I pesci di grossa taglia assorbono più degli altri alcune sostanze tossiche come mercurio e diossina. Ecco perchè tonno e pesce spada andrebbero mangiati una volta la settimana
Il pesce è uno degli alimenti più sani della nostra varia dieta mediterranea. Le sue proprietà sono note da decenni. Oltre ad essere un'ottima fonte di proteine alternativa alle carni, è ricco infatti di sali minerali e vitamine, è facile da digerire e contiene un’altissima concentrazione di omega-3, gli acidi grassi che svolgono effetti benefici sul cuore e la circolazione, abbassando il livello di colesterolo. Il pesce dunque è si un toccasana ma, complice l'inquinamento dell'acqua nel quale cresce, è meglio assumerne sì, tre porzioni settimanali raccomandate dai nutrizionisti, ma con qualche piccolo accorgimento sulla quantità e sulla specie da preferire.
PERICOLO MERCURIO- Tra gli inquinanti che maggiormente è possibile trovare nelle acque marine, il mercurio è sicuramente quello che desta più preoccupazioni. I primi casi di contaminazione si ebbero negli anni '50 in Giappone. Buona parte della popolazione della Baia di Minamata cominciò ad essere affetta da una patologia a carico del sistema nervoso. La causa? L'ingestione di pesce ricco di mercurio pescato nelle acque in prossimità di una fabbrica che scaricava in mare il pericoloso metallo.
QUALI PESCI MANGIARE?- Secondo uno studio pubblicato un paio di anni fa dall'Unep (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente), nel Mediterraneo 9.400 industrie di 21 Paesi scaricano 85mila tonnellate di mercurio ogni anno. Parte del metallo può essere convertito dai batteri del fondo di mari o laghi in metilmercurio che, una volta assorbito rapidamente dal tratto gastrointestinale, può danneggiare il sistema nervoso se si accumula nel nostro corpo. Dal momento che il problema riguarda proprio il fenomeno dell'accumulo, esso dipende sia dalla quantità ingerita che dal tasso di inquinamento del pesce che ingeriamo. Per questa ragione più i pesci sono di grossa taglia e più assorbono l'inquinante. Tra quelli a rischio ci sono il tonno di grossa taglia e lo spada. I più piccoli, come alici, trote ed halibut, hanno invece vita breve e accumulano molte meno sostanze nocive. Nonostante ciò nessun allarmismo, basta non esagerare: bisognerebbe mangiarne almeno un chilo in sette giorni per superare il limite settimanale consentito (0,3 microgrammi per chilo di peso corporeo).
L'IMPORTANZA DELLA COTTURA- Oltre al mercurio, altre possibili fonti inquinanti sono rappresentate dalle sostanze tossiche prodotte dai microorganismi che vivono in simbiosi con il pesce. Fortunatamente molte di queste vengono distrutte con la cottura. In generale basta evitare le situazioni a rischio come l'ingestione di pesce crudo di provenienza non sicura per scongiurare intossicazioni.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.