Individuato il meccanismo che lega l’eccessivo consumo di grasso e l’insorgenza della neoplasia. Sul banco degli imputati le cellule staminali. Nuove tecniche di diagnosi precoce permettono di evitare il 30% delle colonscopie
Che una dieta ricca di grassi possa aumentare la probabilità di sviluppare un cancro del colon non è di certo una novità. Il meccanismo con il quale avviene però è sempre stato poco chiaro. Ora, grazie ad uno studio congiunto degli scienziati del Whitehead Institute e del MIT di Boston, tutto ciò non è più un mistero. L’alto contenuto di grassi induce le cellule staminali presenti a livello dell’intestino ad assumere caratteristiche tumorali. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature.
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ATTENZIONE ALL’ALIMENTAZIONE
Il cancro del colon è una delle neoplasie più diffuse in Italia. Ogni anno si calcola siano oltre 50 mila le nuove diagnosi di malattia. Le cause principali che possono favorire l’insorgenza di questo tumore sono gli stili di vita e la familiarità. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato che un consumo eccessivo di carni rosse, insaccati, farine e zuccheri raffinati, unito a una dieta povera di frutta e verdura può favorire l’insorgenza della patologia. Come spiega il professor David Sabatini, uno degli autori della ricerca, «una delle condizioni che maggiormente predispone all’insorgenza del cancro del colon è l’eccessivo consumo di grassi e la conseguente obesità. Partendo da questa relazione abbiamo voluto indagare a livello molecolare le ragioni del fenomeno». Precedenti studi hanno dimostrato che le cellule staminali intestinali, deputate modellare e mantenere in funzione una delle porzioni del corpo in continua attività, sono quelle maggiormente predisposte ad accumulare mutazioni genetiche che portano all’insorgenza del cancro.
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GRASSO E CELLULE STAMINALI
Per indagare a fondo il legame gli autori dello studio hanno sottoposto un gruppo di topi ad una dieta ricca di grassi. In particolare l’apporto lipidico è stato del 60%, ben oltre le quantità raccomandate. Gli animali, seguiti per 9 mesi, hanno accumulato una massa corporea superiore sino al 50% rispetto ai topi che avevano seguito una dieta classica. Inoltre nello studio si è osservato – e c’era da aspettarselo - che chi consumava più grassi aveva maggiori probabilità di sviluppare il cancro al colon. Analizzando il tessuto intestinale gli scienziati hanno constatato che una dieta ricca in lipidi aumentava enormemente il numero di cellule staminali. Non solo: fisiologicamente, in un intestino normale, le staminali sono regolate dal tessuto circostante. Nel caso di una dieta ricca di grassi invece le cellule staminali non rispondono più crescendo oltre la norma. Infine, altro dato da non trascurare, l’eccesso di grassi sembrerebbe conferire ad alcune cellule caratteristiche simili a quelle delle staminali. «I risultati ottenuti confermano che una dieta ricca di grassi predispone al cancro del colon. Ciò avviene sia perché aumenta il numero di staminali che possono accumulare mutazioni sia perché altre cellule acquistano capacità di staminali. Fattore comune in entrambi i casi è la capacità di queste nell’utilizzare il grasso – a differenza dello zucchero - per accrescersi e moltiplicarsi» conclude Sabatini.
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TEST MENO INVASIVI
Se sul fronte meccanismi molecolari la ricerca sta facendo passi avanti, anche su quello della diagnosi precoce giungono buone notizie. Lo screening attraverso la ricerca del sangue occulto nelle feci e la colonscopia sono esami utili a questo scopo. Negli ultimi anni però, complice la facilità di analisi del Dna, sul mercato si è affacciato un nuovo test (Cologuard) non invasivo in cui, analizzando l’emoglobina e il Dna presente nelle feci, è possibile stabilire l’eventuale presenza di tumore. Durante l’ultimo Convegno Nazionale delle Malattie Digestive FISMAD (Federazione Italiana Società Malattie Apparato Digerente) è emerso che la tecnica potrebbe ridurre del 30% l’utilizzo della colonscopia. Come? In seguito a positività per la ricerca del sangue occulto il paziente, sottoposto a Cologuard, se negativo potrà non effettuare la colonscopia.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.