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Oncologia
Caterina Fazion
pubblicato il 22-07-2024

Il talco è cancerogeno?



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La IARC ha inserito il talco nel gruppo 2A dei probabili cancerogeni. Quali sono i motivi? Cosa cambia? Possiamo ancora usare il talco?

Il talco è cancerogeno?

Dai primi giorni di luglio del 2024, il talco è stato riclassificato a tutti gli effetti come probabile cancerogeno per l’uomo, e non più come possibile cancerogeno. È stata la IARC, Agenzia Internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca sul Cancro, a inserire il talco nel gruppo 2A, lo stesso della carne rossa, togliendolo dal gruppo 2B. A cosa è dovuta questa decisione? Cosa cambia da ora in poi? È meglio evitare il talco?

 

PERCHÈ UNA NUOVA CLASSIFICAZIONE?

Il talco puro, fino a poche settimane fa, apparteneva al gruppo 2B della classificazione IARC: era dunque ritenuto di per sé non cancerogeno, e “possibilmente cancerogeno” per il tumore ovarico, solo se applicato nelle aree vaginali e genitali in generale. Ma perché il talco è stato riclassificato? Questo cambiamento suggerisce un aumento, rispetto al passato, del rischio di insorgenza del tumore ovarico se si utilizza il talco?

Secondo quando spiegato da IARC, il talco non è diventato più pericoloso, ma oggi abbiamo a disposizione maggiori dati che ci fanno pensare che un effetto tra utilizzo di talco e insorgenza di tumore ovarico ci possa essere. Il rischio dei singoli utilizzatori dipende poi da numerosi altri fattori come la durata dell'utilizzo, la dose e le modalità di esposizione, oltre alla frequenza del tumore con cui si ipotizza la correlazione.

 

LE EVIDENZE SCIENTIFICHE

Da anni si discute se l'uso del talco in polvere possa aumentare il rischio di tumore ovarico. La questione riemerge periodicamente quando vengono riportate sui giornali o in televisione notizie di donne che, dopo aver sviluppato il tumore ovarico, chiedono risarcimenti alle aziende produttrici di talco. Ancora prima di questa nuova valutazione della IARC alcuni studi mostravano un leggero aumento del rischio di tumore ovarico nelle donne che avevano utilizzato il talco nelle parti intime per numerosi anni, rispetto a quelle che non erano mai ricorse al suo utilizzo. Tuttavia, il riscontro casuale tra utilizzo di talco e insorgenza di tumore ovarico era diffcile da escludere a causa dei limiti metodologici di questi studi e della relativa rarità del tumore in questione.
 
Le prove che dimostrano la capacità del talco di provocare vari tipi di tumore negli animali da esperimento sono considerate sufficienti, mentre quelle che il talco possa causare tumore all'ovaio nelle donne restano limitate. Ma allora quali sono le nuove evidenze scientifiche che giustifichino il cambiamento nella classificazione del talco da possibile cancerogeno a probabile cancerogeno? Il cambiamento nella valutazione da parte dell'IARC deriva dalla scoperta, negli ultimi anni, di meccanismi cancerogeni del talco osservati nelle colture cellulari e in altri sistemi sperimentali. La rivalutazione delle prove disponibili ha portato un team di 29 esperti a concludere che il legame tra l'uso del talco e l'insorgenza di tumori ovarici, sebbene non certo, sia più probabile di quanto si ritenesse in passato.

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TALCO E AMIANTO: QUALE LEGAME

Quando si parla di talco spesso emerge un'associazione con l'amianto. Per quale motivo? Il legame tra questi due minerali è dovuto alla loro coesistenza naturale: entrambi, infatti, possono essere trovati nelle stesse formazioni geologiche, il che significa che il talco estratto dalle miniere può essere contaminato con fibre di amianto, se non viene adeguatamente purificato. La possibilità di questa contaminazione ha spinto le aziende a essere più attente e ad adottare misure rigorose per garantire la sicurezza dei loro prodotti. Le aziende che producono e commercializzano talco, specialmente in Europa, e specialmente per quello destinato all'uso personale, infatti, devono seguire standard di sicurezza elevati per evitare la contaminazione con fibre di amianto.

Nella precedente classificazione IARC si distinguevano il talco puro, ritenuto sicuro, dal talco contaminato da amianto. In questa nuova valutazione, invece, si è tenuto conto solamente del talco puro, mentre quello contaminato da amianto, o contenete fibre simili, rientra nella definizione di amianto, classificato nel Gruppo 1, ovvero cancerogeno certo per l’uomo. Per questo minerale esistono prove sufficienti che nell'uomo provochi mesotelioma e tumori del polmone, della laringe e delle ovaie. Esistono invece prove limitate del fatto che l'amianto causi tumori della faringe, dello stomaco e del colon-retto.

 

A CHE COSA SERVE IL TALCO?

Quando parliamo di talco ci viene subito in mente il suo diffusissimo utilizzo per l’igiene dei neonati: applicato dopo il bagnetto e il cambio del pannolino serve per mantenere la pelle asciutta e profumata, e per prevenire irritazioni. Sono anche molti gli adulti che lo utilizzano, ad esempio dopo la doccia, in particolare le donne che lo applicano nelle zone intime per mantenerle asciutte e fresche, per ridurre l'umidità e prevenire sfregamenti e irritazioni. È proprio questo diffuso utilizzo che ha portato alla preoccupazione riguardo a una possibile correlazione con il tumore ovarico. Il talco, tuttavia, è un minerale versatile che viene utilizzato in una vasta gamma di applicazioni industriali e prodotti per la cura personale, oltre alla polvere di talco che tutti consociamo: parliamo ad esempio di ciprie, terre, ombretti. Il talco contenuto in questi prodotti ne migliora numerose caratteristiche come la durata, la consistenza, la luminosità e la facilità di applicazione.

 

POSSIAMO ANCORA USARLO?

Nonostante le numerose polemiche e alcuni ritiri dal mercato dovuti a cause milionarie che hanno coinvolto importanti aziende produttrici di talco, specialmente negli Stati Uniti, numerosi prodotti di vari marchi sono ancora disponibili in commercio. Possiamo usarli o è meglio evitare?

Risponde alla domanda la FNOMCeOla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, attraverso le parole di Roberta Villa: «per i consumatori, la riclassificazione del talco come prodotto probabilmente cancerogeno implica una maggiore consapevolezza che la sua eventuale pericolosità non è legata solo a una eventuale contaminazione con amianto». «Non abbiamo tuttavia prove che il contatto con la pelle sia da evitare, mentre è certamente sconsigliato usare il talco – di qualunque marca – all’inguine o a livello dei genitali. Il prodotto deve inoltre essere sempre tenuto lontano dalla bocca e dal naso dei bambini sotto i 3 anni per il rischio che possa provocare altri problemi respiratori. In ogni caso, per maggiore sicurezza, chi lo desidera può sostituirlo con prodotti analoghi a base di amido di mais».

Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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