Sperimentato con successo su 80 persone. Risultati promettenti ma da confermare su un più ampio numero. La strategia: spegnere la risposta immunitaria
Sperimentato con successo su 80 persone. Risultati promettenti ma da confermare su un più ampio numero. La strategia: spegnere la risposta immunitaria
Sconfiggere il diabete giovanile modulando la risposta immunitaria. E’ questa la nuova strategia messa in atto dai ricercatori della Stanford University School of Medicine. I risultati, pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine, sono davvero promettenti: il vaccino, testato per ora su 80 giovani malati, sembrerebbe aver dato ottimi risultati.
DIABETE- Il diabete giovanile è una patologia che colpisce prevalentemente in tenera età, solitamente prima dei 20 anni. La caratteristica in comune con quello di tipo 2, la forma più diffusa al mondo, è l’incapacità del corpo di abbassare i livelli di glucosio circolante nel sangue. Ma la peculiarità del diabete giovanile è quella di essere una malattia autoimmune: le persone che ne soffrono subiscono la progressiva distruzione, ad opera del proprio sistema immunitario, delle cellule del pancreas deputate alla produzione dell’insulina. Una situazione ben diversa dal diabete di tipo 2, caratterizzato dall’incapacità delle cellule nel rispondere all’insulina prodotta.
VACCINO- Partendo dall’osservazione del diabete come malattia autoimmune i ricercatori americani hanno pensato che forse, la strategia vincente per combattere la malattia, risiede proprio nella regolazione del sistema immunitario. Una strategia semplice e geniale: spegnere le cellule impazzite che distruggono il pancreas. Mentre i vaccini classici funzionano attivando la risposta immunitaria, questo vaccino funziona all'inverso, spegnendo la risposta immunitaria in modo selettivo, ovvero solo la risposta errata che causa la malattia.
LO STUDIO- Il vaccino in questione, somministrandolo a differenti dosi per 12 settimane, ha prodotto i seguenti risultati: le persone vaccinate sono state in grado di produrre più insulina rispetto a quelle non trattate. Le cellule “impazzite” che attaccano il pancreas sono risultate numericamente molto inferiori. Come spiega Lawrence Steinman «si tratta di un vaccino al contrario. Al momento stiamo organizzando un trial clinico più grande su un maggior numero di pazienti dopo aver visto gli ottimi risultati sui primi 80». Sempre secondo lo scienziato americano «il vaccino potrà funzionare su tutti quei pazienti diabetici di tipo 1 che, appunto, hanno ancora una qualche funzionalità del pancreas. Infatti, distruggendo i linfociti killer impazziti, il vaccino consente alle cellule produttrici di insulina residue di guarire». Non ci resta che aspettare i risultati su un più ampio numero. Se confermati saremmo di fronte ad una vera rivoluzione.
(Redazione Fondazione Veronesi)