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Alimentazione
Donatella Barus
pubblicato il 12-09-2011

Ecco gli ospedali amici dei bambini



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Sono quelli che sostengono l’allattamento al seno. L’iniziativa, promossa da UNICEF e OMS in tutto il mondo, sta prendendo piede anche in Italia. E prevede un decalogo a salvaguardia di bimbi e madri.

Ecco gli ospedali amici dei bambini

Sono quelli che sostengono l’allattamento al seno. L’iniziativa, promossa da UNICEF e OMS in tutto il mondo, sta prendendo piede anche in Italia. E prevede un decalogo a salvaguardia di bimbi e madri

L’idea di realizzare un progetto per il riconoscimento degli «Ospedali amici dei bambini» nasce più di vent’anni fa. La piattaforma è una Dichiarazione congiunta OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e UNICEF presentata a Ginevra nel 1989. Il titolo del documento è di per sé un programma chiarissimo: L’allattamento al seno: protezione, incoraggiamento e sostegno. L’iniziativa «Ospedale Amico del Bambino» viene lanciata ad Ankara nel giugno 1991, in occasione di una riunione dell’Associazione Internazionale dei Pediatri. «Si usciva da un periodo, quello degli anni ’60 e ’70, di calo verticale dell’allattamento naturale a favore dell’alimentazione artificiale» spiega Leonardo Speri, coordinatore della task force UNICEF dedicata all’iniziativa.

«Contrariamente a quanto molti credevano – prosegue Speri – la situazione non era da imputare solo al marketing delle case produttrici di sostituti del latte, ma molte delle difficoltà delle neomamme erano legate alle metodiche usate in ospedale e a un accompagnamento alla nascita fortemente medicalizzato».

FALSI MITI - Sfatiamo i miti del latte «che non viene», del cesareo che impedisce, del seno che non è adatto, delle mamme di oggi che «non hanno più voglia». In Italia le donne che vorrebbero nutrire al seno i propri figli sono la stragrande maggioranza (95 per cento secondo dati del 2003), ma solo l’81 per cento lo ha fatto e ancora meno, il 65 per cento, ha avuto un periodo di allattamento esclusivo, senza sostituti (dati Istat).  Spesso non hanno trovato un sostegno adeguato al momento del parto e la tendenza si potrebbe invertire, suggeriscono UNICEF e OMS, compiendo 10 passi verso la salute di mamme e bambini.

PERCHE’ PREFERIRE IL SENO - «Il latte materno è l’alimento migliore per il neonato: la sua composizione cambia durante il giorno e nel tempo, seguendo i bisogni del bambino; nutre, disseta e rinforza il sistema immunitario contro malattie e allergie - chiarisce Leonardo Speri -. E’ il modo normale previsto dalla natura per l’alimentazione dei neonati». Promuovere l’allattamento materno significa «oltre che garantire da subito un miglior livello di salute, fare un forte investimento in prevenzione, dato che ormai ci sono evidenze scientifiche dell’impatto positivo contro l’obesità, le patologie cronico-degenerative, le malattie cardiovascolari». Le neo-madri che allattano, poi, in media recuperano prima la forma fisica, sono più protette da una nuova gravidanza, sono meno esposte a depressione post partum e tumori del seno. E non dimentichiamo che l’esperienza dell’allattamento, se vissuta serenamente, è un momento di profonda gratificazione per mamme e piccoli.

