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Alimentazione
Caterina Fazion
pubblicato il 15-03-2024

Disturbi alimentari: l’esordio è sempre più precoce



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I disturbi del comportamento alimentare colpiscono sempre prima. Dall’anoressia nervosa all’Arfid, scopriamo le problematiche dei più piccoli

Disturbi alimentari: l’esordio è sempre più precoce

Oggi, 15 marzo, ricorre la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per la sensibilizzazione sui Disturbi del Comportamento Alimentare che, in Italia, esordiscono sempre più precocemente. Abbiamo parlato con la dottoressa Valeria Zanna, responsabile dell'Unità Operativa Anoressia e Disturbi Alimentari dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per indagare le cause di questi esordi sempre più precoci e per comprendere l’importanza di un approccio specializzato e mirato.

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L’ESORDIO PRECOCE DELL’ANORESSIA

Insieme alla bulimia e al binge eating disorder, l’anoressia è uno dei disturbi alimentari più diffusi. Fino a qualche anno fa l’età tipica di esordio era tra i 14 e i 16 anni, oggi è scesa tra gli undici e i tredici anni. Dove sono da ricercare le cause?

«La fascia più colpita dall’anoressia continua ad essere quella dell'adolescenza, specialmente tra i 14 e i 16 anni, ma se fino a qualche anno fa i ragazzini e le ragazzine tra gli 11 e i 13 anni erano interessati solo perifericamente, oggi riscontriamo un aumento importante in questa fascia di età, specialmente nel sesso femminile. L'anoressia è un disturbo caratterizzato da un peso corporeo significativamente basso, dall'ansia legata all'aumento di peso, da una percezione distorta della propria immagine corporea e da un controllo eccessivo degli alimenti consumati e della forma del proprio corpo. Inoltre, la costante paura del giudizio basato sull'aspetto esteriore è un elemento sempre presente, per questo un uso sempre più anticipato dei social può essere considerata una probabile causa che concorre all’instaurarsi precoce di questa problematica. Le bambine vengono a contatto con un mondo basato sull’estetica che non sono in grado di osservare in maniera critica perché troppo piccole. Già in terza elementare, infatti, il 50% delle bambine denuncia un’insoddisfazione per il proprio corpo. Inoltre, il menarca, ovvero il primo ciclo mestruale, avviene prima rispetto a una decina di anni fa. Le bambine si ritrovano a fare i conti con un evento che le porta ad entrare dentro un corpo di donna, ma da un punto di vista emotivo e psicologico sono ancora bambine. Questo fenomeno, cogliendole impreparate, può contribuire all’instaurarsi di problematiche legate all’alimentazione».

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L’ARFID CHE COLPISCE I BAMBINI

Esiste un altro disturbo alimentare, meno conosciuto e piuttosto recente, che interessa bambini ancora più piccoli. Stiamo parlando dell’Arfid, il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo.

«I bambini che soffrono dell’Arfid, tendenzialmente più piccoli, tra i sette e i dieci anni, non mangiano, ma non hanno l'angoscia di ingrassare tipica dell'anoressia. Spesso abbiamo bisogno di ricoverarli perché sostanzialmente smettendo di mangiare, o comunque non mangiando a sufficienza, riportano un arresto della crescita e alterazioni sul piano organico come ad esempio la comparsa dello scorbuto, causato dalla mancanza di assunzione di vitamina C. I motivi per cui smettono di mangiare possono essere i più diversi. Possono aver sperimentato un trauma, osservato o vissuto in prima persona, legato ad esempio a un un cibo andato di traverso che li ha fatti spaventare e, per la paura che il fenomeno si ripresenti, bloccano l'alimentazione. Anche la paura del vomito a seguito di episodi infettivi può averli impressionati a tal punto da portarli a smettere di mangiare. Consideriamo che sono bambini piccoli e quindi il fenomeno della suggestione è abbastanza comune, ma perché si instauri questa condizione devono essere predisposti: bambini ansiosi, con un’emotività fragile oppure iporessici. Si tratta di bambini che da sempre manifestano uno scarso interesse per il cibo, solitamente sono bambini molto selettivi per cui mangiano solo alcuni cibi, magari di un unico colore, e non sopportano le contaminazioni tra pietanze diverse, denotando una struttura cognitiva rigida».

