Nel dicembre 2017 si approvava la legge sul testamento biologico. Umberto Veronesi non la vide mai, ma 9 anni prima aveva redatto il suo. Ecco perché
Esattamente cinque anni fa venne approvata in via definitiva la legge che normava, finalmente, il testamento biologico o le cosiddette DAT, disposizioni anticipate di trattamento. Erano trascorsi quasi otto anni dalla morte di Eluana Englaro, la giovane in stato vegetativo la cui vicenda scosse l'opinione pubblica e costrinse gli italiani a parlare di diritti e di fine vita. L’articolo 4 della Legge 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore nel gennaio successivo, disciplinava le Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, consentendo al cittadino che volesse farlo di esprimere la volontà di ricevere o meno determinati trattamenti, se e quando fosse stato necessario.
Umberto Veronesi, scomparso nel 2016, non ebbe modo di vedere concretizzata una legge a tutela di diritti per cui si era battuto a lungo. Quello che segue è un suo testo apparso nel maggio 2009 nella sua rubrica "Pensieri", ospitata sulle pagine del mensile "Ok Salute e Benessere" dal 2008 al 2016. (La raccolta completa delle rubriche di Umberto Veronesi è pubblicata nel volume Scienza e futuro. Riflessioni sul progresso e l'umanità, ed. Tecniche Nuove 2022).
"Questo è il mio testamento biologico.
Ho scritto di mio pugno il mio testamento biologico un anno fa per tre motivi: le mie note convinzioni sulla libertà di disporre della propria vita, l’amore profondo per i miei familiari, che non voglio siano mai straziati dal dubbio sul che fare della mia esistenza, e la fiducia e il rispetto per i medici che si prenderanno cura di me.
So infatti, per esperienza personale, che per un medico oggi è fondamentale conoscere le decisioni del paziente, per poter curare in base alla concezione moderna della medicina, non più paternalistica ma condivisa, e per poter applicare il codice deontologico, che indica molto chiaramente come la volontà del malato vada sempre rispettata. Il medico oggi è un custode non solo della salute, ma anche dei diritti del malato; un depositario, quindi, prima di tutto, di alti doveri morali.
Faccio un appello a tutti i cittadini che, come me, rifiutano la vita artificiale, perché scrivano il loro testamento biologico, essendo fiduciosi nella protezione dei loro diritti da parte dei medici e della Costituzione italiana, che stabilisce per legge la libertà e il diritto di rifiutare le cure.
Ecco il mio.
Io sottoscritto Umberto Veronesi, nato a Milano il 28 novembre 1925, nel pieno delle mie facoltà mentali e in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue: in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante chiedo di non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico o di sostegno (nutrizione e idratazione). Nomino mio rappresentante fiduciario mio figlio Paolo Veronesi. Queste mie volontà dovranno essere assolutamente rispettate dai medici che si prenderanno cura di me. Una copia di queste mie volontà sarà depositata presso lo studio del notaio…."
Maggio 2009