I consigli degli esperti per evitare che da una reazione si possa arrivare allo shock anafilattico. Il problema in Italia riguarda due milioni di persone
Allergie pediatriche: dieci miti da sfatare
Colpiscono soprattutto i bambini, ma non sempre chi è al loro fianco è in grado di riconoscerle. Le allergie alimentari riguardano all’incirca due milioni di italiani, quasi quattro cittadini su cento. Il problema - che negli ultimi anni a più riprese ha riguardato, tra gli altri, lo schermidore Aldo Montano - è più comune nei primi tre anni di vita, periodo in cui rappresentano la prima causa di anafilassi in età pediatrica. La maggior parte delle reazioni in questa fascia d’età sono da imputare al latte vaccino e alle uova, mentre dai quattro anni in su alla lista si aggiungono nocciole e arachidi, cereali (soprattutto grano, mais e avena), frutta e soia. Anche il consumo di cibi etnici ha contribuito ad aumentare la quota di italiani allergici ad alcuni alimenti. Ma come riconoscere a scuola, a casa o al ristorante una reazione che potrebbe “nascondere” un’imminente anafilassi? I consigli che seguono sono redatti con il supporto dell’Associazione Allergologi Immunologi Territoriali Ospedalieri (Aaito).
In caso di reazione allergica grave, ecco le tre cose da fare:
1. Tempestivo riconoscimento della reazione in atto
2. Somministrazione di adrenalina e misure di soccorso
3. Tempestiva allerta del 118