Prevenzione rafforzata con l’introduzione di un nuovo preparato che offre maggiore copertura. I risultati pubblicati dal New England Journal of Medicine
La scoperta gli è valsa il premio Nobel per la medicina nel 2008. Un’intuizione che ha cambiato radicalmente la prevenzione dei tumori del collo dell’utero. Stiamo parlando di Harald Zur Hausen, medico tedesco che per primo ha scoperto la relazione tra infezioni da papilloma virus e aumentato rischio di sviluppo del cancro della cervice. Un’evidenza che ha permesso lo sviluppo di vaccini in grado di prevenire lo sviluppo della neoplasia. Oggi, a distanza di anni, la copertura del vaccino aumenta proteggendo la persona da molte più varianti del virus associate al tumore. A rivelarlo è uno studio su oltre 14 mila donne pubblicato sul New England Journal of Medicine.
IL TUMORE DELLA CERVICE
Il tumore della cervice uterina è stata la prima neoplasia ad essere riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad una infezione: essa è infatti causata nel 95% dei casi da una infezione genitale da Hpv. In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono a causa di questo tumore. Esistono circa 100 tipi di papillomavirus differenziati in base al genoma. Alcuni sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi (specie tipo 6 e 11), altri sono in grado di produrre lesioni potenzialmente in grado di generare il tumore della cervice uterina (specie tipo 16 e 18).
PREVENZIONE CON IL VACCINO
Ad oggi sul mercato esistono due vaccini in grado di agire contro il papillomavirus. Quello bivalente, in grado di proteggere contro il genotipo 16 e 18, e il quadrivalente che offre una protezione aggiuntiva contro la forma 6 e 11. Vaccini che hanno contribuito nel giro di poco tempo, soprattutto se somministrati alle adolescenti prima dell’inizio dell’attività sessuale, ad abbassare sensibilmente (98%) il rischio di sviluppare la malattia.
AUMENTA LA COPERTURA
Purtroppo tra i genotipi ad alto rischio ci sono anche numerose altre specie. Ecco perché estendere la copertura ad altre varianti del virus potrebbe essere una strategia efficace nella lotta all’HPV. Tra questi, pur essendo meno diffusi, ci sono i genotipi 31, 33, 45, 52 e 58. Da alcuni anni in via sperimentale è stato prodotto un nuovo vaccino, 9-valente, che è l’unione del vecchio quadrivalente alle nuove varianti. Testato su 14 mila donne di età compresa tra i 16 e 24 anni il nuovo preparato si è dimostrato sicuro e in grado di generare una protezione anticorpale contro tutti e 9 i genotipi di HPV. Approvato da poco dall’FDA, l’ente regolatorio americano che autorizza l’immissione sul mercato dei farmaci, il vaccino è stato definito dal New England Journal of Medicine una vera e propria pietra miliare nella prevenzione del cancro dell’utero.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.