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COME TRATTARE L’ARFID

Il tipo di approccio per i bambini che soffrono di Arfid dipende dalla gravità della situazione.

«Quando bambini così piccoli smettono di mangiare necessitano di un intervento immediato dove spesso siamo costretti ad utilizzare un’alimentazione sostitutiva attraverso il sondino-naso gastrico per ripristinare una situazione sicura da un punto di vista medico. Successivamente, nel contesto del ricovero, lavoriamo per far riprendere ai bambini un'alimentazione spontanea, anche attraverso un intervento psicologico familiare. I genitori, infatti, aiutati da un nutrizionista esperto, rivestono un ruolo fondamentale nel percorso di educazione ai cibi e alla sensibilizzazione ai gusti».

 

L’IMPATTO DELLA PANDEMIA

I Disturbi del comportamento alimentare coinvolgono oltre 55 milioni di persone nel mondo, di cui 3 milioni in Italia: l'8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi. Nel determinare un esordio sempre più precoce di questi disturbi la pandemia ha avuto un ruolo importante.

«L’Arfid, fenomeno comparso negli ultimi decenni, ha raggiunto la sua massima espressione durante la pandemia, e in generale tutti i disturbi alimentari hanno visto un forte aumento in questo periodo. Durante la pandemia c'è stato un aumento generale dell'ansia che tutti noi abbiamo vissuto. I bambini sono come carte assorbenti: se vivono in un contesto dove respirano ansia, facilmente la esprimeranno attraverso dei sintomi, più o meno importanti. Anche il disturbo alimentare può essere l'espressione della condizione ansiosa che è comparsa in maniera più importante durante il periodo pandemico. I bambini sono stati a lungo lontani da scuola e dal contatto con i pari, magari si sono trovati a iniziare un nuovo ciclo scolastico proprio in questo delicato momento, perdendo così la loro traiettoria di sviluppo che non è così facile da recuperare. Tutti i cambiamenti che i bambini sperimentano, infatti, costituiscono momenti determinanti nel loro sviluppo, che affrontano attivando dei sistemi di adattamento. Se questo passaggio, già di per sé critico, avviene con una modalità un po’ traumatica, le cose potrebbero evolversi in maniera peggiore rispetto al normale. Come già detto, ricordiamo che per sviluppare un disturbo alimentare non basta vivere un momento critico o traumatico, ma i bambini devono essere di per sé predisposti».

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I NUMERI SONO RIENTRATI?

Oggi il numero dei casi è leggermente rientrato, ma non siamo ancora tornati ai livelli prepandemici.

«In day hospital al Bambino Gesù nel 2019 abbiamo visto circa 130 pazienti minorenni, nel 2021 siamo arrivati a un picco di 282 e oggi siamo a 250 con un incremento soprattutto della fascia di età 11- 13. Dobbiamo considerare che il day hospital è un serbatoio limitato e molti casi, meno gravi, tendiamo a rimandarli sul territorio. Per quanto riguarda i ricoveri, destinati a situazioni molto gravi, abbiamo avuto un picco massimo di 129 nel 2021, nel 2022 sono un po' diminuiti e nel 2023 sono tornati a 100. Nel periodo prepandemico, invece, i ricoveri erano circa una settantina».

 

L’IMPORTANZA DEI CENTRI DEDICATI

Fortunatamente, non tutte le situazioni richiedono un ricovero in un centro ospedaliero, ma possono essere gestite dal territorio attraverso centri dedicati.

«È fondamentale che i fondi continuino a essere stanziati perché per occuparsi di disturbi alimentari sono necessarie tante figure professionali differenti e soprattutto nell’età evolutiva è importante che il tipo di intervento sia specializzato. Non possiamo pensare che questi bambini rientrino negli stessi percorsi degli adulti perché le loro esigenze sono completamente diverse. Anche tra gli stessi bambini e ragazzi esistono differenze enormi a seconda dell’età sia in termini di problematiche sia di tipo di approccio da adottare. Anche solo un anno di distacco in questa fase della vita fa una differenza enorme».

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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