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Pediatria
Francesca Morelli
pubblicato il 03-12-2013

E’ lo smog a rovinare la pelle dei bambini



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L’inquinamento causa dermatiti ed eczemi in tenera età. Le raccomandazioni degli esperti dell’Osservatorio mondiale della salute infantile

E’ lo smog a rovinare la pelle dei bambini

È ancora colpa dell’industrializzazione, di metalli pesanti emessi da marmitte catalitiche, di smog, fumo, traffico e perfino dell’acqua troppo dura e calcarea. Sono i risvolti della modernità pagati a caro prezzo dalla cute dei bambini, sempre più sensibile a dermatiti, eczemi, pruriti, allergie. Lo confermano gli esperti riunitisi a Gerusalemme nelle scorse settimane in occasione della 7° Conferenza Mondiale dell’International Network on Children’s Health, Environment and Safety, promossa da Paidòss (Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza).

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LA DERMATITE – Solo fino a un decennio fa, la dermatite atopica, la più comune delle malattie cutanee tra i piccoli di 2-5 anni, si risolveva spontaneamente entro il terzo anno di vita. Oggi se ne possono portare ancora i segni fino a 7 anni: complici i fattori ‘inquinanti’ di un ambiente sempre più malsano a cui si aggiungono fattori climatici (repentini escursioni termiche, vento, pioggia e umidità) anche fuori stagione. «Ad essi va aggiunto anche un ambiente domestico ricco di agenti irritanti - spiega Giuseppe Mele, Presidente di Paidòss - quali polveri, acari, contatto con l’epitelio del gatto e da una alimentazione con cibi meno salutari e più ricchi di allergeni. Queste componenti si assommano alla mutazione del gene per la Filaggrina (FLG), che era riconosciuto come il principale responsabile della dermatite atopica». Eppure nonostante una predisposizione scritta nel DNA, i più recenti studi attestano che quasi la metà dei bambini portatori del gene potrebbero anche non manifestare la malattia: segno del maggior peso, oggi, dell’azione ambientale. «Si ipotizza che proprio l'interazione fra fattori ambientali e genetici – continua Mele - possa portare al riacutizzarsi della dermatite atopica. Fondamentale è la prevenzione, anche su di una pelle sana».

PREVENZIONE – Sono infatti poche e poco risolutive le terapie (a base soprattutto di corticosteroidi topici) contro la dermatite. La prima azione è, dunque, educare i genitori ad acquisire comportamenti auto-gestionali corretti per evitare la comparsa della malattia o alle sue prime manifestazioni rappresentate da prurito, secchezza diffusa sulle mani e il viso, i più esposti agli agenti irritanti, o sulle gambe e le ginocchia per lo sfregamento degli indumenti. «E’ indispensabile – aggiunge Giuseppe Ruggiero, Coordinatore Scientifico di Paidòss – l’uso costante di creme emollienti per contrastare la secchezza e ripristinare la barriera cutanea e l’utilizzo, nel corso di bagni brevi (non più di 5 minuti), di detergenti specifici con o senza antisettici, un ph nei limiti fisiologici (circa 6), massaggiando poi la pelle del bimbo negli ultimi due minuti con degli oli per impedirne la disidratazione».

ALIMENTAZIONE – Non va trascurata neppure l’alimentazione dei piccoli, specie d’inverno, quando la pelle è meno nutrita dai benefici del sole e stressata da una dieta ricca di carboidrati e grassi. «L’alimentazione deve prevedere un maggiore apporto di frutta e verdure (per assumere vitamine e sali minerali) – conclude Mele - pesce, grassi di origine vegetale, fibre e cereali, arricchita da molta acqua e da un limitato consumo di bevande zuccherate».

Francesca Morelli

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