IL DECALOGO – «Nel nostro Paese c’è un’assistenza al parto di livello molto elevato, ma spesso il rapporto mamma-bimbo viene rigidamente istituzionalizzato, basti pensare ai bimbi tenuti all’interno del nido e all’allattamento ad orari fissi, strumenti utili in alcuni casi particolari, ma basati più sui ritmi dell’ospedale che su quelli del neonato» osserva Speri. Le regole stilate dall’UNICEF e dall’OMS puntano a rimettere la donna e il bambino al centro dell’evento-nascita. Formazione del personale e informazione per i genitori, possibilità di tenere il bambino in contatto pelle a pelle e quindi di attaccarlo al seno subito dopo il parto, di tenerlo con sé in camera anziché al nido (una pratica detta rooming in), di nutrirlo a richiesta e non a orari fissi, di evitare l’uso di routine di latte artificiale, glucosata e ciucci nei primi giorni, garanzia per le mamme di non essere lasciate sole dopo la dimissione, rispetto del Codice  Internazionale sulla Commercializzazione dei sostituti del latte materno che vieta la promozione di questi prodotti. Sono questi i punti salienti del decalogo.

PROMOSSI 20 MILA OSPEDALI – Ideata nel 1991, la Baby Friendly Hospital Initiative fu testata in 12 Paesi e lanciata l’anno dopo a livello mondiale. Oggi sono circa 20mila ospedali in più di 150 Paesi, con una grande diffusione in Svezia (quasi il 100 per cento degli ospedali è riconosciuto), in Norvegia, Danimarca, ma anche Nuova Zelanda, Slovenia, Macedonia. In Italia al momento attuale sono 22.

VALUTAZIONI RIGOROSE – Il riconoscimento è il risultato di un percorso impegnativo, che richiede la formazione del personale, l’informazione e l’aiuto pratico alle pazienti, oltre a cambiamenti concreti nella struttura. Ad esempio, spiega Speri: «E’ necessario che l’80 per cento delle mamme risponda correttamente a un questionario sull’allattamento (devono ricevere informazioni chiare ed efficaci) e lo stesso deve fare un campione preso a caso fra gli operatori sanitari. Dopo tanto lavoro, all’inizio degli anni 2000, ottengono il riconoscimento i primi ospedali italiani, in Veneto, a Bassano del Grappa e Soave. Ora sono 22, ma circa 80 punti nascita l’hanno posto come obiettivo primario e stanno lavorando sodo per raggiungere lo scopo. Ai grandi ospedali, in particolare, è richiesto uno sforzo non indifferente. L’ospedale Mangiagalli, a Milano, per esempio ha effettuato il corso di 18 ore dell’OMS dedicato all’argomento per oltre  350 persone».

OPPORTUNITA’, NON OBBLIGO - «Oggi non è facile, ma stiamo ottenendo risultati importanti. Oltre che con i pediatri, c’è accordo con i ginecologi, le istituzioni e l’opinione pubblica. Vogliamo anche un coinvolgimento degli anestesisti perché permettano il contatto pelle a pelle anche in caso di cesareo». Crescono i gruppi di auto-aiuto fra mamme e migliora sul territorio l’organizzazione dei servizi che seguono la nuova famiglia per i primi mesi di vita del bambino. «Parliamo di neonati che stanno bene e di mamme che vogliono dare il loro latte ai bambini, che sono la maggioranza. Offriamo opportunità e promuoviamo tra gli operatori un’attenzione a non creare sensi di inadeguatezza - tiene a precisare Speri - ma lo scopo è aumentare più in generale consapevolezza e sensibilità sulla salute materno-infantile ».

I RISULTATI - Negli Ospedali Amici dei Bambini il tasso di donne che allattano i neonati supera il 90 per cento, contro l’81 nazionale. Sul territorio il sostegno poi deve proseguire, come propongono i 7 passi del progetto gemello «Comunità Amica dei Bambini per l’allattamento materno». «C’è in atto anche un progetto di verifica, condotto dagli esperti dell’Unicef e dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste, che coinvolge 18 aziende sanitarie in Italia coordinate dall’Asl di Milano – conclude Speri -. Si vuole vedere se l’applicazione dei 7 passi funziona davvero, ossia se dura nel tempo e le mamme continuano a dare solo il proprio latte per i primi sei mesi, così come raccomanda l’OMS. Nel 2012 avremo i dati».

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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