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Alimentazione
Daniele Banfi
pubblicato il 22-11-2016

Fegato grasso: attenti a quanto e a quando mangiamo



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Per prevenire la steatosi epatica, o fegato grasso, conta anche il momento in cui si mangia. Gli esperti: mai saltare i pasti e evitare abbuffate notturne

Fegato grasso: attenti a quanto e a quando mangiamo

Gli addetti ai lavori la chiamano steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Nel linguaggio comune diciamo fegato grasso. Associata a diversi disturbi quali diabete, sindrome metabolica e ipertensione, questa condizione potrebbe facilmente essere prevenuta attraverso l'alimentazione. Ma più della quantità di calorie è fondamentale la tempistica. Il messaggio emerge da uno studio presentato al congresso AASLD (American Association on Liver Disease) da poco conclusosi a Boston: saltare i pasti - in particolare colazione o pranzo - per recuperare la sera espone maggiormente allo sviluppo della steatosi epatica. 

Pochi grassi e niente alcol per evitare il fegato grasso


STEATOSI EPATICA

Come spiega il dottor James Esteban, epatologo del Medical College of Wisconsin, «la steatosi epatica non è altro che un progressivo accumulo di trigliceridi all'interno delle cellule che compongono il fegato. Secondo i dati più recenti si calcola che nei Paesi industrializzati a soffrirne sia circa il 30% della popolazione. Non solo, il disturbo - complice l'aumento dell'obesità nei bambini - può presentarsi già in giovane età». La NAFLD, oltre a rappresentare la principale causa di insufficienza cronica del fegato, si associa ad obesità, diabete e ipertensione. Il fegato grasso, nel 20-30% dei casi, può evolvere in un'infiammazione cronica del fegato che spesso porta a compromettere l'organo. Ecco perché evitare l'accumulo di grasso in eccesso è più che mai fondamentale.

Steatosi epatica: è la quantità di cibo a fare la differenza


IL RITMO DEL FEGATO

Precedenti studi hanno dimostrato che il fegato funziona seguendo un ritmo circadiano di 24 ore. Partendo da questo presupposto, ovvero che l'organo lavora meglio in determinati orari della giornata, gli scienziati del Medical College of Wisconsin hanno voluto verificare l'accumulo di grasso in relazione a quando e quanto si mangia. «Nella società moderna -spiega l'esperto - un numero sempre maggiore di persone lavora su turni. Non solo, la mancanza di ore di sonno è un altro grande problema. Un cambio di abitudini che nel tempo, come dimostrano diversi studi, rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di diabete e obesità. Nella nostra ricerca mostriamo che nella genesi della statosi epatica l'orario e la cadenza degli spuntini giocano un ruolo chiave».

A COSA SERVONO I GRASSI?

LO STUDIO

Per arrivare al risultato gli autori dello studio hanno analizzato i dati provenienti dal Nutrition Examination Survey (NHANES III) che ha coinvolto oltre novemila persone. Valutando le abitudini alimentari e l'accumulo di grasso epatico è emerso che a parità di fattori di rischio, concentrare la maggior parte di calorie nella prima parte della giornata porta ad una riduzione dei trigliceridi accumulati a livello del fegato di oltre il 20%. Per contro, saltare la colazione e porta ad un aumento del 20%. Non solo, se invece viene saltato il pranzo, recuperato con abbondante cena, ci si espone ad un aumento del grasso immagazzinato nel fegato di oltre il 70% rispetto a chi segue il normale ritmo della giornata. 


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PREVENIRE A TAVOLA

«Il nostro studio - conclude Esteban - dimostra nuovamente l'importanza dell'alimentazione nella prevenzione della steatosi epatica non alcolica. La novità però riguarda i tempi e i modi con cui ci si alimenta: alla luce di queste evidenze, a parità di calorie, meglio spuntini frequenti, mai saltare i pasti ed evitare di mangiare a tarda notte».

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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