva. Il 28% invece riguarda chi ha tatuaggi, prevalentemente effettuati tra gli anni '70 e fine anni '90. E' su queste persone che ora si dovrà concentrare la ricerca. Individuare l'epatite C, oggi, è semplice: basta un prelievo di sangue o l'analisi sulla saliva. Al ritmo dei pazienti trattati sino ad oggi, l'obbiettivo eradicazione entro il 2030 è un traguardo ampiamente alla portata.
Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.