Solo il 2,5% delle coppie di neo-genitori decide di donare il sangue cordonale. Perché è importante la donazione? A che cosa serve? Quali sono le regole? Il 15 novembre la Giornata Mondiale
I genitori che scelgono di donare il sangue del cordone ombelicale in Italia sono ancora pochi, specialmente dopo il Covid. Perché questa pratica utile e poco invasiva è ancora così poco praticata? Forse non tutti conoscono gli importanti utilizzi delle cellule staminali emopoietiche contenute nel sangue cordonale che possono essere utilizzate per effettuare il trapianto in pazienti affetti da molte malattie ematologiche come leucemie o linfomi, e da malattie genetiche quali ad esempio l’anemia mediterranea.
QUANTI DONANO?
L’analisi dei dati, effettuata dal Centro Nazionale Sangue in occasione della Giornata mondiale del sangue cordonale, che ricorre il 15 novembre, rivela che, nonostante un andamento in termini assoluti che denota una lieve crescita, il dato percentuale è ancora molto basso. Secondo le rilevazioni del 2021 sono stati 250.980 i parti avvenuti nelle strutture attrezzate per la raccolta, mentre le donazioni di sangue cordonale sono state solo 6.277, ovvero il 2,5% del totale. Si tratta di una lieve ripresa rispetto al 2,1% registrato nel 2020. Siamo comunque ancora molto lontani dai livelli pre-Covid: basti pensare che nel 2019 la percentuale di coppie che aveva scelto di donare il sangue cordonale era del 3,8%.
LIEVE RIPRESA NEL 2022
Buoni segnali arrivano dai dati, seppure ancora parziali, del 2022. Tra gennaio e settembre le banche cordonali hanno registrato un aumento medio di circa il 2,3% della raccolta delle unità di Sangue Cordonale donate a fini solidaristici. Un dato che, se confermato dalle rilevazioni definitive, potrebbe essere indicativo soprattutto in considerazione delle stime dell’Istat che prevedono un ulteriore calo della natalità dopo il record negativo registrato nel 2021, quando per la prima volta l’indice dei nuovi nati non ha superato le 400mila unità.
LE POTENZIALITÀ DEL SANGUE CORDONALE
Le cellule staminali emopoietiche presenti nel sangue del cordone ombelicale, come quelle presenti nel midollo osseo e nel sangue periferico, sono progenitrici di tutte le linee cellulari del sangue: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine. Il trapianto di cellule staminali rappresenta una consolidata terapia salvavita per la cura di numerose e gravi malattie del sangue congenite e acquisite, immunodeficienze e malattie metaboliche. La donazione del sangue cordonale è dunque un interesse primario per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e la sua raccolta e conservazione è effettuata presso le banche del sangue di cordone ombelicale, strutture pubbliche accreditate presso il SSN a ciò preposte.
NON DIMENTICHIAMO DI DONARE
“La Giornata Mondiale del Sangue Cordonale che ricorre il 15 novembre – sottolinea la dottoressa Simonetta Pupella, responsabile dell’area tecnico sanitaria del Centro Nazionale Sangue – rappresenta un’importante occasione per accendere i riflettori su una risorsa essenziale, che sta rivestendo un numero sempre maggiore di implicazioni cliniche, come quella derivante dall’uso di cellule staminali emopoietiche da sangue cordonale. Questa giornata è un’occasione di raccordo tra contesto scientifico e mondo del volontariato associativo per continuare a progettare azioni congiunte di sensibilizzazione, ben oltre la data del 15 novembre, sull’importanza di una donazione che non ha perso di rilevanza scientifica ma che anzi continua a contribuire alla delineazione di nuove prospettive terapeutiche”.
COME AVVIENE LA RACCOLTA
Il Sangue Cordonale può essere raccolto esclusivamente in parti spontanei a termine non complicati e nei parti cesarei di elezione, che avvengono in assenza di indicazioni mediche o ostetriche, da personale sanitario addestrato e qualificato. La raccolta richiede pochi minuti e viene effettuata senza modificare le modalità di espletamento del parto, dopo che il cordone è stato reciso e dopo che il bambino è stato allontanato dal campo operativo e affidato alle cure che gli sono dovute. La procedura di raccolta, dunque, non comporta alcun rischio né per la madre né per il neonato e prevede il deposito del sangue in un’apposita sacca sterile. L’unità viene successivamente trasferita presso la Banca del Sangue Cordonale e sottoposta a una serie di controlli ed esami per definire le caratteristiche del sangue raccolto e stabilirne l’idoneità alla conservazione e all’uso terapeutico.
LE BANCHE DEL SANGUE
In Italia sono presenti 18 Banche del Sangue Cordonale, riunite nella rete ITCBN (Italian Cord Blood Network), ubicate presso ospedali pubblici o privati convenzionati con il sistema sanitario nazionale, distribuite in 13 regioni italiane. Ad esse fanno riferimento 270 punti nascita attrezzati per la raccolta solidaristica del cordone ombelicale, 40 dei quali operano nelle regioni in cui non è presente una banca cordonale.
COSA È CONSENTITO
Il Sangue Cordonale può essere raccolto per vari scopi:
- donazione a fini solidaristici;
- dedicato al neonato con patologia in atto al momento della nascita o evidenziata in epoca prenatale, o per uso dedicato a consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta o pregressa, che risulti curabile con il trapianto di Cellule staminali Ematopoietiche;
- dedicato a famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali sussistano comprovate evidenze scientifiche di impiego di cellule staminali del Sangue Cordonale;
- ad uso autologo, ovvero prelevato da una persona ed applicato sulla stessa, dedicato nell’ambito di sperimentazioni cliniche, approvate secondo la normativa vigente, finalizzate a raccogliere le evidenze scientifiche di un possibile impiego del sangue cordonale nel caso di particolari patologie.
COSA È VIETATO
- La conservazione ad esclusivo uso autologo in assenza di particolari patologie;
- l’istituzione di banche private sul territorio nazionale;
- ogni forma di pubblicità connessa alle banche private
È tuttavia consentita la raccolta del Sangue Cordonale a scopo personale e la sua esportazione in strutture private al di fuori del territorio italiano secondo le regole definite da uno specifico atto normativo.
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