Anche in età pediatrica la pressione arteriosa può giocare brutti scherzi. L'obesità fra i primi fattori di rischio
Spesso ci si immagina il nonno con la pastiglia sul comodino, ma l’ipertensione riguarda anche i più piccoli, e in misura tutt’altro che trascurabile. «Abbiamo scoperto che c’è un certo numero di bambini che ha una pressione arteriosa più alta rispetto alla gran parte dei loro coetanei. Si tratta di circa 5 bambini su 100», spiega Attilio Turchetta, responsabile del struttura semplice di Medicina Cardiorespiratoria e dello Sport dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
QUANDO E’ TROPPO ALTA?
Come indicato nelle linee guida della Società Europea sull’Ipertensione, si parla di ipertensione quando i valori pressori superano il 95° percentile, vale a dire quando un bambino ha la pressione sistolica e/o diastolica più alta del 95% dei suoi pari per età, peso e sesso (fra il 90° e il 95° si raccomanda un attento controllo). Ad accorgersene, spesso sono i pediatri di famiglia durante i periodici bilanci di salute.
I più piccoli possono avere anche 4 o 5 anni, in alcuni casi affetti da altre condizioni legate all’ipertensione («ad esempio malattie renali, cardiache, endocrine, diabete»). Proprio come accade per gli adulti, l’associazione più evidente è quella con i chili di troppo. «L’obesità è il primo fattore di rischio, ed è un parametro preoccupante» precisa Turchetta. «Conta anche la familiarità, compresa quella legata agli stili di vita: se un padre è fumatore e in sovrappeso è facile che anche il figlio sia sedentario e abbia problemi di bilancia.
LE CURE
Come in molte altre malattie, penso ad esempio all’asma bronchiale, le abitudini di tutta la famiglia sono determinanti. I genitori spesso si stupiscono quando sentono parlare di ipertensione. “Ma come, non è una patologia da vecchietti?”. No, può comparire anche da giovani e richiedere un intervento precauzionale o una terapia vera e propria». Nel primo caso si parla di migliorare il proprio stile di vita, adottare buone abitudini da mantenere nel tempo (leggi qui). «Questo è un punto cruciale che genitori e bambini devon o comprendere» precisa Attilio Turchetta . «L’ipertensione è una condizione cronica che sappiamo di poter migliorare anche con una alimentazione corretta e conun regolare esercizio fisico, ma non si tratta della medicina da prendere per una settimana e poi stop. Serve continuità».
GLI STILI DI VITA
I consigli, utili anche ai fini di prevenzione, sono semplici. «Ridurre il peso corporeo se in eccesso, ridurre il sale a tavola, fare più sport con regolarità, soprattutto attività aerobiche, a bassa intensità e lunga durata, come il nuoto, il tennis, le arti marziali, gli sport di squadra come il basket, il calcio o la pallavolo. Esattamente come per gli adulti, meglio evitare gli sforzi di breve durata e alta intensità, come l’uso di pesi, che di per sè tendono a far salire la pressione arteriosa».
LE TERAPIE
E se servono dei farmaci? «Un numero ristretto di casi più gravi, in media uno o due ogni dieci bambini ipertesi, ha bisogno anche di una terapia con farmaci antipertensivi. I medicinali sono gli stessi che si usano per gli adulti, con posologia e dosaggi adattati allo schema corporeo del bambino e un’estrema attenzione agli effetti collaterali dei farmaci, accuratamente discussi con i genitori».
LA DIAGNOSI
Anche la misurazione ha regole ad hoc per i giovanissimi pazienti. «In ambito pediatrico le regole sono state codificate di recente: ad esempio è importante che il medico usi un bracciale adatto (raccomandiamo che i pediatri di famiglia ne abbiano in studio di almeno 3 misure diverse), sul braccio non dominante (il destro se il bimbo è mancino e viceversa) e che il bambino sia tranquillo da almeno 3 o 4 minuti».
Fra gli strumenti utili per una corretta diagnosi è il monitoraggio della pressione nelle 24 ore (Holter), con un apparecchio da tenere al braccio per tutta la giornata. «Consente di rilevare i valori pressori più volte e in circostanze diverse, così da ottenere un valore più vicino alla realtà, al netto dell’effetto emotivo, delle variazioni fra il giorno e la notte, fra le attività di gioco o di studio ad esempio. Un altro esame, che fra l’altro piace molto ai bambini, è la prova da sforzo sul tappeto mobile. Per fortuna tutti i nostri test non sono traumatici e non provocano dolore».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.