La perdita di peso involontaria riguarda fino a 8 pazienti su 10 con un tumore in fase avanzata. Perché accade, come capire quando preoccuparsi e come trovare le soluzioni utili
Quando arriva una diagnosi di tumore e si intraprende un percorso di cura si entra spesso in una fase di grandi cambiamenti emotivi e fisici. Fra questi ultimi vi sono anche i cambiamenti nel peso corporeo, che possono essere significativi e non vanno mai sottovalutati. Quando i chili diminuiscono, e non perché ci si è messi “a dieta”, si parla di perdita di peso involontaria. Una situazione che gli oncologi conoscono bene.
QUANTI E QUALI PAZIENTI RIGUARDA?
Si stima che fino a 8 pazienti su 10 con un tumore in fase avanzata sperimentano una perdita di peso non voluta. È la manifestazione più evidente di cachessia, il disturbo nutrizionale correlato al cancro dovuto alle alterazioni metaboliche provocate dal tumore e dalle difficoltà ad alimentarsi causate dalla malattia e dalle terapie. Il 60-80 per cento dei pazienti con tumore avanzato può andare incontro a cachessia, che si può rivelare letale per il 20 per cento dei casi.
QUANDO È IL CASO DI PREOCCUPARSI PER LA PERDITA DI PESO?
Ma quando una perdita di peso è da considerare eccessiva o comunque un campanello d’allarme? Una perdita di peso involontaria e superiore al 5 per cento nell’arco di sei mesi è considerata clinicamente rilevante secondo i parametri condivisi dalla comunità scientifica internazionale.
CHI È PIÙ A RISCHIO?
Come evidenziato da un’ampia analisi coordinata dall’Università di Brescia e pubblicata su Nutrients nel 2021, «esiste un’ampia variabilità influenzata da età e fattori sociali, malattie concomitanti, tipologia di presa in carico (servizi territoriali o ospedali)». Molto dipende dalla tipologia di tumore, con la maggior prevalenza di malnutrizione in generale «nei tumori del pancreas, dell’esofago, i tumori gastrici ed epatobiliari, dell’area testa e collo e del polmone».
PERCHÉ VA MONITORATA E CONTRASTATA LA PERDITA DI PESO?
La perdita di peso è un parametro importante da monitorare e da contrastare, raccomanda Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico di Fondazione Veronesi, che sottolinea: «Anche nel caso di persone in sovrappeso l’ago della bilancia che si sposta non è sempre un bene, perché può essere l’effetto di una perdita di massa magra. Quindi la perdita di peso va valutata sempre con attenzione».
Molti studi hanno evidenziato le correlazioni fra il dimagrimento involontario e complicazioni nel percorso terapeutico. Fra gli altri guai, ricorda Dogliotti, «riduce la tollerabilità della chemioterapia e della radioterapia, è associata ad una maggiore tossicità dei farmaci; è associata ad un peggioramento nella qualità di vita, nella funzionalità corporea e nella sopravvivenza».
UN IMPATTO DIRETTO SULLA SOPRAVVIVENZA
Una ricerca cinese su oltre 8.800 pazienti con un tumore ha evidenziato che, all’aumentare della percentuale di peso perduta aumentano gli effetti negativi sui tassi di sopravvivenza. Con un rischio di esito negativo a 90 giorni doppio per i pazienti con una perdita di peso superiore al 10 per cento rispetto a quelli con una perdita di peso inferiore al 2 per cento. Inoltre sono state rilevate differenze di gravità associate ai diversi tipi di tumore:
- perdita di peso severa per i tumori di pancreas, stomaco, esofago, colon-retto, fegato e vie biliari;
- moderata per i tumori del polmone, nasofaringe, tumori ginecologici e urologici;
- lieve per i tumori del seno.
Secondo i ricercatori cinesi, una chiave importante in questi processi è l’infiammazione sistemica, comune negli organismi colpiti da un tumore. «La perdita di peso – scrivono gli autori – potrebbe essere un’importante manifestazione esterna della lotta fra il corpo e il tumore. Da un lato, l’infiammazione sistemica impatta direttamente sull’appetito dei pazienti oncologici, portando a una ridotta assunzione di cibo. Dall’altro, altera i processi metabolici» e aumenta il dispendio energetico.
CHE COSA SI PUÒ FARE
In primis è importante che tutti i pazienti siano seguiti, nel loro percorso di cura, anche sul piano nutrizionale. La perdita di peso deve essere valutata, tenendo traccia dei chili persi e dell’arco temporale in cui ciò si è verificato. È necessario l’attivazione di un supporto nutrizionale completo, che comprenda consigli su dieta e movimento da parte dello specialista e, quando necessario, la prescrizione di supplementi nutrizionali orali. «Si tratta di prodotti pronti all’uso, utili a supplire e integrare le carenze nutrizionali – spiega Dogliotti -. In questi casi possono essere utili ad esempio proteine per mantenere la massa magra, Omega3, o prodotti formulati che apportano nutrienti essenziali concentrati in poco volume di alimento/bevanda in modo che possano essere tollerati anche da chi soffre di inappetenza. È importante che questi prodotti vengano consigliati da uno specialista della nutrizione in accordo con l’equipe oncologica».
Fonti
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.