A Milano la prima cattedra in cure palliative. In Italia oltre mezzo milione di adulti e 35.000 bambini ne hanno bisogno, ma la copertura si ferma al 25 per cento
A Milano, la prima cattedra di Cure Palliative in Italia. È l’Università Statale, in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori, a rendere finalmente concreta una svolta attesa da anni. Nel nostro paese infatti più di mezzo milione di adulti e 35.000 bambini e ragazzi hanno bisogno di cure palliative, di assistenza, risorse e soprattutto di personale preparato.
LE CURE PALLIATIVE IN UNIVERSITÀ
I futuri medici saranno formati alle cure palliative con moduli specifici previsti durante il corso di Laurea in Medicina e durante la scuola di specializzazione che è in via di attivazione. Titolare dell’insegnamento è il professor Augusto Caraceni, direttore Cure Palliative, Terapia del dolore e riabilitazione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Perché l’avvio di un percorso di formazione universitaria è importante? E a che punto siamo con le cure palliative in Italia? Se ne è parlato l’11 novembre all’Università Statale di Milano nel corso della tavola rotonda La sfida delle cure palliative: un impegno per l’Università: un’articolata riflessione con numerosi esperti sul significato delle cure palliative e sulle loro ricadute concrete sulla vita dei pazienti, delle loro famiglie e sulla professione del medico e del personale sanitario.
CHE COSA SONO LE CURE PALLIATIVE
Dal to cure al to care perché quando non è possibile guarire il paziente bisogna prendersi cura della sua malattia, della sua persona e del mondo che gravita intorno a lui. Le cure palliative costituiscono un mondo complesso e prevedono un approccio multi disciplinare, fatto di competenze tecniche, di esperienza, di lavoro di équipe, di sensibilità ed empatia.
FARMACI MA NON SOLO
Un aspetto importante è la gestione del dolore. Dal punto farmacologico in senso stretto, «di medicinali per sedare il dolore ce sono parecchi», spiega il professor Caraceni, «e vanno dagli analgesici più blandi agli oppiacei derivati dalla morfina. Vengono utilizzati in base a specifiche scale di misurazione dei sintomi e in relazione alle esigenze del singolo paziente. Vengono, insomma, cuciti e calibrati su misura». Ma cure palliative vuol dire entrare in relazione stretta con il malato, comprendere il suo dolore che è fisico e psicologico insieme. Ed è proprio questo il senso profondo delle cure palliative che «costituiscono il modo migliore per rendere omaggio al nostro essere uomini», come ha sottolineato in apertura del convegno Elio Franzini, rettore della Statale di Milano. Tema nodale, ampiamente ripreso da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e sottolineato pure dal professor Philip Larkin, presidente dell’Associazione Europea per le cure palliative che ha incentrato il proprio intervento su due aspetti cruciali in questo ambito: il lavoro di équipe e la compassione.
CHI HA BISOGNO DI CURE PALLIATIVE?
Quante persone hanno bisogno delle cure palliative? E chi sono? Secondo la più recente ricerca a disposizione, ossia quella di Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) Bocconi, diffusa da VIDAS (Associazione che supporta e aiuta i malati inguaribili) ogni anno in Italia oltre 543.000 persone adulte necessitano di cure palliative, ma il tasso di copertura del bisogno si ferma solamente a circa il 23 per cento. Per quanto concerne l’ambito pediatrico, la situazione è ancora più complessa. Si stima infatti che, su oltre 35.000 minorenni bisognosi di cure palliative, solo il 5 per cento riesca ad accedervi.
GLI HOSPICE: ANCORA POCHI E MAL DISTRIBUITI
Un punto critico sono gli hospice, strutture socio-sanitarie residenziali di assistenza ai malati che non possono essere curati dai propri familiari. «Gli hospice in Italia - fa presente Gianlorenzo Scaccabarozzi, direttore Dipartimento della Fragilità dell’Asst di Lecco - sono 240 e si tratta di realtà diffuse in maniera disomogenea. Le regioni che risentono di una maggiore carenza sono Campania, Marche e Liguria». E ad avere bisogno delle cure palliative non sono solo i malati oncologici o i malati terminali, ma anche adulti, in particolare anziani, e bambini che convivono con malattie croniche, come ha sottolineato il professor Gianvincenzo Zuccotti, prorettore per i rapporti con le Istituzioni Sanitarie-Università degli Studi di Milano.
UNA FORMAZIONE AD HOC
Fino ad oggi, nessuna formazione universitaria specifica è stata richiesta a garantire la professionalità di medici, infermieri e di tutti coloro che gravitano intorno al letto del paziente. Sono disponibili solo corsi Master non obbligatori. La gestione del dolore invece, data la sua complessità, richiede competenze molto specifiche e mirate. Il professor Giandomenico Borasio, neurologo, antesignano delle cure palliative in Svizzera e direttore della cattedra di Medicina palliativa dell'Università di Losanna, ha messo in evidenza le resistenze, enormi, nei confronti delle cure palliative, dettate soprattutto da motivi economici. «Le cure palliative non generano gli stessi profitti di altri trattamenti - ha dichiarato - e mediamente il 40 per cento dei costi sanitari, per ogni singola persona, si riferisce agli ultimi due anni di vita con percorsi che possono anche arrivare all’accanimento terapeutico. Le cure palliative costituiscono invece il modo migliore per tenere a bada la sofferenza, gettando ponti tra la medicina e le altre facoltà e insegnano ad essere medici migliori». Intanto a Monaco è attiva una cattedra di assistenza spirituale per le cure palliative, la prima in Europa. Si tratta di «una cattedra ecumenica» gestita da un gesuita cattolico e da un pastore protestante.
BREVE STORIA DELLE CURE PALLIATIVE IN ITALIA
In Italia la storia delle cure palliative ha inizio negli anni Ottanta quando la Fondazione Floriani, in collaborazione con la Sezione Milanese della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, è stata la prima a istituire un servizio, noto appunto come “modello Floriani” per assistere gratuitamente a domicilio i malati inguaribili e le loro famiglie. Si trattava di un modello di cura e assistenza rivoluzionario che prevedeva l’intervento di un’équipe multidisciplinare di professionisti qualificati, coordinati e reperibili con l’ammalato al centro di un percorso terapeutico per garantirgli il suo benessere psicofisico globale. Un altro tassello importante della storia delle cure palliative è la Legge 39 del 1999 (legge Bindi) che prevedeva la realizzazione di 188 hospice, anche se ne sono stati in realtà attivati meno del 60 per cento, a ben dieci anni di distanza della promulgazione della Legge stessa. Nel 2010 è stata poi emanata la Legge 15 marzo 2010, n. 38 concernente Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Si tratta di una legge fortemente innovativa, tra le prime in Europa, con lo scopo di garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del malato, nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Il fine ultimo, quello di assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona umana e la qualità e appropriatezza delle cure.
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Fonti
Paola Scaccabarozzi
Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.