Uno studio su oltre un milione di nati prematuri rassicura: due su tre sono pronti per la scuola. Come prevedere eventuali disturbi di apprendimento
I bambini nati prematuri saranno pre-maturi anche a scuola, a cominciare dalla scuola materna? Dovranno sempre arrancare dietro i compagni nati a gestazione compiuta? Questa è la grande preoccupazione dei genitori, ma un vastissimo studio americano porta una forte rassicurazione. Addirittura i due terzi dei nati ad appena 23-24 settimane di gravidanza si dimostrano pronti per la scuola materna quando è il momento. Quasi due su cento di loro riescono anche a primeggiare. Le differenze con i bambini nati a termine calano quanto più la durata della gravidanza si avvicina a quella fisiologica.
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MIGLIORARE IL SOSTEGNO
Lo studio è stato condotto da ricercatori della Nortwestern University di Chicago (Illinois) diretti dal dottor Craig Garfield, professore associato di Pediatria e di Sociologia medica, su oltre 1,3 milioni di bambini nati in Florida tra il 1992 e il 2002 con età gestazionali tra 23 e 41 settimane (la gravidanza normale si considera di 40 settimane). Gli studiosi hanno seguito negli anni il percorso scolastico vedendo il rendimento di ognuno per individuare l’associazione tra nascita prematura (e a quale stadio di prematurità) e le capacità di corrispondere al processo educativo. Da questa indagine longitudinale hanno dedotto le loro ottimistiche previsioni, pubblicando lo studio su Jama Pediatrics. Garfield lancia solo questa osservazione: «Non sappiamo se questi prematuri che abbiamo seguito fino a scuola abbiano avuto risultati così positivi perché aiutati da un forte sostegno della famiglia o degli insegnanti. In tutti i casi la nostra ricerca futura verterà proprio su quanto i genitori e i servizi sociali potranno fare perché i futuri prematuri sviluppino in pieno il loro potenziale».
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COS’E' LA PREMATURITA'?
Discutiamo di questa indagine in Florida con due esponenti della neonatologia di una dei più grandi reparti italiani. A loro chiediamo innanzitutto quali siano i “gradi” di prematurità. Risponde la dottoressa Silvana Gangi, neonatologa e responsabile del servizio di follow-up multidisciplinare della neonatologia della clinica Mangiagalli del policlinico di Milano: «Prematuri si dicono i nati sotto le 37 settimane di gestazione. Si definiscono “very preterm” i nati sotto le 32 settimane ed “extremely preterm” sotto le 28. Quelli con età gestazionale sotto le 25 settimane, che compaiono anche in questo studio, sono considerati al limite della vitalità. In sé la ricerca americana non dice niente di nuovo, che già non si sapesse e che abbiamo riscontrato anche noi, ma sicuramente il valore della ricerca è dato dai numeri imponenti della casistica».
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DALLA NASCITA ALLE ELEMENTARI
«Noi abbiamo condotto uno studio longitudinale su cento “extremely preterm”, nati sotto le 28 settimane, seguiti per almeno otto anni, spesso fino a 10 anni di età», aggiunge Odoardo Picciolini, fisiatra e responsabile dell’Unità di riabilitazione pediatrica. «Cento è un numero alto se si considera che i prematuri sotto le 32 settimane sono l’un per cento della popolazione. Ma se si considerano i bimbi sotto le 28, si tratta dello 0,3-0,4 su 500.000 nati. E questi bambini li controlliamo con valutazioni multidimensionali a un anno di età, a due, fino ai 10 anni».
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IL DISTURBO DELL’APPRENDIMENTO
Le visite che si susseguono nel tempo mirano a capire se c’è un disturbo specifico di apprendimento (Dsa): che si manifesta con dislessia, discalculia, disgrafia o disortografia. Il quoziente di intelligenza può essere nella norma, ma il piccolo ha delle difficoltà negli apprendimenti scolastici. «Il Dsa si riscontra nel due per cento della popolazione scolastica generale», spiega Picciolini. «C’è, quindi, bisogno di un insegnante di sostegno o di un progetto educativo individualizzato. I bambini col Dsa tra gli “extremely preterm” sono risultati il 24 per cento. Dunque, sotto le 28 settimane c’è un 24 per cento di possibilità di soffrire di un disturbo dell’apprendimento».
I SEGNI PRECOCI
L’impegno nella neonatologia del Policlinico va oltre. «Studiamo per capire se esistano indicatori precoci», spiegano Gangi e Picciolini. «Vediamo che i bambini che mostrano a distanza problemi cognitivi hanno cadute nella scala motoria a un anno, nella scala comportamentale a 2 anni, nella scala della manipolazione e della coordinazione occhio-mano a 3 anni». Prosegue Picciolini: «Se nei nostri bambini vediamo alcuni di questi indicatori, possiamo presagire che avranno difficoltà a scuola. Allora mettiamo in opera interventi precoci a scopo preventivo con tutte le figure che fanno parte del Servizio di follow-up: pediatra, fisiatra, psicologo, due terapisti. Un ventaglio di specialisti per i poliedrici bisogni del piccolo.
Fonti
Educational Performance of Children Born Prematurely, Jama Pediatrics
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.