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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 06-10-2014

La dieta “colpisce” anche in base al sesso



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Evidenziati i diversi effetti di uno stesso regime alimentare sulla flora intestinale di pesci maschi e femmine. Ancora da studiare le ripercussioni sull’uomo

La dieta “colpisce” anche in base al sesso

Può cambiare con la dieta o con un viaggio all’estero, in base all’attività sportiva che svolgiamo o ai farmaci che assumiamo. Le variazioni nella composizione del microbiota intestinale, l’insieme dei microrganismi che popola la parte centrale del canale digerente umano, sono oggi molto studiate perché considerate alla base di diverse malattie: dall’obesità al diabete, dalla sindrome metabolica alle patologie infiammatorie intestinali. Oggi, però, c’è un aspetto in più da considerare: il suo assetto potrebbe variare anche in base al sesso. Ciò vuol dire che se troverà conferma l’ipotesi di poter curare le suddette condizioni attraverso la dieta, occorrerà anche valutare l’intervento a seconda di chi ci sia di fronte: un uomo o una donna?


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COME CAMBIA IL MICROBIOTA

Oggi si è quasi certi dell’esistenza di un microbiota diverso in ognuno di noi. Le attuali conoscenze lasciano intendere che c’è una base comune che permette di applicare alcuni concetti su larga scala. Ma, se tutto il resto è estremamente variabile, è presto chiaro perché l’eventuale mappatura potrebbe fornire molti più spunti rispetto a quelli concessi all’inizio del nuovo secolo dalla scoperta del genoma umano.

Se il ruolo della genetica, della dieta e dell’epigenetica (l’insieme delle influenze regolate dall’ambiente esterno) era da tempo noto, mai era stato indagato il possibile effetto diverso di una dieta in base al sesso. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Austin, in Texas, e divulgata attraverso le colonne di Nature Communications. Dal lavoro è emerso che, a parità di dieta somministrata, i microrganismi che vivono nell’intestino reagiscono in maniera diversa: a seconda che siano ospitati da un maschio o da una femmina. I ricercatori hanno studiato i microbi dell'intestino in due specie di pesci (spinarello e persico) e nei topi, oltre a condurre un’analisi dei dati estratti da diversi studi condotti in precedenza sull’uomo. Dalle rilevazioni effettuate su pesci della stessa specie, dunque abituati a seguire diete pressoché identiche, è emerso che il microbiota ne risulta condizionato in maniera diversa: anche in base al sesso. Un’evidenza tutt'altro che sorprendente, se si considera che sulla composizione del microbiota ha un ruolo non trascurabile la genetica: la stessa che, in fase embrionale, determina il sesso di ogni individuo.

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DIETA SESSO-DIPENDENTE?

Trattare alcune malattie attraverso la manipolazione dei batteri presenti nell’intestino è una delle frontiere che la medicina sta percorrendo, prova ne è che il trapianto di feci - e quindi di batteri intestinali - s’è rivelato a più riprese efficace per curare le infezioni da clostridium difficile, diffuse negli ambienti ospedalieri. Molti aspetti restano ancora da chiarire, ma questi risultati suggeriscono che le eventuali terapie che mirano a migliorare la salute umana attraverso la dieta potrebbero tener conto anche del sesso del paziente. Perché gli uomini e le donne reagirebbero in modo diverso ai cambiamenti nella dieta non è ancora chiaro, ma sul tavolo ci sono un paio di ipotesi: la più concreta delle quali coinvolge gli ormoni sessuali, in grado di influenzare la popolazione microbica intestinale e probabilmente coinvolti nell’insorgenza di alcune malattie autoimmuni, più frequenti tra le donne.


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TOPI INADEGUATI?

Pochissime differenze, invece, sono emerse dal confronto delle diete somministrate ai topi, in base al sesso. Un riscontro che ha instillato un dubbio nei ricercatori: «Dal momento che il microbiota dei topi non ha reagito in maniera tanto diverse, tra i maschi e le femmine, viene il dubbio che gli studi condotti sull’argomento possano essere difficilmente estesi ad altre specie, a partire dall’uomo».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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