Professor Hobson, perché sogniamo?
Professor Hobson, perché sogniamo?
“Sapevo che sarebbe stata la prima domanda. Chiariamo subito: non c’è un’interpretazione scientifica dei sogni”.
E subito un’aggiunta altrettanto affilata e certa: ”L’interpretazione psicologica dei sogni non è scienza, è letteratura”.
Chiariti questi due punti fermi, via con le ipotesi. Quelle a cui sta lavorando uno dei massimi specialisti della fase REM del sonno, i periodi in cui si sogna, ora professore emerito di Psichiatria alla Harvard Medical School, in America. Ma all’inizio lo scienziato sorprende tutti parlando in italiano. Per scusarsi di non poter fare la relazione e rispondere alle domande nelle nostra lingua: “Ho cominciato a 50 anni a impararla, troppo tardi, il cervello è più lento. Scusatemi”.
Così si sa che ha sposato un’italiana e che passa dei mesi ogni anno in Sicilia.
Allan Hobson spiega che si sogna già nel grembo materno, al terzo mese di gestazione c’è un picco di fasi REM (rapid eyes movement), quelle fasi in cui durante il sonno muoviamo gli occhi rapidamente e che dagli anni sessanta si sa corrispondere ai periodi di sogno.
Come mai compare così presto nello sviluppo dell’individuo il sogno? Che funzione ha?
Hobson come risposta illustra la sua ipotesi di lavoro: che il sogno serva a costruire una proto-coscienza, “una sorta di modello virtuale del mondo utile nello sviluppo e nel mantenimento della coscienza da svegli”. In parole meno togate sbotta: “Il bimbo nasce che ha già la mappa del mondo in testa”.
Seguendo questa Conferenza mondiale si viene presi dal dubbio, a un certo punto, che tutto sia già iscritto nella nostra mente alla nascita. Risorgono vecchie teorie: Hobson fa un richiamo a Kant per il quale, ricorda, le idee sarebbero innate.
Si è pensato pure – aggiunge lo studioso - che il sogno abbia un ruolo nel formarsi del cervello e, via via col crescere dell’età, serva a mantenerlo e ripararlo.
Per inseguire il senso “evolutivo” del sogno il professor Hobson dice che solo gli uccelli e i mammiferi hanno le fasi REM. E anche questi animali, come noi, possono controllare il proprio calore corporeo mantenendolo entro certi valori.
Qualche esperimento? “Topi deprivati nel sonno delle fasi REM sono morti con una sindrome di discontrollo calorico e termale. Manifestarono un freddo crescente e persero peso pur mangiando di più”.
Dunque il sonno REM potrebbe sovrintendere non solo alla nostra temperatura corporea, ma anche al peso? E’ un’ipotesi.
Ma allora la vita è sogno, il girovita anche.
Serena Zoli