La malattia è complessa e multifattoriale. Infondati finora i tentativi di identificare una causa scatenante. Vaccini e consumo di latte non hanno nessun riscontro scientifico nella genesi della patologia
Uno dei casi più lampanti di disinformazione scientifica è quello relativo all’autismo. Accanto alla famosa bufala della relazione tra vaccino trivalente ed insorgenza della malattia c’è il caso della potenziale associazione tra consumo di latte e severità dei sintomi.
Un legame privo di riscontri scientifici lanciato con una certa risonanza per la prima volta da PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) un'organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali.
Ma che cos’è l’autismo? Qual è la posizione della comunità scientifica?
UNA PAROLA, TANTE MANIFESTAZIONI
L’autismo è una patologia che insorge in età infantile: caratteristiche sono il deficit di comunicazione interpersonale e la presenza di movimenti ripetitivi e senza finalità. Una malattia complessa e variegata che comprende sintomi diversi da persona a persona tanto da essere definita come “disturbo dello spettro autistico”.
Grazie alle moderne tecniche di imaging la malattia comincia a farsi meno misteriosa: nel disturbo ad essere alterata è la comunicazione tra le aree cerebrali. Mentre in una persona sana il nostro cervello elabora input provenienti da diverse zone del cervello, gli autistici hanno difficoltà ad integrare le informazioni.
Una difficoltà a “comunicare” causata sia da un assottigliamento delle fasce nervose che connettono le zone sia difetti nelle sinapsi tra neuroni.
LA BUFALA DEL VACCINO
Proprio per la complessità dei sintomi è difficile stabilire una vera e propria causa scatenante l’autismo. Mentre la ricerca procede per piccoli passi qualcuno ha pensato di risolvere la questione “autismo” con spiegazioni semplicistiche e prive di riscontro scientifico.
E’ questo il caso di Andrew Wakefield, ex-medico inglese che in un controverso e poco chiaro studio del 1998 effettuato su 12 bambini mise in relazione alcuni disturbi intestinali associati all’autismo e il vaccino MPR (Morbillo, Parotite, Rosolia). Risultati palesemente falsificati – come dimostrato da un’inchiesta giornalistica - ritirati ufficialmente nel 2010 da The Lancet, la rivista che aveva pubblicato lo studio.
Una bufala a tutti gli effetti le cui conseguenze vengono pagate ancora oggi: ad un primo crollo delle vaccinazioni nell’anno immediatamente successivo il falso studio ad oggi si registra un ritorno dei casi di morbillo, chiaro sintomo delle mancate vaccinazioni. Molto dell’effetto è dato dalle informazioni sul web: una recente ricerca della Fondazione Censis afferma che il 48,6% dei genitori attinge dai social media le informazioni inerenti le vaccinazioni e oltre il 42% cerca informazioni sul web per decidere se far vaccinare o meno i propri figli. Una percentuale non trascurabile, il 7,8%, sceglie di non vaccinarli proprio a seguito di quanto letto in rete. E’ questa l’eredità di Andrew Wakefield.
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LA BUFALA DI PETA
La seconda bufala, certamente meno famosa ma più subdola, è opera dell’associazione per i diritti animali PETA. L’ente in questione, attraverso un articolo sul proprio sito web e grazie ad una campagna pubblicitaria, lo scorso anno affermò che il latte – oltre ad essere associato all’insorgenza di cancro e varie altre malattie - può aggravare i sintomi dell’autismo ed eliminandolo dalla dieta è possibile migliorare sensibilmente il quadro clinico. Un messaggio supportato effettivamente da due studi scientifici.
C’è un però: gli studi realizzati per verificare l’effettivo legame tra latte e autismo sono molti di più ma PETA decise di selezionare solo quelli a favore della propria tesi. Sul banco degli imputati ci sarebbe la caseina, una proteina ampiamente disponibile all’interno del latte. Secondo gli autori della bufala la caseina sarebbe tossica ma non esistono studi che affermino questa ipotesi. Un messaggio fuorviante che induce a pensare che il latte e i prodotti che lo contengono possano essere una delle cause dell’autismo.
Sull’onda della polemica generata da PETA la scienza si è messa silenziosamente al lavoro per verificare realmente l’ipotesi. Circa un anno fa è stata pubblicata una review - frutto dell’analisi di molti lavori che hanno indagato il presunto legame - i cui risultati sono stati trancianti: alla luce delle ricerche realizzate sino ad oggi non esistono prove della relazione latte-autismo. Non solo, negli studi che smentiscono tale ipotesi vengono segnalate come mal concepite e strutturate le ricerche citate da PETA.
LA COMPLESSITA’ DELL’AUTISMO
Per un disturbo così complesso come l’autismo ogni tentativo di liquidare la questione individuando una precisa causa risulta riduttivo. Ad oggi la scienza ha dimostrato che tra le cause all’origine della malattia la componente genetica sembrerebbe giocare un ruolo importante.
Un gene dell’autismo non esiste ma ci sono una serie complessa di mutazioni che in alcuni casi possono portare alla patologia, in altri abbassare la soglia di vulnerabilità e scatenarla in presenza di fattori ambientali (ad esempio l’inquinamento da metalli pesanti). Esistono poi casi dove sono solo questi ultimi a indurre la malattia. Una situazione complessa e variegata dove notizie non suffragate da riscontri scientifici non fanno altro che generare ancora più confusione tra le famiglie che ogni giorno devono confrontarsi con la malattia.
Se è comprensibile che genitori addolorati cerchino in ogni modo di migliorare la qualità della vita dei propri figli, va detto che finora non è stato dimostrato che interventi sulla dieta (ad esempio riducendo o eliminando latte e derivati e glutine) portano benefici. E’ importante, in ogni caso, che prima di modificare in maniera sostanziale l’alimentazione del proprio bambino ci si rivolga a un medico esperto.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.