Spesso sottovalutato, il prediabete è una condizione che aumenta il rischio cardiovascolare. Nuovi studi giustificano gli sforzi per prevenirlo. Ecco come
Oltre a non sapere che comporta rischi, molte persone non sanno neanche che esista un prediabete. Invece una ricerca presentata alla 70° Sessione annuale dell’American College of Cardiology lancia una scoperta che – dicono – deve agire da “campanello di sveglia” sia per i medici sia per i pazienti. Risulta, infatti, che quanti hanno il prediabete sono a un più alto rischio di ictus, infarto e altri gravi problemi cardiovascolari. Intanto cos’è il prediabete? Una forma, come dice la parola, che può precedere il diabete di tipo 2 conclamato. Ma non sempre compie questo salto, trasformandosi. Si parla di prediabete se il livello di glicemia nel sangue è tra 100 e 125 mg/dl.
GUAI AL CUORE PIÙ FREQUENTI COL PREDIABETE
«Abbiamo visto che anche restando a questo stadio e non arrivando ad essere vero diabete, il prediabete, sempre ritenuto inoffensivo, può causare in diverse persone problemi cardiovascolari», specifica uno dei ricercatori, il dottor Adrian Michel del Beaumont Hospital-Royal Oak nel Michigan (Usa). «Ne consegue che dobbiamo cercare di prevenire anche il prediabete». Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (CDC) calcola negli Stati Uniti 34 milioni di diabetici, esattamente 1 su 10, ma vi accosta ben 88 milioni di persone col prediabete: 1 su 3. Non sono numeri di poco conto. Si sono verificati problemi cardiovascolari nel 18 per cento di casi di prediabete contro l’11 per cento della popolazione con la glicemia bassa, nell'arco dei 5 anni considerati.
IMPORTANTE PREVENIRLO
Riprende il dottor Michel: «Come medici, dobbiamo spendere più tempo nell’educare i nostri pazienti sul rischio della glicemia alta e sui rischi legati al cuore e cominciare molto prima con le terapie o somministrarne di più aggressive. Ripetendo i consueti consigli su una dieta salutare e sull’esercizio fisico». Il fatto preoccupante è che anche quando il paziente riesce ad abbassare il livello di zucchero nel sangue, non è detto che scompaia il rischio cardiovascolare. Tra queste persone pur “brave” viene colpito il 10,6 per cento rispetto al 6 per cento che non hanno né diabete né prediabete. «Ecco perché bisogna prevenire il prediabete da subito», ribadiscono i ricercatori americani.
LA RICERCA SU OLTRE 12.000 PAZIENTI
Lo studio è stato condotto su 12.691 pazienti in cura tra il 2006 e il 2020, di età tra 8 e 104 anni, seguiti nel tempo per 14 anni, tutti col prediabete. Il gruppo di controllo era all’incirca lo stesso numero. Tra le particolarità emerse c’è il maggior rischio dei maschi, delle persone di colore e dei pazienti con una storia familiare di disturbi cardiovascolari. Strano è parso il risultato per cui chi ha il prediabete ed è sovrappeso è più in pericolo di chi è obeso. «E’ un punto che dobbiamo approfondire», notano gli studiosi del Michigan. Si ritiene che il prediabete tocchi il cuore in quanto i livelli alti di glucosio nel sangue possono danneggiare e creare infiammazione all’interno dei vasi sanguigni, fino a restringerne la cavità e ostacolare così il flusso del sangue.
COME SI MISURA IL PREDIABETE?
Come il diabete, anche il prediabete si misura con vari test dello zucchero nel sangue: l’emoglobina glicata A1C, che riflette la media dello zucchero nel sangue negli ultimi 2-3 mesi (prediabete 5,7-6,4 per cento); la glicemia a digiuno da almeno 8 ore (prediabete 100-125 mg/dl); il carico orale di glucosio, dopo aver ingerito una bevanda dolce fornita dal medico (prediabete 140-199 mg/dl). I dati sono quelli dell’Associazione americana del Diabete.
IN UN CASO SU 3 DIVENTA DIABETE
«Sì, il prediabete possiamo definirlo una predisposizione che nel giro di 10 anni diventa diabete per il 33-35 percento dei casi – dichiara Stefano Del Prato, professore di Endocrinologia all’Università di Pisa e Presidente dell’Associazione Europea per lo studio del Diabete. «Va detto che le persone con prediabete sono più a rischio se hanno un fratello, un genitore, insomma un parente di primo grado con il diabete, sono in sovrappeso o obese, se hanno la pressione alta, un aumento dei trigliceridi». C’è un altro caso rischioso: «Se una donna partorisce un bimbo che supera i 4 chili».
COME TENERE SOTTO CONTROLLO LA GLICEMIA
Quando e quanto spesso occorre misurare la glicemia? «Dai 45 anni di età tutti gli anni; se si resta sempre sotto il valore 100 mg/dl, ripetere dopo 3 anni». Il Presidente dell’Associazione Europea per il Diabete continua: «Questo del Michigan è uno studio importante perché fatto con molte persone e per molto tempo. Conferma in modo forte cose che sapevamo già. Il prediabete anche se non si sviluppa in diabete è comunque un campanello che richiama l’attenzione sul sistema cardiovascolare. Si può definirlo la punta di un iceberg che spesso tende a far aumentare la pressione, crescere il peso e accumulare grasso sull’addome. Inoltre si accoppia spesso con l’insulino-resistenza. Eh, sotto la glicemia c’è tanto altro…».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.